Fase delicata e difficile per la città, a cui la Politica, facendo autocritica, deve dare risposte di responsabilità etica e di impegno operoso per una svolta di cambiamento positivo.
Sospeso dalle attività istituzionali il Consiglio comunale, con decreto del prefetto di Napoli, Marco Valentini. Il provvedimento costituisce l’ atto preliminare allo scioglimento dell’organo collegiale dell’amministrazione della città. I riflettori sono ora puntati sulla formazione delle liste che parteciperanno alla competizione del 20-21 settembre per il rinnovo della compagine del governo cittadino. Le candidature da proporre vanno attentamente monitorate anche e soprattutto alla luce del contesto emerso dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, in ordine alla collusione tra politica e camorra, che ha determinato l’arresto dell’ex sindaco Antonio Carpino.
di Gianni Amodeo
Stop per l’amministrazione comunale, ad un mese e mezzo della conclusione del mandato conferitole con il voto di ballottaggio di giugno del 2015, a cui partecipò poco più del 50% dell’elettorato, premiando la coalizione di centro–sinistra, con l’elezione dell’avvocato Antonio Carpino a sindaco della città, prevalendo sulla coalizione di centro–destra che sosteneva la candidatura dell’architetto Filomena Iovine per la guida del governo cittadino. Una procedura di fine del ciclo amministrativo, prima della scadenza normale, con il decreto, firmato dal prefetto di Napoli, Marco Valentini, che sospende il Consiglio comunale dalle attività istituzionali, in vista del correlato e conseguente provvedimento di scioglimento, affidandone ruoli e funzioni al vice-prefetto Roberto Esposito con poteri e competenze commissariali, per garantire l’ordinaria amministrazione comunale.
E’ una situazione tutt’altro che nuova e insolita per l’Ente di corso Umberto primo; situazione che si ripete da trent’anni circa ormai con cicli amministrativi esauriti prima delle normali scadenze, ma con la variante largamente e duramente peggiorativa, che nella fattispecie di queste torride giornate di afoso agosto prende le mosse iniziali e si concretizza con gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha condotto agli arresti il sindaco Antonio Carpino per le torbide vicende della collusione tra politica e camorra, incentrate sulle dichiarazioni di “collaboratori di giustizia”; vicende che ruotano su appalti pubblici e sulle “decisioni” in materia edilizia ed urbanistica, nell’assenza di uno strumento di normale pianificazione coerente con i tempi e le esigenze della città. Un’assenza che si protrae dagli anni ’90, con vari strumenti di pianificazione adottati, in sostituzione di quelli “scaduti”, e con un bel po’ di denaro pubblico della fiscalità cittadina speso per incarichi e progettazioni, ma mai resi vigenti. Una condizione generale di assenza, che interessa gran parte degli oltre 500 Comuni della Campania.
E, per fornire un elemento non del tutto esaustivo,ma almeno utile per la “lettura” della realtà, basterà considerare che il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, l’architetto Sabatino Esposito, ha rinunciato recentemente all’importante incarico pubblico, chiedendo ed ottenendo il trasferimento in altro Comune, dopo l’attentato incendiario subito dall’auto familiare, ch’era parcheggiata nell’area di pertinenza del Parco condominiale in cui risiede, in città. E si lascia da parte il complesso ed intricato capitolo delle domande presentate per la ri–classificazione dei suoli, acquisendone l’edificabilità, senza dimenticare il programma, con cui l’amministrazione-Carpino prevedeva la realizzazione di 2500 appartamenti nel quadro del Puc in itinere, che nella fase preliminare del 2017 catalizzò alcune centinaia di osservazioni. Uno scenario di interessi calibrati sulla cementificazione e sulla filiera speculativa connessa, sacrificando sempre di più suoli agrari ad alto indice di fertilità per l’orticoltura di qualità, in grado di assicurare nel passato fino a quattro raccolti annui. E siamo nel cuore di quella ch’è stata la Campania felix, in cui l’eccessiva frammentazione della proprietà terriera e l’incapacità di fare rete associativa e di cooperazione non hanno permesso la formazione del sistema di aziende agricole moderne ed innovative.
La coalizione di centro–sinistra, una e trina. I “silenzi” del centro–destra.
Con l’insediamento del commissario prefettizio, Roberto Esposito, i riflettori sono ora orientati sulla formazione delle liste che affronteranno la campagna elettorale per le “Comunali” del 20–21 settembre. Problematica è la condizione dell’area dei partiti politici e gruppi “civici” di centro–sinistra, di cui le posizioni politiche dell’ex-sindaco Carpino costituivano, evidentemente, il centro di gravità e aggregante. Una coalizione a cinque liste che si presenterebbe già ripartita in due, con quattro liste che sostengono la candidatura a sindaco dell’ingegnere Vincenzo Esposito, consigliere dem uscente, mentre il Partito democratico fa corsa a sé, con la candidatura a sindaco dell’avvocato Giuseppe Iossa, sostenuto dalla segreteria metropolitana di Napoli; candidatura non riconosciuta o quanto meno contestata dal Circolo cittadino dei dem che per la guida del governo cittadino puntava- o punta ancora- sul dottor Vito Lombardi, presidente del Consiglio comunale uscente. Un pastrocchio, che penalizza il Pd in evidente affanno e difficoltà, mentre giovedì 20, scadono i termini per la presentazione delle liste all’Ufficio elettorale, già in funzione nel palazzo comunale. E dire che neanche un mese fa, c’erano tante rose e fiori per la coalizione di centro–sinistra, che aveva formalizzato ufficialmente, e in clima di coesione e condivisione determinate, la candidatura a sindaco per Carpino anche per il ciclo amministrativo 2020–2025. E’ l’effimero del …. senso politico fugace più di quel che s’immagini. Permane in questo scenario, l’ovattato “silenzio” calato sul centro–destra, che in città ha sempre polarizzato importanti e considerevoli consensi; e nulla è dato di conoscere sull’atteggiamento dell’on.le Sebastiano Sorrentino, autore un mese fa di un’importante e appassionata “Lettera aperta alla città”, per dichiarare la sua disponibilità di adesione ad una coalizione politica, che faccia uscire Marigliano dal tunnel in cui è finita.
Va da sé che nella composizione delle liste e delle scelte delle candidature, lo screening che sono chiamate a fare le dirigenze degli schieramenti, dovrà essere oltremodo accurato e rigoroso, tenendo chiaro e ben presente il contesto emerso dall’inchiesta della Dda. Un contesto che pone alla Politica cittadina e a coloro che la rappresentano domande, a cui vanno date risposte credibili, coerenti e adeguate; risposte politiche, che sono avulse e autonome dal procedimento giudiziario, in cui è invischiato l’ex-sindaco e che segue il suo corso di accertamento di fatti e responsabilità. Le domande che interpellano la Politica, esigono risposte che nascono anche da una sana ed onesta autocritica e investono le cause del malessere e dell’immobilismo in cui si ritrova la città. Cause che non appartengono né a Marte né ai marziani.