Potremmo dire che il prezzo delle nocciole italiane varia a secondo della regione di produzione e principalmente ci sono tre aree, quella del Nord, quella del Centro e il sud. E’ bene tenere presente che, al momento dell’acquisto all’ingrosso, il valore della nocciola viene determinato in base al punto resa, ovvero il peso di un campione di frutti col guscio rapportato a quello senza guscio, il gariglio, e depurato dei frutti bacati, raggrinziti e “cimiciati”.
In Piemonte, in particolare nelle province di Asti, Cuneo e ecc, zone ad alta produzione di nocciole, i prezzi già superano abbondantemente i 400 euro a quintale e sono previsti in ascesa, complice la scarsa raccolta di quest’anno e dall’altro canto le pregiate qualità di queste terre che hanno una grossa richiesta per l’utilizzo del frutto integro. Nel centro Italia, area Viterbo, la Ferrero e le altre aziende di trasformazione hanno prezzi che superano i 320 euro a quintale. 7,00 euro punto resa, e anche qui le nocciole sono previsti in aumento per le poche quantità raccolte. Fanalino di coda è la Campania e le altre aree del sud i cui prezzi, nonostante la scarsità del prodotto quest’anno, con una produzione per ettaro inferiore a tutte le altre zone del paese, i prezzi solo di poco superano i 260 euro a quintale anche se proprio oggi la Ferrero ha aumentato di 0,5 euro a punto resa portando le nocciole di prima qualità a euro 6,50. Il prodotto campano, eccetto per le nocciole Giffoni, è utilizzato esclusivamente per produrre pasta di nocciole e quindi per uso industriale ed è forse questo l’handicap che ne influenza il prezzo in diminuzione rispetto alle altre aree. Il mercato è tutto in fibrillazione anche perché in questi ultimi giorni si avrà un quadro preciso della quantità italiana raccolta, di sicuro inferiore di gran lunga alle aspettative.