Sotto pseudonimo scriveva romanzi erotici. Ora, da ministro, Marlene Schiappa è diventata il simbolo del femminismo puritano e punirà anche un fischio per la strada.
Marlène Schiappa, ministro delle Pari Opportunità francese è l’autrice del progetto di legge contro sulle “violenze sessiste e sessuali”. Una legge che è il trionfo del politicamente corretto.
Per la maggioranza, una grande vittoria dell’uguaglianza di genere, per l’opposizione una legge pericolosa che, come ricorda Libero, “clima di terrore” fra uomini e donne.
Il fatto è che quello che si profila per la Francia è un periodo abbastanza delicato nel rapporto fra i sessi. Perché la legge approvata dal governo e sui Emmanuel Macron sembra aver puntato molto, di fatto rischia di creare un clima di sospetto su qualsiasi gesto da parte di uomo nei confronti di una donna.
Non si tratta di abusi o violenze, che ovviamente vanno condannate senza alcuna attenuante, ma parliamo di qualcosa di molto più aleatorio. In base al nuovo ordine voluto da madame Schiappa, anche uno sguardo troppo insistente verso una ragazza è passibili di multa. Non che sia piacevole avere gli occhi puntati addosso: ,ma chi può credere che sia normale punire dai 100 ai 750 euro uno sguardo eccessivo?
Insomma, quello che trapela da questa nuova legge non è la punizione di un crimine, ma la punizione di un comportamento che potrebbe risultare del tutto normale. E infatti, mentre il governo e le sacerdotesse del pensiero progressista gridano alla vittoria contro il mondo del patriarcato, in Francia la questione è molto più dibattuta. Dal punire le violenze a punire un fischio per strada è un passaggio che conferma una deriva puritana che a molti fa sorridere, ma altri, invece, non sono affatto soltanto perplessi, sono anche preoccupati: anche nel mondo culturale.
Già l’anno scorso, quando si paventò l’ipotesi di una legge che punisse i commenti nei confronti delle donne, ci fu un’ondata di protesta. Come ricorda Libero, Elisabeth Lévy, intellettuale e direttrice del magazine Causeur, quindi non propriamente l’emblema del maschilismi twittò indignata: “E perché non sono ancora punibili i pensieri lubrici e gli sguardi concupiscenti? Bisogna riempire questo vuoto giuridico!”. Stesso pensiero di Linda Kebbab, funzionaria di polizia, che al quotidiano francese Le Figaro ha definito “pura utopia” l’idea di usare gli agenti per questo genere di reati.
Più che utopia, qui il confine è fra realtà e distopia. Perché si è veramente arrivati alla forzatura, al paradosso, all’idea per cui non è è punito un uomo che fa violenza, ma un uomo che guarda, che osserva, che commenta. Insomma, non è una legge che reprime una lesione, ma una legge che reprime un comportamento che può essere del tutto frainteso, opinabile e anche utilizzabile contro quella persona. E del resto l’ondata del #metoo l’ha ricordato: l’accusa di sessismo per colpire una persona è dietro l’angolo. Un tempo serviva la violenza. Ora basta un commento o un’occhiata più lunga del solito.
È un sistema che riflettere. Come molti cittadini francesi hanno segnalato, indignati, sui social, questa non è una legge che punisce l’abuso, ma che punisce la seduzione. Il ministro Schiappa nega dicendo che tutelerà le donne e la parità di genere. Ma i dubbi restano E sembrano destinati a rimanere. Soprattutto perché più che una legge che educa alla parità, questa legge educa al terrore.
Certo, da un ministro che, prima di fare politica, scriveva romanzi erotici sulle donne libertine, una legge del genere fa anche sorridere. Sotto lo pseudonimo di Marie Minelli(mai smentito dal ministro), le librerie francesi si sono viste arrivare libri come “Provate l’ amore delle curvy”, “Provate i trombamici”, “Le ragazze perbene non ingoiano” e “Sesso, menzogne e periferie calde”. Nel rimo trattava delle donne “curvy” dicendo che “la fellatio è la loro specialità”. Nell’ultimo, invece, racconta la storia di una ragazza della Parigi chic che si divertiva ad andare nelle banlieue della capitale per divertirsi con gruppi di ragazzi franco-arabi.
Immaginiamovi cosa sarebbe successo se questi temi li avesse trattati un uomo: l’anatema del ministro sarebbe stato totale. Ma il mondo del puritanesimo del #metoo fa anche questa magia: per cercare l’uguaglianza, ribalta completamente i piani. E vista l’ombra che aleggia su Parigi, riecheggiano le parole di Catherine Deneuve nel suo editoriale su Le Monde in cui chiedeva libertà anche d’importunare. Parole forti, ma che avevano un senso molto profondo. “Lo stupro è un crimine, ma le avances insistenti o goffe non lo sono, né la galanteria è un’aggressione maschilista”, diceva l’attrice, accusando il #metoo di “incatenare le donne al loro status di eterne vittime”.