Un presepe senza pastori non è un presepe. Sono personaggi fissi, obbligati, a volte presenti anche in maniera considerevole. E’ giusto allora chiedere loro un aiuto per gli auguri, dal momento che sono stati i primi invitati, i destinatari esclusivi della “lieta notizia” recapitata direttamente dagli angeli. Vivevano ai confini del mondo sociale e religioso, esclusi e “fuori” da qualsiasi realtà di un certo valore politico, sociale, economico, cultuale, spirituale e morale. Questi pastori possono dire tante cose a noi, gente del terzo millennio, che vive una situazione di crisi, dovuta a tanti motivi. I pastori erano persone non proprio favorite dalla vita, incolte e rozze, gente da cui stare alla larga e che notoriamente non sapeva distinguere bene ciò che era loro proprio da ciò che era degli altri. Erano nomadi, senza orizzonti di grosso respiro, in pessima fama presso la gente per bene. Erano soprattutto persone modeste, senza tante pretese, marginali in tutto e per tutto. Ma Dio vede in maniera capovolta rispetto a noi. I grandi, ai suoi occhi, sono “piccoli”. Gli ultimi, umanamente parlando, diventano i “primi”.
Natale viene soprattutto per questo. A Natale Dio viene di nuovo per rimettere mano a quel Suo capolavoro di fare dell’umanità un’unica famiglia. Dio viene ancora per dirci che ognuno di noi è la Sua casa e in ogni uomo, anche il più “lontano” dal Suo progetto, c’è un fondo di benedizione e una scintilla del Suo amore che vanno riconosciuti, portati alla luce e fatti crescere.
Il Natale accende la speranza al di là di tutte le delusioni. Vuole offrirci un terreno stabile e sicuro nel vortice dei tempi e dei cambiamenti. Vuole regalare a tutti noi la possibilità di un nuovo inizio. E allora con i pastori che vogliamo sentirci chiamati ad andare verso la luce vera che rischiara la mente, il cuore e la vita. Auguri di buon anno 2024 a tutti.