Ieri sera a San Potito Sannitico (CE) la presentazione del nuovo libro di Carlo Pastore, presidente della sezione del CAI di Piedimonte Matese. Il libro “Poesie – Pagine del romanzo con la sua Giulia” è una raccolta in omaggio della moglie Giulia d’Angerio, di cui già avevamo parlato in occasione in un articolo su Punta Giulia, la vetta più alta in territorio campano, situata a 1917m sulla Gallinola, al confine con il Molise.
Questa nuova pubblicazione (non è la prima relativa alla coppia Pastore/d’Angerio, ad esempio era molto interessante quella in cui i due avevano raccolto, con cura e dedizione, fotografie dei fiori del Matese, corredandole di schede) che comprende ricordi, fotografie, articoli e numerosissime poesie, è solo il primo di una serie bimestrale. Ciascuna raccolta sarà infatti dedicata a due mesi dell’anno e questa è relativa al periodo Gennaio/Febbraio. Ogni poesia è corredata da una foto che la rappresenta o che l’ha ispirata: spicca, fra le tante immagini, quella del loro matrimonio a Cervinia.
La coppia è un esempio di purezza e di come si possa vivere un’intera vita a modo proprio, realizzando il proprio sogno personale, con devozione alla natura e combattendo senza sosta i soprusi che negli anni minacciavano i loro amati monti.
Se pensate di essere costretti a vivere in un mondo ormai compromesso e vincolati a scelte ordinarie, pensate a questa giovane coppia che negli anni ’70 calando gli sci dalla finestra del loro paese posto a metà tra la Campania e il Molise andò a sposarsi a Cervinia a 2000 metri d’altezza, senza invitati, in tutto 4 persone: loro e due guide alpine che fecero da testimoni.
In barba a tutte le convenzioni. Un amore romantico e assolutamente sovversivo.
Come in un film, ma più bello.
Giulia d’Angerio, fondatrice del CAI di Piedimonte Matese, sciatrice e “custode del Matese” insieme al compagno Carlo Pastore, è scomparsa nel 2010. Era stato Teresio Valsesia (vice presidente del CAI nazionale e ideatore del sentiero Camminaitalia) a definire lei e Carlo Pastore i custodi del Matese, colpito dall’impegno della coppia nella difesa del territorio, della loro intesa affiatata e dal profondo amore per le montagne che li aveva uniti, testimoniato dal matrimonio in trasferta a Cervinia. I due erano saliti insieme sulla Gallinola centinaia di volte (ciascuna rigorosamente annotata e numerata, e non solo quelle sulla Gallinola: sono state un’infinità anche le loro salite sul Miletto e sul Mutria); moltissima dedizione misero anche nel catalogare i fiori del Matese, raccogliendo in un libro più di 400 schede di fiori corredate da relative foto (Fiori sul Matese – Giulia d’Angerio, Carlo Pastore). Giulia viene ricordata per essersi impegnata in tante battaglie, spesso anche particolarmente scomode, contro società e privati che tentavano di danneggiare il parco per perseguire i propri interessi, inoltre gestiva anche un ricovero per cani abbandonati. Insomma, diede un contributo tangibile al Parco sotto più aspetti.
(Dall’articolo Punta Giulia – La cima più alta della Campania)
Da un’intervista di Serena Romano del 2005, le parole di Giulia d’Angerio:
“Essendo anche una combattente, contemplare il bello innesca in me la voglia di difenderlo quando è minacciato, di farlo conoscere ad altri, di fare proseliti tracciando le vie da percorrere. Per esempio, dopo aver girato con mio marito Carlo tutto il massiccio del Matese, abbiamo deciso che una montagna così andava fatta conoscere ad altri appassionati: allora con i colori bianco e rosso della segnaletica nazionale, ne abbiamo identificato e catalogato i sentieri in base alla difficoltà che – raccolti in un libro ed inseriti in un circuito del Cai – sono diventati meta di escursionisti da tutta Europa. Lo stesso ho fatto con i fiori. Perché vedendoli spuntare così belli, con rabbia chiedevo loro: ma come ti chiami? E per rispondere all’interrogativo Carlo ha cominciato a fotografarli e io a cercarne l’identità nelle enciclopedie. Così ne ho identificati 400, trovando per ognuno un racconto, una curiosità. Per esempio, le piante Acantacee prendono il nome della fanciulla greca Acanto morta prima del matrimonio, sulla cui tomba l’affezionata nutrice posò un cesto con gli oggetti più cari dalla quale spuntarono queste foglie così perfette e simmetriche che Callimaco ne fu ispirato per ornare i capitelli corinzi.”
Libri consigliati:
Sentieri del Matese – Giulia d’Angerio, Carlo Pastore
Dal Matese all’Europa sul Sentiero Italia – segmento Matese Campano – Giulia d’Angerio, Carlo Pastore
Fiori sul Matese – Carlo Pastore, Giulia d’Angerio
(Valentina Guerriero)