di Gianni Amodeo
Il progetto è di notevole caratura sociale e s’innesta nel ventaglio di quelle azioni di ampio respiro socio-politico ed amministrativo, che determinano le condizioni d’impulso allo sviluppo e alla crescita qualitativa delle filiere agro-alimentari dei territori della Campania, favorendone la competitività e l’espansione sui mercati interni e comunitari. E’ il progetto della valorizzazione delle produzioni delle carni insaccate che hanno costituito fin dal tardo Medio-Evo, specie in coincidenza con le festività popolari, la componente “lussuosa” , per dir così, dei consumi alimentari, diventati di massa nella società contemporanea; valorizzazione che è strettamente correlata con il pubblico riconoscimento del marchio di tutela e garanzia del Salame di Napoli, denominazione, che, per consuetudine diffusa e consolidata, identifica, come brand unico, l’intera gamma delle tipicità conserviere di carni suine così come si realizzano sull’intero territorio regionale, con relative differenziazioni di nell’utilizzo degli ingredienti di base naturale, con l’osservanza dei canoni della tradizione.
E per la memoria storica, sarà opportuno considerare che il prototipo “esemplare” del Salame di Napoli come di tutte le simili tipicità conserviere dei territori regionali, è costituito dal rinomato Salame di Mugnano del Cardinale, un’autentica prelibatezza che negli anni scorsi il Ministero delle politiche agricole, su specifica istanza dell’amministrazione regionale, ha inserito nell’elenco ufficiale dei “prodotti agro–alimentari tradizionali”, parte integrante del patrimonio culinario nazionale. Un titolo di riconoscimento significativo sia della bontà del prodotto che dell’accuratezza praticata nelle fasi del ciclo di lavorazione, con cui si realizza. E’ il ciclo produttivo e di confezionamento, con prevalente impiego del lavoro femminile, coniugato con il crescente utilizzo delle tecnologie meccaniche ed elettroniche più sofisticate, i cui ritmi si sono venuti affinando per tecniche e modalità nel corso dei secoli proprio nell’operosa comunità della Valle munjanense, una delle propaggini del Parco regionale del Partenio che cala da Monteforte Irpino e che fa da trait-d’union con il cuore di quella ch’è stata la Campania felix. Un contesto ambientale ottimale per l’industria conserviera delle carni suine e bovine, sia per il clima asciutto che per la ventosità appropriata, favorevoli all’asciugatura e alla stagionatura delle produzioni.
Sotto questa visuale si spiega l’effetto domino che ha generato nel corso degli anni la formazione dei salumifici, per lo più a conduzione familiare, proprio nel segno del “modello”-Mugnano non solo nella Bassa Irpinia, ma anche nell’ Area nolano–vesuviana. E in quest’ultima di particolare rinomanza gode la caratteristica soprassata. Con queste credenziali storico-economiche, oltre che di radicata presenza del comparto nei mercati regionali ed extra-regionali ha preso forma la richiesta, diretta al presidente della Regione-Campania, Vincenzo De Luca, per attivare il “tavolo istituzionale” con la partecipazione di esperti e rappresentanti di categoria, con l’obiettivo di fissare i percorsi e i “disciplinari” di qualità e bontà produttiva a garanzia dei consumatori; un’operazione di tutela e di valorizzazione del Salame di Napoli e della filiera lavorativa di riferimento.
L’APPROCCIO ISTITUZIONALE E LE DICHIARAZIONI
L’iniziativa è stata assunta dalla dott.ssa Paola Spiezia, responsabile della direzione commerciale dello storico Salumificio Fratelli Spiezia, costituito nel 1907 ed operante- a San Vitaliano a mezza strada tra Nola e Marigliano– in uno degli stabilimenti d’industria conserviera tra i più estesi del Sud e che si sviluppa su una superficie di oltre 16 mila metri quadrati. Richiesta avanzata con il dettaglio delle motivazioni sociali ed imprenditoriali, e accolta, con il primo incontro, svoltosi nell’Ufficio di rappresentanza dell’Assessorato all’Agricoltura nel Palazzo della Regione, nel Centro direzionale di Napoli. Al rendez-vous hanno partecipato Franco Alfieri, il consigliere del presidente De Luca per il settore agro–alimentare, Nunzio Vitolo, presidente della Federazione autonoma commercio della Campania, Angelo Frattolillo, vice-presidente regionale di Confagricoltura-Campania, oltre i i tecnici di settore dell’Assessorato regionale, Emiddio de Franciscis, Mariella Passari, Tommaso Maglione, Italo Santangelo, nonché i collaboratori ed esperti della Fratelli Spiezia, Oreste Costantini e Angelo Ribecco.
Raggio d’analisi a 360° sulle scelte da fare e sulle prospettive, che si aprono per il comparto che è fonte di lavoro per oltre dieci mila operatori. Un incontro proficuo, suggellato dalla formazione dal Gruppo di studio, presieduto dalla dott.ssa Paola Spiezia, per impostare le iniziative che permettano la realizzazione del progetto-tutela, per una realtà d’impresa e lavoro che ha margini di sviluppo, se adeguatamente sorretta. “La Regione-Campani condivide le ragioni degli operatori del settore- ha dichiarato il presidente Vincenzo De Luca– e sostiene e difende le produzioni che costituiscono le eccellenze agro-alimentari del Sud. Riteniamo doveroso seguire la procedura di fattibilità per il marchio di tutela e di valorizzazione del Salame di Napoli e di tutto ciò che rappresenta in termini di ritorno occupazionale e produttivo”.
“Il Salame di Napoli– ha affermato l’imprenditrice Paola Spiezia– nasce nell’hinterland vesuviano ed è parte della cultura e della tradizione della nostra terra, fin dal 1600. Si riesce a mantenere intatto il sapore, grazie al lavoro delle donne di queste zone che si tramandano di madre in figlia la sapienza dell’insacco e della legatura a mano. Crediamo che tutelare le produzioni della Campania e del Sud come di Aree geografiche ben definite, aiuterebbe le imprese ad affermarsi sui mercati e contribuirebbe contemporaneamente alla crescita dell’economia agro-alimentare dei territori. C’è da confidare nel pieno impegno del presidente De Luca a dare sostegno agli operatori del comparto per la piena valorizzazione di un’eccellenza, che è unica, della Campania”. Come dire che le produzioni dei territori regionali hanno tutte le peculiarità e requisiti per essere alla pari di quelle del Nord, per le quali i riconoscimenti di tutela e valorizzazione sono già un dato concreto. E per la Campania c’è da recuperare spazi e speditezza di passo.
Sulla stessa linea di contenuti sono i giudizi, espressi da Nunzio Frattolillo, Angelo Vitolo e Bruno Spiezia, amministratore dell’azienda di San Vitaliano direttamente coinvolta nel progetto.