La Squadra Mobile di Milano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Fabrizio Corona e Francesca Persi, titolare dell’Atena, agenzia che si occupa di eventi e promozioni. Sono accusati di intestazione fittizia di beni in relazione a 1,7 milioni di euro sequestrati nei giorni scorsi. Corona ha anche l’aggravante di aver commesso il fatto durante l’affidamento in prova ai servizi sociali. Il procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari hanno contestato all’ex agente fotografico la “professionalità nel reato”, prevista nell’articolo 105 codice penale. Il sequestro dei giorni scorsi – Nei giorni scorsi, infatti, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha sequestrato all’ex ‘re dei paparazzi’ un ‘mare’ di contanti per un totale di oltre 1,7 milioni di euro (nascosti in pacchetti nel controsoffitto di un immobile di Francesca Persi). Soldi su cui gli inquirenti stanno ancora indagando per ricostruirne la provenienza. La difesa dell’ex fotografo dei vip sostiene che si tratti di compensi ‘in nero’ (sui quali non è stata versata l’Iva) delle sue apparizioni degli ultimi mesi in discoteche e locali notturni e che Corona sia ancora in tempo per versare le imposte dovute. Un’udienza sulla conferma o meno del sequestro, intanto, è fissata per il 24 gennaio prossimo.
A giugno 2015 l’uscita dal carcere – Corona, scarcerato nel giugno 2015 dopo 2 anni e mezzo di detenzione, quasi un anno fa, dopo l’affidamento alla comunità di Don Mazzi, aveva potuto tornare a vivere nella sua casa a Milano perché aveva ottenuto l’affidamento in prova “sul territorio”. E nei giorni scorsi, a seguito della decisione del gip sulla continuazione tra alcuni reati delle condanne definitive, il cumulo pena residuo per l’ex ‘re dei paparazzi’ era stato ricalcolato in 5 anni e 1 mese (sotto i 6 anni che lo avrebbero fatto tornare in carcere), consentendogli, dunque, di proseguire nell’affidamento. Il sequestro dei contanti ‘in nero’, però, rischiava di complicare nuovamente il suo percorso e di portare alla revoca dell’affidamento in prova.