di Felice Sorrentino
Alla fine aveva ragione Calenda…
Non si poteva stare tutti dentro in una grande ammucchiata travestita da coalizione di centro sinistra. La stessa Giorgia Meloni, due settimane fa, ospite alla trasmissione “controcorrente” diceva che Letta non poteva cercare di fare un accordo anche con Fratoianni poiché questi ultimi la pensavano troppo diversamente da Letta e Calenda, tanto da votare in parlamento contro l’annessione alla NATO di Svezia e Norvegia (e non solo).
In pratica, anche l’avversario politico numero uno si è trovato a bacchettare Letta mentre cercava di fare un “mappazzone” senza capo né coda. Ovviamente Calenda, come tutti sappiamo, si è trovato costretto a fare dietrofront.
Una scelta coerente con le sue idee e i suoi programmi. Molto meno coerente quella di Letta che le sta sbagliando tutte…
Grazie a questo passo falso si è potuto creare quel terzo polo di cui tanto si parlava da mesi. Poi, che Calenda e Renzi si siano accordati è e avrebbe dovuto essere fisiologico visti i tanti punti in comune. Lo stesso Renzi ci ha tenuto a ricordare che quando era Premier, insieme a Calenda (allora suo ministro dello sviluppo economico) hanno creato industria 4.0, un piano che ancora oggi trova il benestare degli industriali italiani e degli operatori di settore. Ovviamente i media hanno voluto ricordare a Calenda di quando diceva che non avrebbe fatto politica con Renzi ma, in politica, non esistono nemici bensì obbiettivi da perseguire. Additarsi l’un l’altro fa parte del gioco ma poi, quando le elezioni chiamano e la legge elettorale (quasi) ti obbliga a cercare alleati, non resta che cercare i punti in comune piuttosto che i punti di divisione.