Già da diversi anni sono in corso di realizzazione presso alcuni enti delle banche dati contenenti le informazioni disponibili sulle faglie attive del territorio nazionale. Gli esempi più significativi vengono dall’Istituto Nazionale di Geofisica (Valensise e Pantosti, 1999) e dall’ANPA (Vittori et al., 1997). Il database ING propone informazioni sulla geometria e le caratteristiche cinematiche di sorgenti sismiche responsabili di terremoti di M³5.5. Le geometrie vengono in parte ottenute dall’utilizzo di informazioni di sismologia storica. In particolare, tramite l’elaborazione di dati relativi alla distribuzione del danno dovuto a forti terremoti secondo il metodo pubblicato da Gasperini et al. (1999), vengono definiti parametri come la direzione e l’immersione delle sorgenti sismiche responsabili di terremoti storici. Questi dati sono integrati dalle conoscenze acquisite nel corso degli ultimi dieci anni mediante l’utilizzo di tecniche paleosismologiche, la cui applicazione è ancora limitata per distribuzione areale ed i cui dati hanno un utilizzo subordinato a fronte della necessità di coprire, con informazioni sulle sorgenti sismiche, l’intero territorio nazionale.
L’area della Piana Campana è in più punti bordata da faglie per le quali l’attività nel Pleistocene superiore è testimoniata dalla dislocazione dell’ignimbrite campana (Cinque et al., 2000; sull’attività di faglie nel Golfo di Napoli si veda Milia e Torrente, 2000 e bibliografia riportata). Pertanto le faglie in oggetto sono state riportate con il colore rosso, sebbene non sia affatto risolto il problema dell’attivazione di queste strutture in connessione con eventi sismici distruttivi. Altre faglie della zona costiera tirrenica dell’Appennino meridionale presentano evidenze di attività nel corso del Quaternario, senza che tuttavia siano disponibili dati in grado di corroborare l’ipotesi di attivazione nel corso del Pleistocene superiore-Olocene (es. Piana del Sele).
Faglie con il colore rosso interessano la dorsale appenninica (nn. 62, 68, 78, 86). Va comunque sottolineato che per queste strutture, a parte la faglia responsabile 13 del terremoto del 1980 (Pantosti et al., 1993), mancano dati derivati da analisi paleosismologiche.
Quella presente sotto i Monti Avellani , la faglia classificata con il n. 73 e quindi quasi certamente la causa delle scosse di terremoto della settimana scorsa e di oggi (Vedi Cartina nel cerchio). La stessa quindi ci fa capire che sotto la catena dei Monti Avellani, è in atto un movimento che provoca le scosse di questi giorni. E’ chiaro che nessuno potrà mai stabilire quando e con quale forza possano verificarsi i terremoti nel momento in cui la faglia si muove.