È l’azienda che ha «inventato» il pandoro, brevettato da Domenico Melegatti nel 1894, ma dopo 123 anni lo storico marchio del dolce natalizio rischia di avere problemi produttivi in vista delle prossime festività. A denunciarlo sono i lavoratori dell’omonima azienda veronese, in maggioranza donne, che stamane hanno manifestato davanti al municipio di San Giovanni Lupatoto. I dirigenti sindacali e i componenti della Rsu hanno incontrato il sindaco Attilio Gastaldello che si è attivato per un incontro con la proprietà. I dipendenti criticano l’azienda per il mancato pagamento degli stipendi degli ultimi due mesi e perché le carenze sul fronte degli approvvigionamenti di materia prima metterebbero in crisi la produzione.«A San Martino Buon Albergo – ha detto Paola Salvi, segretario della Flai-Cgil – hanno addirittura coperto con il nylon i macchinari». Sono 90 gli addetti tra lo stabilimento storico di San Giovanni Lupatoto (Verona) e quello, nuovissimo, inaugurato lo scorso febbraio a San Martino Buon Albergo con un investimento di 10 milioni, operai ai quali si aggiungono circa 200 stagionali. I lavoratori denunciano di non aver ricevuto lo stipendio di agosto e al momento neanche quello di settembre. L’azienda, che l’anno scorso ha fatturato 70 milioni di euro producendo dolci da ricorrenza e merendine, sta attraversando una crisi societaria.
«Ieri era fissato l’incontro in azienda – ha aggiunto Paola Salvi – per un nuovo socio-finanziatore annunciato dalla proprietà, invece si sono presentati degli avvocati che illustrando la situazione si sono contraddetti tra loro. Qui ci sono molti lavoratori monoreddito, che non vedono soldi da due mesi, che restano in fabbrica a non fare niente. Ci sono stagionali che erano stati chiamati per la produzione invernale, hanno sospeso la disoccupazione e rinunciato ad altre opportunità e poi non hanno lavorato. E con l’azienda non si ottengono risposte nemmeno per l’attivazione della cassa integrazione» ha concluso la rappresentante della Flai-Cgil.
Sotto accusa il management. Nell’azienda veronese si attendeva l’ingresso di un nuovo socio o una partnership per commesse conto terzi con un colosso dolciario, ma finora non si è visto nulla. «Si tratta di una grande e storica azienda veronese – hanno detto i sindacati al Corriere del Veneto – ma i lavoratori non ce la fanno più. Adesso tocca ai soci muoversi».