di PASQUALE COLUCCI
La mostra di pittura degli artisti Alfredo Grimaldi e Stefano D’Apolito, inaugurata a Mugnano del Cardinale il 19 dicembre scorso, nei locali del Circolo Pensionati “Maria Cristina di Savoia” (dove rimarrà fino al 6 gennaio), è decisamente una delle manifestazioni culturali di maggior spessore fra quelle che stanno animando le festività natalizie nel Baianese.
Particolarmente dotato di innate qualità pittoriche, Alfredo Grimaldi presenta, infatti, una serie di pregevoli dipinti ad olio dai quali traspaiono spiccate doti di schietta naturalità, insite nel genuino temperamento dell’autore.
Veristicamente definite con convinta partecipazione spirituale e fresca sensibilità narrativa, le tele di Grimaldi, attraverso lirici e sapienti suggerimenti cromatici, offrono, inoltre, il senso e la segreta natura delle figure e dei luoghi e autentici momenti di vita, colti attraverso quella particolarissima capacità di osservazione della realtà quotidiana che solo gli artisti veri possiedono. Una capacità di osservazione che emerge, prepotente, anche nell’accuratezza volumetrica delle nature morte, nelle quali la resa cromatica degli oggetti sfocia in possibili letture in chiave metafisica.
Decisamente diverso è, invece, il sentiero artistico proposto dalle opere realizzate dal pittore mugnanese Stefano D’Apolito con la tecnica del décollage (portata al successo negli anni ’60 del Novecento dal maestro Mimmo Rotella), tutte dedicate – fatto più unico che raro nell’intero panorama artistico nazionale ed internazionale – alla storia del proprio paese negli ultimi trecento anni e ai numerosi personaggi che di tale storia sono stati protagonisti.
Dai frammenti di carta, incollati, scollati, strappati, sulle tele di D’Apolito, emergono così dalla nebbia del tempo, fra sguscianti lame di colore, sguardi enigmatici, figure sfuggenti, espressioni capziose di uomini, di donne, finanche di una bambina, le cui vite si sono indelebilmente intrecciate – fra Settecento e Novecento – con la vita della comunità mugnanese, arricchendola di una serie straordinaria di vicende, conosciute, purtroppo, ancora da pochi.
Vicende collegate talora anche alla grande Storia, come nel caso della Repubblica Napoletana del 1799, che proprio a Mugnano del Cardinale visse uno dei suoi ultimi, tragici momenti, col sanguinoso scontro del 28 maggio 1799 fra insorgenti realisti e i giovani militari repubblicani del generale Agamennone Spanò e che Stefano D’Apolito ha magistralmente rappresentato attraverso una sorta di arcobaleno con i colori della bandiera repubblicana, uno dei quali, il rosso, cola sulla tela come un rivolo di sangue.
Singolare e accattivante – saltando dalla macro alla microstoria – è anche la rilettura che D’Apolito propone, mescolando accortamente figure e sentimenti, delle romanzesche vicissitudini della cosiddetta “pupilla contesa”, ovvero della piccola Maria Teresa Ravelli, rimasta orfana dei genitori e vivacemente contesa, a metà Settecento, tra la famiglia paterna (di Cicciano) e quella materna (di Mugnano del Cardinale).
Accanto ai molti altri volti della storia mugnanese (l’abate Antonio Jerocades, la mistica Paolina Jaricot, il possidente Camillo Speltra, il senatore Giuseppe Rega, il giornalista Alfonso D’Andrea), nelle tele di D’Apolito non mancano costanti accenni alle architetture più rilevanti di Mugnano e, quindi, in primo luogo al rinomato santuario di Santa Filomena, la cui presenza ha portato – fra Otto e Novecento – il nome del paese ad essere conosciuto in tutti e cinque i continenti.
Una mostra di pittura, insomma, quella di Grimaldi e D’Apolito che tutti gli appassionati di pittura e soprattutto le persone con gli occhi aperti non solo sul presente ma anche sul passato (che illumina il futuro) non dovrebbero assolutamente perdere.
nelle foto:
Un dipinto di Alfredo Grimaldi di stile figurativo.
Un décollage di Stefano D’Apolito dedicato alla “pupilla contesa”.