L’uomo teme la morte. E’ una predisposizione naturale la salvaguardia della propria sopravvivenza, la brama di una garanzia per un’esistenza futura. Eppure, l’essere, che appare in costante angosciante attesa di ulteriore tempo, spesso non percepisce sensibilmente la sua appartenenza al tempo già trascorso. L’indagine si rivolge in avanti, perché non si vorrebbe più avere paura, trascurando che nella concezione heideggeriana la morte non è ‘fine’ ma è origine estrema del tempo.
Converrebbe rivolgere lo sguardo verso il passato, e per rievocare uno spirito subliminante l’archeologia, la direzione della Valle dei Templi di Agrigento, ha proposto un progetto impostato sotto forma di concorso nazionale, denominato “Archeociak”.
L’iniziativa rivolta alle scolaresche aveva la finalità di promuovere la conoscenza del patrimonio culturale attraverso realizzazioni cinematografiche. Nell’incanto della proposta, vari studenti del liceo classico “Giosuè Carducci” di Nola, si sono cimentati nella composizione di testi, colonne sonore e scenografie, per la creazione di un filmato che inaspettatamente risulterà vittorioso.
Tale cortometraggio era contraddistinto da un’impostazione filosofica, in una grafica resa quasi drammatica, per conferire all’unica voce narrante una teatralità scenica in grado di ricalcare l’intenso discorso provvisto di riferimenti anche letterari e storici. A frammentare l’immagine in bianco e nero dell’interprete, appaiono scene di scavi, alcune riferite ad esperienze degli stessi giovani coinvolti tra i reperti di Santa Marinella (Roma), ed altre dall’interpretazione metafisica, ricercando l’incarnazione di concetti in immagini, fotografie scoperte tra la terra che offrono ossimoriche riflessioni.
Così, in un limbo tra dimensioni temporali, la studentessa si estranea dalla realtà contemporanea dedicandosi a delle riflessioni sull’importanza della memoria e della storia. Ispirandosi a vari personaggi, da Umberto Eco ad Albert Einstein, le sue parole costruiscono un discorso dedito all’esaltazione del passato, alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale e alla condanna della tracotanza.
Un discorso che è risultato della consapevolezza del prestigio dei beni artistici, riconoscendo nel culto dell’antropologia uno studio su se stessi, e quindi cercando se stessi in chi si è stati, vivendo il presente rievocando il passato. Un discorso che è un’invocazione al rispetto e alla considerazione pregiata di quella che è un’arte: l’arte di ricordare e di tramandare. E quindi ecco che nella terra che nasconde ma non giace, giovani mani cercano di svelare qualcosa. Simboliche le immagini che emergono: dagli strumenti per la ricerca, elementi caratteristici della professione archeologica, alle icone informatiche verso le quali si rivolge un avvertimento per quella che è forse una distrazione che ingloba nel mondo della virtualità disperdendo tra i pixel l’istinto alla ricerca delle proprie origini.
Si tenta di dare una definizione all’archeologia, che compare come una scienza nel suo metodo, ma poetica nel suo rivolgersi affettivamente alle cose immortalanti momenti lontani, e analitica nei confronti del linguaggio, una scoperta e riscoperta quindi dal concreto all’astratto, che disegna la storia. Una storia che non sembra essere lontana e non appare sconosciuta per merito di tale “studio dell’antico” volendosi riferire all’etimologia del vocabolo (ἀρχαῖος e λόγος), che funge da tramite, come una quinta essenza colmante il vuoto tra spazi e tempi separati, uniti così in un’unica essenza. La contemplazione dell’archeologia all’inizio, la denuncia nel rischio di trascurarla alla fine.
L’esito della valutazione ha coronato gli studenti come vittoriosi e, accompagnati dai docenti Milena Picciocchi, professoressa di Storia dell’arte, e Giuseppe Caccavale, professore di Filosofia, hanno avuto l’opportunità di soggiornare ad Agrigento dal 14 al 17 luglio 2016, visitando anche città limitrofe, quali Selinunte, Sciacca, Eraclea, Palermo e Catania, incontrando i Nuovi Saperi che sono state ispirazioni immortali.
Osservati anche da una brillantissima luna illuminante i templi, i giovani hanno avvertito la più genuina adrenalina nell’emozione della cerimonia di premiazione, e tra i complimenti degli esperti e la gioia per una targa di riconoscimento, una danza di animi orgogliosi si vagheggiava tra gli spiriti greci.
La valutazione dei filmati è stata effettuata da una commissione composta dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento ed dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e Provinciale di Agrigento, con la rivista “Archeologia Viva” e la Direzione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico/Museo Civico di Rovereto, e tutti gli enti citati hanno goduto di una gratitudine immensa da parte del liceo, ma soprattutto la conferma di un sentimento di forte rispetto, riconoscendo l’importanza di iniziative del genere e la simultanea importanza delle reazioni suscitate sui giovani.
Ma i ringraziamenti non si limitarono agli organizzatori, né tanto meno ai docenti che abilmente hanno permesso nel corso degli anni la genesi e la custodia di un animo amante della Storia, la voce dei ragazzi è rivolta al passato stesso, ad “una scienza pensata come amore”, nell’emozione di un legame con un tempo che esiste non essendo presente, per questo spesso considerato morto, ma che paradossalmente rende l’uomo vivo.