Il 2020 si sta per chiudere, come sempre si tirano le fila e si fa il resoconto di quello che è stato la continuazione del 2019, un anno buio e pieno di incertezze. La necessità di salvaguardare la vita umana ha influenzato e ridimensionato drasticamente il nostro modo di vivere, il nostro lavoro, il nostro studio, il nostro relazionarsi. È inutile ripeterlo. Questo periodo è uno dei più complessi e oscuri sotto tutti i punti di vista. Il prezzo che tutti noi stiamo pagando per ritornare a una certa qualsivoglia forma di normalità è altissimo, tempi strani assolutamente singolari. I bollettini, le notizie dei telegiornali i numeri dei decessi, dei deceduti, dei nuovi contagi e dei guariti portano alla memoria l’esperienza di chi durante la Grande guerra, si metteva in ascolto degli aggiornamenti della famosa “radio londra”, non è forzato il paragone perché nelle attuali vicende è sembrato e sembra di rivivere il clima dei racconti di chi ha vissuto gli anni terribili del conflitto. Mentre appaiono dominanti le richieste alle scienza di una salvezza dalla malattia, la condizione di isolamento restituisce e richiede la salvezza. Sarebbe opportuno una maggiore e più approfondita riflessione a questo proposito, capace di vedere ancora maggiore e più approfondita riflessione a questo proposito capace di vedere anche in un periodo così complesso i segni della presenza di Dio. Tutte le persone che sono essenziali, impegnate in questa lotta sono certamente segno della presenza di Dio, “Ogni volta che vi prendete cura dei miei fratelli l’avete fatto per me. I decessi causati dalla pandemia sono tantissimi. Questa pandemia di cui è difficile prevedere la fine è innegabile che abbia causato dolore e disperazione in tutti noi. I segni di rallentamento del “morbo” non devono farci stare tranquilli e attenuare la minaccia. Ma anche quest’anno è Natale, un Natale certamente diverso ma bello comunque perché è Natale. Una cosa è certa, la qualità più ammirevole dell’essere umano è la resilienza, con cui si è in grado di fronteggiare la più catastrofica della crisi. Il “monito”, l’augurio che anche questa volta come sempre riusciremo a rialzarci e ad intraprendere nuovamente il cammino.
Maria Pia Scarpelli