di ANGELA MANCO 5B\ AFM
Foto-servizio di MIRA
IL MOTTO DELL’EVENTO DIRETTO AI GIOVANI: SCEGLIETE CHI VOLETE ESSERE, NON LASCIATE CHE SIANO GLI ALTRI A SCEGLIERE PER VOI
“La trasversalità dei saperi”. Questo il tema del Seminario formativo svoltosi lunedì 2 Maggio nell’Auditorium dell’Istituto Masullo-Theti.. Un evento di alto spessore cognitivo e culturale che ha visto la partecipazione di alcune tra le più importanti figure del panorama culturale del nostro territorio. Presenti il Magnifico Rettore dell’Università S. Orsola Benincasa di Napoli, Lucio D’Alessandro, il Prorettore dell’Università di Napoli Federico II, Arturo De Vivo, l’Archeologo Mario Cesarano, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola, Francesco Urraro.
A coordinare l’incontro è stata Carmela Maietta, giornalista de ”Il Mattino”, coordinatrice la prof.ssa Susy Barone. Coinvolti nell’iniziativa gli alunni delle classi 3^A SIA, 3^A CAT, 3^C AFM, 3^A RIM, e due alunni della 5^B AFM , Salvatore Napolitano e Angela Manco, guidati dalle rispettive docenti, le prof.sse Titti Falco, Anna Rega, Rosa Meo, Paola Maddaloni ed Elena Silvestrini. Obiettivo del Seminario evidenziare l’importanza dell’ unità dei saperi, la necessità di coniugare i saperi tra teoria e pratica e soprattutto di integrarli, in una realtà in cui dominano tecnologia e specializzazione.
In apertura, la D.S. prof.ssa Anna Maria Silvestro, dopo aver ringraziato tutti i presenti per loro partecipazione al Seminario, ha evidenziato l’importanza della trasversalità dei saperi, nonché la responsabilità della scuola, chiamata a contribuire alla formazione di generazioni di specialisti con “la testa ben fatta”, a dirla con il filosofo e sociologo francese Morin.
Sul tema sono poi intervenuti i vari relatori, a partire dal Rettore D’Alessandro. «Per conoscere qualcosa nel migliore dei modi – ha spiegato- bisogna isolarlo, da qui la specializzazione, anche se nella quotidianità i problemi non si presentano isolati da tutti gli altri e pertanto vanno sempre affrontati nella loro globale complessità». È per questo che la scuola deve formare le cosiddette «teste ben fatte» che il prof. D’Alessandro ha identificato con tutti coloro che possiedono «la capacità di orientarsi, di affrontare un problema, di variare da un discorso all’altro». Tale formazione deve essere offerta in primis dalle Università a tutti quegli studenti che «abbeverandosi ai diversi saperi e confrontandosi con i sapienti, entrano in una comunità di pratiche diverse in cui si guarda al futuro. Del resto – ha concluso il Rettore- sono necessari diversi tipi di legno per produrre un eccellente fuoco».
Ma in che modo la scuola può conciliare Tecnologia e Umanesimo? Al quesito ha risposto il Prorettore della Federico II, Arturo De Vivo, intervenuto in vece del Rettore, Gaetano Manfredi, assente per importanti impegni istituzionali. Ha ricordato il conflitto storico tra Scienza ed Umanesimo, evidenziando tuttavia che nel mondo antico “chi scriveva trattati di scienza si ispirava alle stesse Muse a cui si rivolgevano i poeti. Non vi è quindi – ha affermato il Prorettore – una frattura tra scienza, arte e cultura, ma i saperi si conciliano tutti in quello che può essere riconosciuto come un loro filo conduttore: la retorica”. Quest’ultima è «l’arte di comunicare e persuadere, una scienza della parola, utile a tutti, dal poeta allo scienziato, all’avvocato».
E su questo punto molto significativo è stato l’intervento proprio di Francesco Urgraro. Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha affermato che «durante i processi vengono presentate innumerevoli problematiche la cui risoluzione è possibile solo con la trasversalità delle conoscenze». Lo stesso tema è stato ribadito anche dall’Archeologo Mario Cesarano, che si è soffermato su un altro aspetto, non meno importante: il “perché” del sapere.
Cesarano ha sottolineato come la conquista del sapere sia innanzitutto una scelta. “Se scegliamo di vivere in società – ha spiegato – è giusto che esistano regole e soprattutto un’identità collettiva. Conoscere significa – citando Dante, – sottrarsi alla condizione di “bruti” , perché come Ulisse afferma nel XXVI canto dell’Inferno, “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza”» . Una lezione sempre attualissima quella dantesca, un monito che ci ricorda – come ha ribadito Cesarano – che «in ogni momento siamo chiamati ad essere quello che siamo».
Dopo gli interventi,, alcuni alunni delle classi presenti hanno formulato delle domande ai relatori, spaziando dal ruolo della lingua e della scuola nella trasversalità dei saperi, ai consigli su come orientarsi nel mondo universitario e del lavoro. Gli alunni, inoltre, hanno posto l’accento anche sul tema della privatizzazione di molte sedi culturali. A tal proposito è stata posta in risalto la differenza letterale tra l’espressione inglese «heritage» e quella italiana «patrimonio culturale». Entrambe indicano tutto ciò che riguarda la cultura, ma nel mondo anglosassone l’espressione viene intesa letteralmente come «un’eredità da tramandare negli anni». In Italia, quindi, si assiste ad una sorta di «monetizzazione» della cultura poiché «la parola “patrimonio” – ha affermato l’archeologo Cesarano, rispondendo ai quesiti degli alunni – riporta alla mente qualcosa di inevitabilmente legato al denaro». Nonostante ciò, però, si ha ancora voglia di imparare e di acquisire tutti i mezzi per competere con gli altri. A tal proposito il Prorettore dell’Università di Napoli Federico II ha invitato gli studenti che gli hanno chiesto consigli sulla scelta post diploma, a “sapersi orientare, senza dimenticare che per orientarsi bisogna innanzitutto chiedersi chi si è e chi si vuole essere”.
ANGELA MANCO 5^B AFM