2023 è alle porte e i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli stilano come di consueto un bilancio delle attività compiute durante gli ultimi 12 mesi.
Importanti i risultati ottenuti, soprattutto grazie al coordinamento dell’Autorità Giudiziaria e la già consolidata sinergia con le altre forze di polizia e realtà istituzionali distribuite sul territorio.
1. Controllo del territorio, prossimità, vicinanza alla popolazione e prevenzione
Un primo sguardo ai numeri del 2022 fornisce una panoramica statistica sulla città e la provincia partenopea: 3.090 gli arresti, 13.926 le persone denunciate in stato di libertà.
Un risultato legato strettamente alla sferzante attività di controllo del territorio: 135853 i servizi preventivi svolti durante l’anno, 470464 le persone controllate, 258065 i veicoli passati al setaccio.
580 i servizi “alto impatto” organizzati nel corso dell’anno, 290 quelli dedicati alle zone della “movida” durante i quali sono state controllate oltre 30.000 persone e ispezionati circa 700 esercizi pubblici.
Una presenza percepibile che ha consentito capillarità sul territorio. Prossimità che in alcune circostanze è valsa il salvataggio di vite umane.
Il caso più recente ci porta nel quartiere Barra dove un bambino ha perso i sensi. I familiari lo hanno portato di corsa in ospedale rimanendo imbottigliati nel traffico cittadino. Due militari della locale stazione, di pattuglia, hanno notato l’auto rombare tra gli altri veicoli e hanno fatto loro strada conducendoli al pronto soccorso in tempo utile.
E ancora, una pattuglia della stazione di Capodimonte è intervenuta lungo il ponte di San Rocco dove una 20enne minacciava il suicidio. La prontezza e il sangue freddo di un maresciallo donna hanno fatto la differenza, trascinando la giovane in salvo, lontano dal vuoto che la attanagliava.
Numerosi gli interventi in situazioni delicate di emergenza. Il caso di Bacoli è rimbalzato su tutte le testate. Un anziano ha sparato alla moglie e ha poi minacciato di uccidersi, barricato nella sua abitazione. Ci sono volute oltre 20 ore di negoziazioni prima di un intervento deciso. L’80enne è stato arrestato.
48 ore ci sono volute per convincere un uomo sospeso tra la vita e la morte sulla balaustra di un ponte, sul raccordo Pianura Vomero. Anche in questo caso è stato determinante l’intervento di un militare negoziatore che ha saputo tranquillizzare l’aspirante suicida.
Una presenza determinante anche in occasione di calamità naturali. E’ stato costante e instancabile l’impegno dei militari del provinciale di Napoli durante l’emergenza ischitana. Un impiego che non si è risparmiato durante la ricerca dei dispersi e che è tuttora in corso nel sostenere la popolazione dopo la tragedia.
2. Contrasto alla criminalità organizzata
Nel novero degli arresti anche le misure cautelari emesse dai Tribunali del territorio su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e delle Procure di Napoli, Aversa, Nola, Torre Annunziata. Molte di queste hanno colpito duramente i gruppi camorristici del territorio.
Tra le operazioni più importanti quella che ieri ha visto in manette 33 persone in un area considerata la piazza di spaccio più grande d’Europa. L’ennesima stangata al clan Sautto Ciccarelli, inferta da magistratura e carabinieri.
E ancora le misure eseguite in costiera sorrentina. 34 le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e ricettazione
Di assoluto rilievo il fermo eseguito il 7 dicembre scorso a carico di 3 elementi di spicco del clan Mazzarella. Il provvedimento è stato applicato a Mazzarella Michele, Mazzarella Ciro e Barile Salvatore, in quanto ritenuti gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso in qualità di vertici del noto clan Mazzarella e di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Tra le più recenti quella che il 28 novembre ha duramente colpito 63 persone legate al cartello camorristico De Luca Bossa – Casella – Minichini – Rinaldi – Reale. Un’operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia partenopea ed eseguita dai Carabinieri con la collaborazione della polizia di stato che ha documentato l’attività di un gruppo criminale nell’area ad est del capoluogo campano. Associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi i reati contestati agli indagati.
E’ del 3 novembre scorso, invece, il blitz che ha inferto un duro colpo al clan “Sangermano”, operante nell’agro nolano: 25 le persone raggiunte da misura cautelare. I militari del nucleo investigativo di castello di Cisterna, coordinati dalla Direzione distrettuale Antimafia napoletana, hanno documentato condotte estorsive poste in essere dal sodalizio attraverso l’imposizione di articoli caseari a numerosi esercizi commerciali della zona, nonché l’induzione degli imprenditori all’acquisto di provviste per l’edilizia da una sola rivendita di riferimento.
Il sodalizio si assicurava importanti profitti economici anche attraverso l’attività di riciclaggio, l’illecito esercizio della professione creditizia e la concorrenza illecita
A dimostrazione della pressante presenza del clan sul territorio, nel corso della processione della patrona del paese, l’effigie della Santa era stata fatta “inchinare” innanzi l’abitazione del capo clan.
11 le persone finite in manette il 25 ottobre scorso nell’ambito di un’operazione di Carabinieri e DDA. Nel mirino il sodalizio camorristico dei “Baratto Volpe”, operante nel quartiere di Fuorigrotta. Nel corso delle indagini, documentati 9 casi di usura, commessi in danno di esercenti attività imprenditoriali (tra le vittime un ex calciatore del calcio Napoli), a fronte dei quali gli indagati avrebbero applicato tassi di interesse variabili tra il 25% ed il 40%.
Ha destato molto interesse l’operazione eseguita il 18 ottobre dai militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Coordinati dalla procura partenopea i carabinieri hanno smascherato un’associazione per delinquere, radicata nel capoluogo partenopeo, finalizzata specificamente all’introduzione illegale di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti all’interno della Casa Circondariale di Napoli – Poggioreale.
Tra i partecipanti al sodalizio, oltre ad alcuni detenuti dell’istituto penitenziario, figurava anche il Garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale del Comune di Napoli.
E’ di fine settembre l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GiP del Tribunale di Napoli a carico di 10 persone gravemente indiziate dei delitti di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Le indagini, condotte dalla Stazione Carabinieri di Afragola tra il luglio 2018 e il maggio 2019, hanno consentito di documentare l’operatività di un gruppo criminale noto come “Barbato Bizzarro” con base operativa nel rione Salicelle di Afragola.
Le piazze di spaccio monitorate erano particolarmente redditizie. Avrebbero concluso centinaia di cessioni al giorno arrivando a “fatturare” migliaia di euro in appena 24 ore.
Anche le elezioni comunali del 2019 nella città di Grumo Nevano nell’inchiesta che lo scorso aprile ha costretto alle manette 9 persone, gravemente indiziate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi comuni di sparo, aggravati dalle finalità e modalità mafiose.
Le indagini hanno consentito di evidenziare l’operatività di due distinti gruppi criminali attivi nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti nei comuni di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano.
Il primo facente capo al 39enne Angelino Armando, l’altro a Ceparano Antimo, 49enne, entrambi di Sant’Antimo e considerati contigui al clan “Verde”.
26 le misure cautelari notificate ad altrettante persone il 21 marzo. Tutte indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione per commettere atti contrari ai doveri d’ufficio.
L’indagine ha permesso di documentare l’attività di una piazza di spaccio all’interno del carcere di Napoli – Secondigliano, gestita da alcuni detenuti mediante il commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish e marijuana) introdotte nell’istituto penitenziario.
Accertate anche condotte di corruzione a carico di agenti penitenziari che, dietro compenso, consentivano l’introduzione dello stupefacente, di cellulari o favorivano lo spostamento di detenuti all’interno della struttura e la sistemazione di appartenenti al medesimo sodalizio nelle stesse celle.
3. Cattura dei latitanti
15 i latitanti arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Napoli in poco meno di un anno: ricercati in Italia e all’estero, arrestati grazie al monitoraggio del web – il cosiddetto web patrolling – e alle indagini tradizionali sul campo.
Il risultato più importante è senza dubbio l’arresto di Bruno Carbone, narcotrafficante internazionale, latitante dal 2013 e localizzato a Dubai. Un’operazione congiunta con altre forze di polizia che ha permesso la cattura di Carbone sulla cui testa pende una condanna a 20 anni di reclusione.
Come Carbone, inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi (ex lista dei 100), Vincenzo Cinquegrana, arrestato l’aprile scorso. In fuga dal 2013, Cinquegrana è stato individuato e fermato in Spagna, sulla base delle informazioni acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli che hanno determinato l’attivazione dell’unità Fast spagnola attraverso il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.
I Carabinieri, grazie ad un meticoloso monitoraggio del web, hanno individuato dei profili social riferibili al latitante che hanno consentito di ricostruire e documentare la sua rete relazionale e le sue abitudini. Grazie al continuo scambio informativo con la polizia spagnola, i Carabinieri e l’Unità Enfast hanno così scovato il luogo dove Cinquegrana viveva ormai da tempo e bussato alla sua porta: L’Hospitalet de Llobregat, una cittadina a pochi chilometri da Barcellona dove vive la compagna.
L’arresto di Cinquegrana e Carbone fa il trio con quello fatto in Tunisia negli ultimi giorni del 2021. A finire in manette giusto un anno fa Gaetano Guarino, anche lui inserito nella lista dei latitanti più pericolosi. Guarino è considerato un broker del narcotraffico, slegato da organizzazioni di tipo mafioso ma promotore di un gruppo criminale che si occupava di importare stupefacenti dall’estero verso l’Italia. Grazie ad una fitta rete di fiancheggiatori distribuiti in diverse nazioni, il 57enne gestiva il transito della droga – generalmente eroina – dalla Turchia fino alla provincia di Napoli, passando per la Grecia.
Tra le storie più curiose quella di Antonio Cuozzo Nasti, 56enne di Giugliano in Campania, vicino al clan “Mallardo”. Latitante da circa 8 anni si era rifatto una vita nella cucina di un hotel di lusso della costa azzurra. Non un ruolo qualunque ma quello di chef, accreditato e apprezzato per una ricetta della tradizione culinaria partenopea. Quando scattarono le manette la notizia fece clamore anche in Francia.
E ancora quella di Luigi Piscopo, 33enne del gruppo camorristico della “167” di Arzano. I militari lo hanno catturato quest’estate al mare. Confusi tra i bagnanti gli hanno stretto le manette ai polsi mentre si apprestava a raggiungere la spiaggia di Baia Azzurra.
Tra i 15 anche Angelo Minichino, narcotrafficante internazionale, elemento ritenuto tra i vertici del clan Mazzarella localizzato dai Carabinieri del nucleo investigativo in Germania ed arrestato dal fast team della polizia tedesca l’11 aprile scorso.
Nel comune di Giugliano i militari del nucleo investigativo di Napoli hanno arrestato Massimo Buonavita, 45enne napoletano, anche lui latitante.
Grazie al monitoraggio del web e dei suoi movimenti finanziari hanno scoperto che fosse beneficiario del reddito di cittadinanza e che prelevasse la somma accreditata in un ventaglio di ATM della provincia. Li hanno monitorati tutti fino al giorno in cui si è presentato in posta, proprio a Giugliano. Per lui il carcere e una pena da scontare di oltre 5 anni.
Aveva 39 anni il giorno dell’arresto Vincenzo Verriotto. Latitante da mesi non ha potuto fare a meno di presentarsi al funerale della zia. E’ lì che i carabinieri lo hanno arrestato.
Anche il traffico di droga nel bilancio.
4. Interdittive antimafia e ingerenze della criminalità organizzata nell’attività degli enti locali
La lotta alla criminalità organizzata corre di pari passo con il monitoraggio degli enti comunali e locali, spesso preda di condizionamenti. Su proposta del comando Provinciale di Napoli la Prefettura ha sciolto quest’anno i comuni di Castellammare di Stabia, Torre annunziata e San Giuseppe Vesuviano.
34 le misure interdittive che la Prefettura ha inteso applicare su indicazione dei carabinieri partenopei che hanno limitato di fatto limitato la capacità giuridica delle società imprenditoriali destinatarie.
Durante l’anno è stato dato maggiore impulso al contrasto delle infiltrazioni mafiosi nel settore delle onoranza funebri, consentendo l’emissione da parte del Prefetto di Napoli di 5 provvedimenti interdittivi, dei quali quattro nei confronti di società riconducibili al clan “Forino”, ed uno nei confronti di una società riconducibile sia al clan “Forino” che al clan “Cesarano”
5. Contrasto al traffico di stupefacenti
A partire da gennaio i militari hanno arrestato o denunciato per detenzione di stupefacenti o spaccio più di 900 persone, 15 i baby pusher. Lotta allo spaccio che non deve trascurare i 2170 “acquirenti” segnalati alla Prefettura, moltissimi dei quali al di sotto della soglia della maggiore età.
La droga è il fulcro di un business milionario, spesso gestito dalla criminalità organizzata
Nel corso del 2022 i carabinieri del comando provinciale napoletano hanno sequestrato ben 14.556 chili di sostanza stupefacente. Oltre 14 tonnellate di droga sottratte al “mercato”: 677 chili di cocaina, 8 di eroina, 3615 chili di hashish e oltre 10 tonnellate di cannabis e marijuana.
6. Le iniziative sul territorio e le campagne di sensibilizzazione
Non solo repressione. Anche tanta prevenzione con le numerose iniziative del Comando Provinciale di Napoli.
Alta l’attenzione su quei fenomeni odiosi e purtroppo ancora diffusi.
Si parte dall’uso (e abuso) delle armi con la campagna di sensibilizzazione rivolta soprattutto ai più giovani.
Un poster e una brochure realizzati dai militari della sala stampa al cui interno sono elencati consigli e indicazioni preziose per non finire preda del richiamo delle armi.
Chi impugna un’arma – questo il messaggio lanciato – è prima di tutto una vittima. I due prodotti realizzati saranno distribuiti e affissi ben visibili in tutte le caserme, le scuole e i luoghi di aggregazione dove è forte la presenza di giovani.
Un’iniziativa che nasce dalla recrudescenza di un fenomeno, quello delle armi, tristemente diffuso ma duramente contrastato.
Dal primo gennaio, infatti, i Carabinieri hanno sequestrato più di 670 armi: 2 al giorno.
Tirapugni, mazze, nunchaku e armi da fuoco di ogni genere, sottratte non solo alla criminalità organizzata.
66 gli arresti per porto di armi, 4 i minorenni. Tantissimi i denunciati: 274 nel cui conto spiccano 44 ragazzini under 18.
Nell’agenda 2022 dei Carabinieri (e ovviamente in quella dei prossimi anni…) la grande sensibilità sul fenomeno della violenza di genere. Quasi 2000 le persone arrestate o denunciate per maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, violenza sessuale e femminicido: una media per difetto di 6 al giorno.
E per convincere le donne a rompere il silenzio, un video accompagnato dalla viva voce delle donne in uniforme del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli che vuole sensibilizzare chi è vessato a denunciare.
7. Il reddito di cittadinanza
Tra le attività più rilevanti del Comando Provinciale partenopeo quella che ha visto nei guai migliaia di persone per percezione indebita del reddito di cittadinanza.
In poco più di un anno sono state riscontrate 4307 posizioni irregolari: 1556 le persone denunciate per un buco nel bilancio statale di quasi 15 milioni di euro.
Un’inchiesta suddivisa in tre tranche che ha raccontato di migliaia di “furbetti” lungo l’intera provincia.