Pasqua con chi vuoi, ma Natale rigorosamente con i tuoi. A Napoli la cena della Vigilia e il pranzo di Natale sono due momenti molto sentiti, da vivere con i parenti naturalmente. Ci si riunisce, si chiacchiera, si cucina, si prepara la tavola e, durante la Vigilia, nel frattempo si intrattengono i bambini che corrono a destra e a manca, il rispetto della tradizione e di alcuni piatti prestabiliti è fondamentale desiderosi di scartare i regali sotto l’albero. Ma per arrivare alla mezzanotte ce ne vuole di tempo, per cui tra Natale in casa Cupiello e vari giri di tombola, con tanto di scorze d’arancia o fagioli o cocci di piatti rotti per segnare i numeri, bisogna pur mangiare qualcosa. La tradizione vuole che la cena della Vigilia sia di magro, tutto sostanzialmente a base di pesce, anche se proprio magra non è, per prepararsi bene invece al sostanzioso pranzo del giorno di Natale. Il rispetto della tradizione è fondamentale, altrimenti non è Natale. Questi sono i piatti che non devono mancare a tavola durante il cenone della Vigilia in Campania.
- Antipasto: tra una chiacchiera e l’altra, in attesa del fischio di inizio della cena, a centro tavola troverete la pizza di scarole. Se non l’avete già consumata a pranzo, perché ci si mantiene leggeri per affrontare il cenone, la pizza è realizzata con un impasto come quello per la pizza fatta in casa, poi se siete fortunati e avete un amico pizzaiolo che vi regala un po’ del suo impasto, tanto meglio. Il ripieno è costituito dalle scarole con olive (o uvetta), capperi e pinoli. L’antipasto è gestito un po’ a piacere della cuoca di casa, potete tanto trovarci l’insalata di polpo, o alici e salmone marinati, l’importante è non strafare.
- Broccoli di Natale: meglio noti come pier ‘e vruoccole, fungono da antipasto o come contorno. Cotti in padella con aglio, olio e peperoncino, oppure lessati e conditi con olio e limone, un assaggio ci vuole, come augurio di Natale.
- Spaghetti con le vongole: in bianco o col pomodorino, questo dipende da famiglia a famiglia, fatto sta che il primo piatto della Vigilia di Natale è questo. Poi c’è chi varia con gli scampi, con l’astice, l’importante è che sia a base di pesce.
- Pesce al forno o frittura di pesce: si continua con le pietanze a base di pesce anche per i secondi. Nota è l’usanza dei pescivendoli di fare la nottata, ossia di rimanere aperti tutte le notti tra il 22 ed il 24 dicembre, perché la tradizione vuole così: il pesce va comprato anche di notte per non rimanerne sprovvisti ed è uno spettacolo che non si può perdere. Che sia spigola al forno o all’acqua pazza, orata o frittura di gamberi, calamari e merluzzetti sta a voi deciderlo, personalmente preferisco la seconda proposta, ddoje frittur’ (due fritture).
- Baccalà e capitone: sono i due elementi principali della cena. Le nuove generazioni non gradiscono tanto, ma il baccalà fritto, le zeppoline di baccalà e il capitone fritto o in umido non possono assolutamente mancare. Ovviamente ogni anno c’è il parente che contesta: “il baccalà non l’avete fatto spugnare bene, era troppo salato” oppure “quest’anno non sapeva di niente, ma dove l’avete comprato?”, insomma la discussione nasce spontanea e anche questo fa parte della tradizione.
- Insalata di rinforzo: altro must imperdibile della cena. Nasce per sostenere la magra cena a base di pesce, per cui bisognava creare una pietanza a rinforzo, a sostegno di tutto il resto. E via di cavolo bollito, condito con acciughe salate, olive verdi e nere, papaccelle (peperoni rossi e verdi, dolci o piccanti), giardiniera, tutto sotto aceto. Questa insalata si consuma anche nei giorni a venire, basta rinforzarla sempre con gli stessi ingredienti e aggiungere l’aceto. Negli ultimi anni si è aggiunta alla tradizione anche l’usanza dell’insalata russa, come alternativa a quella di rinforzo.
- Frutta fresca e frutta secca: mentre si sparecchia e ci si prepara a giocare a tombola, a tavola arriva la frutta fresca (mandarini, melone bianco meglio noto come melone di pane, grappolo d’uva) e la frutta secca, ‘o spass’, come noci, mandorle, fichi secchi, nocciole, datteri.
- Dolci: la tradizione è sacra e va rispettata, quindi ecco gli struffoli, palline di pasta frolla ricoperte di miele e confettini colorati, i roccocò, i susamielli, i raffiuoli (dolci simili alle cassatine), i mostacciuoli (dalla parola mosto, con cui vengono realizzati) ricoperti di cioccolato, paste reali. Anche panettone e pandoro fanno la loro parte in tavola, magari meglio se artigianali come quelli di Alfonso Pepe e Sal De Riso. Il tutto innaffiato da liquori che aiutano la digestione, come il nocillo.
Pranzo di Natale
- Un discorso a parte lo merita il pranzo di Natale. Il 25 dicembre ci si sveglia con calma, si fa colazione con i dolci avanzati, i bambini giocano con i loro regali, ci si mette in tiro, un giro in chiesa per la Messa e poi passeggiata e visita ai parenti. Intorno alle 14 ci si ritrova tutti nelle stesse posizioni del giorno prima, per alzarci da tavola verso le 20 che non riusciamo nemmeno più a respirare. Molti piatti si ripetono dalla Vigilia, ma tenetevi forte perché adesso si va giù pesante.
Minestra maritata: il termine maritata vuol dire che in questa minestra ci troverete un po’ di tutto, dalle verdure alla carne, che si sposano felicemente insieme. Le verdure sono quelle stagionali e sono miste, dalla cicoria alla verza, dalle scarole piccole alla borragine. I fruttivendoli le vendono già come verdure per la minestra, messe insieme di proposito. Una volta lessate, sono messe in brodo di carne. La ricetta originale prevede che il brodo sia realizzato con carne di manzo, ma c’è anche chi ci aggiunge carne di gallina e salsiccia, per insaporirlo ancora di più. Meglio ancora se l’accompagnate con tozzetti di pane arrostito.
- Tortellini e gallina in brodo: da qualche tempo un po’ di Emilia Romagna è entrata nella tradizione napoletana con i tortellini. Di tempo ce n’è poco, non si riesce a farli in casa freschi, ma in qualche maniera tutto quel brodo si doveva pur consumare.