Tenere in equilibrio l’obelisco non è semplice e vederlo ciondolare pericolosamente a destra e manca suscita preoccupazione, come testimoniano i molti video disponibili; nonostante le autorità locali rassicurino esserci “un piano” per proteggere l’incolumità di cittadini ed animali.
A noi è sembrato un contesto tutt’altro che sicuro, tra popolazione locale accalcata e ulteriore assembramento generato dall’arrivo di ulteriori spettatori dai paesi limitrofi e visitatori probabilmente inconsapevoli dei retroscena di questa “tradizione”.
Come ogni anno, abbiamo documentato lo strazio a cui questi animali, 12 buoi, sono sottoposti. Oltre lo stress fisico dovuto al peso da trasportare sulle schiene evidentemente provate, abbiamo notato il fortissimo distress psicologico prolungato per oltre quattro ore (!) di manifestazione e dovuto all’impossibilità di rifuggire il contatto con le persone (ricordiamo che, etologicamente, i bovini sono “prede” – ndr) e constatato la reale sofferenza di questi animali. Abbiamo visto e documentato funi tirate che strattonavano i loro corpi, colpi di fune a mo’ di frustate in viso, colpi sul corpo e tanta, tantissima dissonanza cognitiva nei festosi partecipanti.
Ma abbiamo visto anche atti di ribellione: i buoi muggiscono, e no, non crediamo e non abbiamo avuto proprio l’impressione che lo facessero per altre ragioni se non quella di manifestare un evidente disagio.
I buoi provano a liberarsi quando vengono tirati e strattonati, ed anche questo è chiaramente un atto di ribellione.
Abbiamo constatato una mancanza assoluta di apertura al dialogo, ed anzi, siamo stati molto poco gentilmente invitati ad allontanarci, non appena il nostro intento di testimoniare pacificamente e senza alcun atto di fastidio o violenza alcuna, si era palesato.
Se tutto è regolare e giusto, cos’è che gli animalisti non possono riprendere? Perché devono essere ostacolati, minacciati ed allontanati? Qual è la motivazione di questa chiusura e respingimento?
Resta il rammarico per la totale incapacità della popolazione di recepire un’unica istanza: trasformare una tradizione specista e violenta in una rispettosa di tutti, escludendo definitivamente gli animali dall’onere di parteciparvi. Una tradizione, vogliamo ribadirlo, non può essere sinonimo di violenza e sfruttamento e la violenza e lo sfruttamento non potranno mai essere il simbolo di eventi istituzionali e, ancor più, della terra che abitiamo.
Vogliamo ribadire la nostra ferma opposizione all’inserimento dei buoi in questa crudele usanza nel patrimonio dell’UNESCO, invitando la cittadinanza tutta a riflettere su cosa, per un irpino, rappresenti davvero “motivo di orgoglio”.
Noi, crediamo, e vorremmo che orgoglio irpino non fosse la violenza e lo sfruttamento, ma la convivenza serena ed il rispetto per ogni essere.