Nell’anno in cui si celebra il bicentenario dell’Arma dei Carabinieri, il giovane scultore di Fontanarosa, Angelo Rosato, noto autore di centinaia di opere d’arte in Italia e all’estero (celebre è la Venere Callipige a Parigi, ma vanno ricordate anche le Tavole della Legge e delle Beatitudini alla Domus Galileae, l’effige della Madonna di Montevergine collocata nel santuario mariano, la Colonna Traiana a Cassino, la Piramide delle quattro stagioni realizzata per Biogem) ha donato al Comando Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano una sua opera raffigurante lo stemma araldico dell’Arma dei Carabinieri. L’opera, interamente in marmo di Carrara, riproduce in maniera compiuta il glorioso emblema araldico, concesso con D.P.R. 21 maggio 2002 che è il risultato di un recupero di tutti gli elementi succedutisi nella vicenda araldica dell’Arma dei Carabinieri, innestati in un percorso araldico rigoroso e in un modello grafico più armonico. Lo stemma araldico attualmente in uso venne concesso, e in parte modificato, il 21 maggio 2002 con l’elevazione dei Carabinieri a rango di forza armata. È uno scudo italiano di forma mistilinea rosso inquartato da una croce diminuita d’argento con al capo sfondo azzurro. Il rosso a significare l’ardire e il coraggio e il sacrificio; l’azzurro simboleggia il valore, la fedeltà e la patria, nonché il colore simbolo di Casa Savoia. Nel I e IV quadrante inquartato una mano destra recisa d’argento impugnante un serpente verde, con la testa e la coda rivolta a destra, allumato e linguato di nero. Il serpente simboleggia la cautela e il buon governo. Nel II e III quadrante inquartato invece una granata d’oro infiammata. La granata (la classica “fiamma” presente sul berretto dei Carabinieri) è anche l’unico simbolo sulle ed è da sempre l’emblema di ordini militari moderni; infatti venne applicata per la prima volta come simbolo dai nobili Brugioni che avevano, ottenendo per questo il titolo, comandato l’artiglieria nella vittoria di Alfonso I d’Este contro le truppe papali. Al capo è presente un leone illeopardito, passante, d’oro, allumato, linguato di rosso, armato d’oro e sostenuto dalla linea di partizione. Il leone indica la determinazione del buon governo. Sullo sfondo del leone il tronco di rovere d’argento con i rami doppiamente decussati con otto ghiande color oro. Il rovere significa glorie militari, decorazioni conseguite, antichità, costante rinverdimento, merito riconosciuto e animo forte e spirito guerriero. Sotto lo scudo su lista svolazzante color azzurro scuro il motto, creato dal capitano Cenisio Fusi, a caratteri maiuscolo in lettere lapidarie romane colore oro spento: “NEI SECOLI FEDELE”. L’intero scudo è timbrato da una corona color oro. La corona è turrita merlata alla guelfa, murata di nero, formata da cerchio rosso interno, con due cordoni di muro sostenenti otto torri di cui cinque visibili.