Sabato 28 dicembre, a Montemiletto, col Patrocinio dell’Amministrazione, alle 18.30 si inaugura “La favola del re e della regina albero” del maestro Giovanni Spiniello. La retrospettiva si terrà presso il Castello della Leonessa e il Palazzo municipale.
Termina così, nell’accogliente Comune di Montemiletto, un 2019 che ha visto l’artista irpino riprendere il suo percorso di sperimentazione #Laterraèstanca: dalla fossilizzazione oggettuale degli anni ’70 – per la quale è stato segnalato su Catalogo Bolaffi dal critico Enrico Crispolti – fino alla Semina del Colore degli anni ’90. Ha fatto tappa prima a Milano, allo Spazio Scoglio di Quarto in primavera, a Matera, poi alla Biblioteca provinciale Stigliani in estate, infine all’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi. Qui, tuttora, è presente l’installazione scultorea formata dalla Sedia dell’accoglienza e da 4 Stiliti totemici con il volto di antichi guerrieri hirpini a difesa della Terra è Stanca, ma, presto, si sposterà dal silenzioso luogo di preghiera fondato da San Guglielmo durante il suo cammino lungo l’Appennino meridionale.
La retrospettiva si svolgerà in due luoghi distinti, ma uniti da un filo comune: l’accoglienza. E non è detto, vista l’estrema disponibilità degli amici di Montemiletto, che non ci saranno altre sperimentazioni e nuove idee da sviluppare.
Il percorso artistico inizia a Palazzo Municipio con l’installazione scultorea “Fuori fa freddo”, dedicata a chi soffre, e continua nelle sale del Castello della Leonessa con le sezioni pittoriche (in particolare il ciclo sulla Favola del re e della regina albero), grafiche (con la serie I Segni del Tempo che illustra gli antichi giochi irpini) e l’installazione Cuore diserbato. «Accanto a Fuori fa freddo – dichiara l’artista – vi è un’installazione dedicata a chi soffre, a chi ha perso il lavoro, a chi vive in guerra. I panni dei bambini mai indossati sono diventati dei fantasmi lungo il viaggio verso la speranza, e i 7 tizzoni di legno indicano la costellazione dell’Orsa Maggiore con Orione, l’ultima stella vista prima di morire».
Nel Palazzo Municipale accanto alla Sacra Famiglia c’è la Trasportatrice di Sogni, con L’uomo di carta disteso accanto alla natività. L’intera collezione delle plastoggettografie in cemento armato è conservata nel Museo all’aperto di Grottolella dell’artista. Le sculture in cemento armato ad alta resistenza, innestate e innervate da altri materiali come il ferro e poi patinate dal verderame dei luoghi irpini sono state a lungo presenti nel Museo del Duomo, fino al 2006, e in diverse installazioni a partire dagli anni ’80; la prima, densa di significato, fu tra le macerie del terremoto, nei primi anni ’80, lungo il Corso Vittorio Emanuele di Avellino, tra i vuoti dei ruderi e i pochi pieni dei palazzi.
Scultore, pittore, incisore, illustratore e ceramista, Giovanni Spiniello (www.giovannispiniello.it) – Biennale di Venezia 1968, Quadriennale di Roma 1975, Seduzione dell’Artigianato a Roma 1990 – reinterpreta nella sua arte leggende, giochi e miti, mantenendo sempre un profondo legame con l’Irpinia unendo tradizione, ricerca etnoantropologica e sperimentazione. Attivo nel sociale dagli anni ’60 dal 2009 ad oggi, porta il viaggio della scultura itinerante de L’Albero vagabondo (www.alberovagabondo.it) progettata insieme al figlio Virginiano tra le discariche da puire con le favole e i disegni dei bambini.
«L’intero percorso – dichiara, infine, l’artista – rappresenta un invito a riscoprire la nostra umanità, via di salvezza rispetto all’indifferenza e al caos che ci circondano. Ci è data la possibilità di sottrarci all’estraneazione, ripartendo dalla costruzione di noi stessi. Quindi le favole, la tradizione, il senso di solidarietà. sono la cura a un senso di vuoto e all’incapacità ad agire che predomina e ci lascia atterriti, come conigli abbagliati dalle luci, prima dell’impatto con gli pneumatici di automobilisti indifferenti».