Ha raccolto molte adesioni la pagina Facebook che chiede che Palazzo Fuga, definito il “Louvre napoletano”, diventi un nuovo polo della cultura e del turismo cittadino.
I gestori della pagina scrivono che: “Il Louvre, nel giro di un anno, riesce a portare a Parigi dieci milioni di visitatori, che soggiornano, bevono, mangiano, dormono e fanno shopping a Parigi. A Napoli abbiamo 500000 reperti archeologici provenienti dal Museo Archeologico Nazionale non esposti. Al Museo di San Martino, mille dipinti dell’ottocento napoletano giacciono nei depositi. Il tesoro di San Gennaro è costituito da ventiseimilaseicentotrentasei opere d’arte ed il suo valore per i beni donati dai sovrani nel giro di settecento anni, lo rende il tesoro più importante al mondo, superiore al tesoro della Regina d’Inghilterra. Non ho parlato dei depositi di San Martino, di Capodimonte, del Duca di Martina, dove giacciono migliaia di opere d’arte; non ho parlato delle collezioni d’arte della Provincia di Napoli e del Banco di Napoli non esposte. La scelta è la nostra, siamo ad un bivio. La città dei giovani è solo uno spot, non serve a nulla. Collegare con la funivia Palazzo Fuga a Capodimonte, creerebbe un unico grande polo Museale ben collegato alla città.
Palazzo Fuga potrebbe ospitare i più importanti artisti a livello internazionale che producono le loro opere in città per la Biennale. Ospitalità in cambio di donazioni per il Museo del Grand Tour. Siamo in grado, nel gruppo Arte e artisti a Napoli, di fare donare opere d’arte alla città. Gli eredi Tizzano, uno dei più importanti scultori del nostro Novecento, ci hanno dato la loro disponibilità a donare venti opere di Giovanni Tizzano, due di Franceco Tizzano e due di Renato Tizzano alla nostra città. Grazie alla generosità di Maria Tizzano e Margherita Lista, rispettivamente figlia e nipote del noto scultore, la donazione si concretizzerà per il Museo Civico di Castel Nuovo.
Siamo pronti, in un piccolo lotto di Palazzo Fuga, con il Comitato Civico Carlo III, a portare in città mostre d’arte a costo zero per fare capire che la nostra non è una pazzia, ma un’opportunità di lavoro e sviluppo. La fortuna è che è una struttura comunale, se il palazzo fosse stato della Soprintendenza non si sarebbe realizzato nulla. La Soprintendenza è troppo burocratizzata. La maggiore pressione deve essere dei cittadini, della società civile. Non possiamo pensare di creare strutture per gli indigenti, per i poveri, in un palazzo che può creare opportunità e posti di lavoro per l’intera collettività. Sarebbe uno spreco assurdo di energie e di risorse. A Napoli, tra palazzi non utilizzati, caserme ed ex conventi, si potrebbero creare strutture come centri di accoglienza”.