Proprio così, finalmente si è pronunciata la Corte Costituzionale, con la sentenza n.37\2015, sulla questione-scandalo dei “falsi” dirigenti”(ben 767), presso l’Agenzia delle Entrate, ossia funzionari che erano stati “elevati” al ruolo di dirigenti (per mancanza di organico) senza aver partecipato a un normale concorso, compilando e sottoscrivendo milioni di cartelle. Si è giunti a questa decisione dopo che la questione, che era stata sollevata inizialmente dal Tar Lazio, aveva poi subito uno “stop” a causa di una legge sanatoria del 2012, ritenuta appunto incostituzione dalla Suprema Corte con la recentissima sentenza sopra indicata, ribadendo che i funzionari del pubblico impiego (così come tutti gli altri dipendenti della pubblica amministrazione) debbano sottostare all’obbligo del concorso per accedere ai posti. Per la Consulta non ci sono stati dubbi: chiunque acceda al pubblico impiego lo può fare solo tramite un concorso pubblico e mai, quindi, con una legge di “sanatoria” o con una nomina interna. Ciò significa che tutti gli atti che sono stati firmati dai dirigenti (o meglio, funzionari svolgenti funzioni da dirigenti) potrebbero essere dichiarati “inesistenti” (per mancanza di poteri) dalla giurisprudenza, e con essi, andrebbero a cadere anche le relative cartelle di Equitalia (solo quelle determinate da atti firmati dall’Agenzia delle Entrate) che sono state notificate sulla base di tali accertamenti.