Di Salvatore Pignataro ( Giornalista-Scrittore – Perfezionato presso la Scuola di Alti Studi Politici Suor Orsola Benincasa di Napoli )
“La questione della rappresentanza è spesso legata alla nozione di democrazia ma dobbiamo fare attenzione a non confondere i due termini: il fatto che la storia delle istituzioni politiche del nostro mondo occidentale ci ponga davanti l’una (cioè la rappresentanza) come elemento qualificante dell’altra (cioè la democrazia) non ci autorizza a produrre facili identificazioni. Cosi come scrive a tal proposito il giurista italiano Guastavo Zagrebelsky “Democrazia e rappresentanza sono due cose diverse. La democrazia come potere del popolo richiede identità tra governanti e governati; la rappresentanza si basa invece sul dualismo tra gli uni egli altri. Il rappresentante è colui che parla in nome di un altro (il rappresentato) e , con i suoi atti,può obbligarlo; La democrazia è invece decisione del popolo.” Democrazia e rappresentanza non sono dunque sinonimi ma , nello stesso tempo, presentano un evidente legame che dobbiamo chiarire: si tratta di far vedere come la rappresentanza sia un elemento che, operando anche all’interno della democrazia, abbia un peso decisivo nella sua nascita, nella sua evoluzione e , per alcuni, nella sua crisi. Nelle democrazie occidentali si parla sempre più spesso di crisi della politica come crisi della rappresentanza: questo nodo problematico emerge da alcune importanti trasformazioni del sistema politico , e non solo, che si sono prodotte. Ma alcune importanti cause di sicuro posso essere riassunte con chiarezza: a) forte distanza tra i cittadini e la politica: un evidente senso di sfiducia nell’azione politica emerge nell’opinione pubblica accanto ad una tendenza a vedere in modo qualunquistico l’azione dei politici In questo modo la scarsa considerazione morale del comportamento dei politici che finisce per costituire un alibi per consolidare uno scarso senso della cittadinanza. b) Il deputato o senatore e´veramente libero di esercitare la sua azione politica ? E quali elementi di ambiguità emergono nel suo rappresentare la società civile? Un deputato fa parte di un partito, di cui sposa l’orientamento ideale e programmatico e nello stesso tempo viene eletto da elettori con i quali ha un rapporto particolare di fiducia. Ora, questi elettori producono anche un insieme di interessi e di aspettative che il rappresentante non può ignorare, ma che in qualche caso possono entrare contrasto con gli interessi e gli orientamenti stessi del partito. Se prevale la ragione dell’elettorato è possibile che la delega politica si trasformi in delega di “affarismo politico” per la difesa di interessi particolari. Se prevale la ragione del partito risulta chiaro che la scelta di un candidato come portavoce di particolari interessi è strumentale, al fine di ottenere un puro e semplice consenso da spendere nell’immediato. Da qui deriva il fatto che in una simile situazione il pieno rispetto del principio di rappresentanza risulta segnato da evidente problematicità: non a caso molti parlano, a questo proposito della partitocrazia, in forza della quale il consenso dell’elettore non è più il punto di partenza del processo politico ma solo un punto d’arrivo di un’iniziativa irrimediabilmente partita dall’alto. c ) Decidere senza conoscere: la sempre più forte presenza degli organi di informazione, comunicazione e di marketing di fatto ha profondamente trasformato non solo il linguaggio della politica (nel senso di uno scadimento profondo dello spessore dei contenuti e della qualità dell’argomentare) ma anche la stessa forma della rappresentanza. Il consenso ad un programma o ad un’iniziativa nasce spesso da fattori che poco hanno a che fare con una meditata e consapevole decisione (“si sceglie il politico come si sceglie uno shampoo”). d) Personalizzazione della rappresentanza politica: la personalizzazione della politica, come conseguenza del dominio dell’immagine sull’analisi e sulla dialettica politica tradizionali, è oggi uno dei dati più evidenti della crisi della democrazia al punto che per alcuni si può addirittura parlare di un ritorno surrettizio del cesarismo (connotato decisivo della crisi della libertà nei regimi totalitari). L’adesione al leader carismatico avviene infatti in modo emotivo,irrazionale quindi con il sacrificio di una delle componenti qualificanti della situazione democratica, cioè del principio di responsabilità. e) La rappresentanza fuori dei partiti in piazza e sul divano di casa: Spesso gli elettori trovano al di fuori del partito il canale della scelta e della conseguente rappresentanza (qualcuno parla di “partito di plastica” !) A questo proposito emerge come preponderante il ruolo delle tecnologia informatica e di comunicazione che viene, nelle democrazie più avanzate, usata come strumento per rastrellare consenso e/o per valutare gli orientamenti generali (sondaggi). Le conseguenze di questa trasformazione sono molte e spesso collocabili in una degenerazione della democrazia intesa come equilibrio delle libertà e delle responsabilità (personalizzazione della politica; abbassamento del livello della comunicazione politica; perdita del partito come luogo di formazione politica di quadri poi destinati all’attività di rappresentanza politica. In tutto questo, puo`esserci una democrazia senza partiti? Sicuramente si. Ma meno ampia dal punto di vista delle possibilità e della realtà di partecipazione dei cittadini, meno approfondita dal punto di vista della diffusione delle tematiche politiche e, tutto sommato, qualitativamente meno efficace della democrazia dei partiti. Tutto cio´va indirizzato in un ottica di critica e autocritica che i partiti e i movimenti dorvrebbero fare al loro interno. Se pur non esiste un sostituto funzionale ai partiti c´e´bisogno che le forze politica si riappropriano del proprio ruolo e che attraverso i propri candidati, parlino ai cittadini dei problemi comuni e di come intendono risolverli, delle problematiche sociali, economiche e strutturali che affliggono l´Italia. Ma cio´che andra´ad incidere sulla futura stabilita´politico-istituzionale nel post elezioni, di sicuro e´ l´attuale legge elettorale che ancora una volta non crea condizioni necessarie per garantire un quadro politico stabile cosi come accade nelle democrazie occidentali. Il 5 Marzo, dunque, ancora una volta, ci sara´ un Parlamento di deputati e senatori prevalentemente scelti e nominati dai partiti ( o meglio dai propri leader). Ci auguriamo, per il nostro bene, che abbiano scelto i migliori in ordine morale, culturale e politico. O si tornera al punto di partenza.”