Performance di teatro sperimentale tra parole immagini d’arte e poesia sulla scia delle suggestioni di Saffo, Lucrezio, Calvino, Bukowski e Qabban. Raffinati e applauditi interpetri-attori dell’ originale evento Simone Foresta, Enza Silvestrini e Marco de Gemmis.
di ELENA SILVESTRINI – Fotoservizio di Mira Bifulco
All’origine della creazione, della vita, Eros, il dio di cui tutti gli altri immortali hanno bisogno, il dio di cui il Fato si serve per dipanare il filo degli eventi secondo i suoi imperscrutabili disegni. Eros é infatti potenza inarrestabile che devia e trascende la volontà degli uomini, annulla ogni possibile resistenza razionale,soggioga Paride ed Elena travolti dal desiderio, ma anche dal destino di una guerra, di cui sono allo stesso tempo colpevoli e vittime, e nella quale si mescolano le identità di due mondi opposti.
Con la comparsa di Eros nascono e prendono forma le identità distinte degli dei ed ha inizio l’epopea umana e divina. Queste sono state le suggestioni offerte, in apertura, dall’incontro–spettacolo di teatro sperimentale, inserito nella rassegna– eventi dei “Venerdì del Museo” curata dall’Archeoclub in città.
Attraverso la potenza delle immagini, i richiami al mito e alla storia, Simone Foresta, archeologo docente dell’Università “Federico II” ha evocato la natura di Eros dapprima senza forma definita, poi rappresentata come un fanciullo la cui azione produce effetti simili a quelli propri di Ypnos e Thanatos (Sonno e Morte), così come raffigurato sui vasi attici, e quindi languore, dimenticanza fluido passare, fusione, arresto. E’ ancora Eros che si manifesta e rende la percezione del sé attraverso i segnali che animano l’arte della seduzione, dalla “spallina” cadente di Afrodite nei marmi del Partenone ai tacchi a spillo della moda occidentale.
E’ Eros che diventa cardine intorno al quale si tesse la discriminazione sessista che nel corso della storia ha spesso ridotto a un ruolo subalterno la donna alla quale si negava la dimensione erotica, come nell’antica Grecia che la escludeva dall’ebbrezza del Simposio o in Cina dove per lungo tempo si manipolava la sua fisicità per ridurla a funzione del piacere maschile, emblematico è il caso dei piedi fasciati perché non si sviluppassero e saziassero così l’aspettativa erotica tipica dell’immaginario dell’uomo orientale.
Allo stesso tempo Eros diventa paradigma di emancipazione quando il corpo femminile fotografato in tutte le sue sfumature di delicatezza e provocazione non scandalizza più, ma al contrario propone una dimensione democratica in cui uomo e donna sono liberi di costruire una diversa consapevolezza del proprio e del reciproco piacere.
Alla rievocazione dell’ Eros secondo il mito e la storia si sono variamente intrecciate le voci di Enza Silvestrini, scrittrice, e Marco De Gemmis, poeta e storico dell’arte, che attraverso assoli di lettura di testi antichi da Saffo a Lucrezio, duetti da autori contemporanei, da Calvino a Bukowski al siriano Qabban e l’ interpretazione di liriche proprie, hanno rappresentato i percorsi dell’Eros arcani e sfuggenti nelle dinamiche del desiderio che accende gli impulsi di ricerca, di azione, o al contrario di fuga e sottrazione a seconda del sentirsi soggetto o oggetto del desiderio stesso, dimensione sempre precaria, mutevole, destabilizzante, al punto che si finisce per allontanarsi, per oscure ragioni, dal proprio oggetto o dall’essere soggetto del desiderio, per ottenere ciò che non si vuole. O forse per ammettere, ad un livello di coscienza più profondo, che i ruoli di soggetto/oggetto sono una nostra illusione e che dopotutto è importante desiderare di essere posseduti dal desiderio, quindi non smettere mai di desiderare.
La proiezione dei video di Luisa Terminiello e di Black Napkin hanno ricomposto l’universo dell’ Eros nelle contrapposte note di impeto e armonia.
Eros ha accompagnato con la sua presenza il dialogo tra attori/relatori e pubblico, assorto nell’ascolto, avvolto dai suoni delle parole e delle immagini, dall’equilibrio dissonante che il loro impasto ha generato. Il desiderio di accogliere ha dominato, senza interruzioni, in profondità, verso la sintesi dell’applauso finale.