Ecco il ricordo pubblicato nella triste circostanza. Lo aveva preceduto Nicola Fusco, amico fraterno ed altro protagonista dello sport locale negli anni ’70
di Gianni Amodeo
Nel piccolo, ma ideale e grande albo delle storie di schietta passione e generoso entusiasmo vissute- e fatte vivere- dal Baiano calcio nella maggior parte degli stadi e campi calcistici della Campania, nella bacheca dell’onore e del prestigio spicca la figura di Alfredo Di Somma che se n’è andato in punta di piedi, sconfitto dal terribile Alzheimer che lo tormentava da anni, lacerandone le energie e divorandogli le risorse mentali.
Se n’è andato, Alfredo, in punta di piedi, come per ribadire quell’affabile e garbata discrezionalità che ne distingueva lo stile di vita nei rapporti con gli amici e con i tanti che lo hanno conosciuto; una discrezionalità che s’accompagnava sempre con il sorriso del volto franco e sereno, ogni qual volta c’incontravamo in piazza Duomo , in via on.le Francesco Napolitano o in pubblici convegni, a Nola. Atleta di lealtà e correttezza esemplari- mai un’ammonizione o squalifica, nella quasi ventennale carriera agonistica, trascorsa su tutti i campi regionali- viveva lo sport e il calcio con schietta autenticità, quale metafora dell’onestà del vivere e della verace dignità delle persone; metafora, per la quale i successi e le affermazioni nella vita sociale si commisurano con i veri meriti reali e la metodica applicazione, attraverso lo studio e il lavoro, alla luce del sole, senza indulgere a trucchi e sotterfugi, inganni e brighe di corruttela.
Alfredo era approdato dalla “sua” Nola – e della formazione dei bianconeri della città bruniana sarà trascinatore insieme con Franco Aievola, altro protagonista nolano … nel Baiano – negli iniziali anni ’70 proprio nelle file del Cerbiatto … ammantato di quel Granata – il colore simbolo della tenacia e dell’intraprendenza- ch’era presieduto da Antonio Lippiello, piccolo imprenditore, che se n’era accollato onori e soprattutto oneri – e lo farà per lunghi e vari anni- con notevoli sacrifici personali e famigliari. E con lui era approdato, sempre dalla città bruniana nelle stesse file, Nicola Fusco appena sedicenne. Due attaccanti di eccellente rango tecnico e forte caratura agonistica; ordinato e rapido sulla linee d’ala d’attacco a destra e sinistra, Alfredo, preciso negli assist in corsa e da fondo campo, per quanto Nicola, scomparso qualche anno fa, era inventivo e filtrante da mezz’ala, abile nell’andare in profondità e dotato di buon tiro secco. Alfredo e Nicola trovarono a Baiano, la “consacrazione” di bomber e lo smisurato affetto della “tifoseria”; e Nicola vi formò anche la famiglia, mentre Alfredo, pur baianese d’adozione a tutti gli effetti e … affetti d’amicizia, ha sempre vissuto con intensità il rapporto con la città natia. Un rapporto, che aveva radici nelle attività sociali in cui era stato da sempre impegnato con amici e coetanei nel Circolo del Collegio, uno dei migliori e più operosi presidi di aggregazione e incontro che vantava l’Azione cattolica diocesana, e nel Circolo della Fuci, la sezione cittadina della Federazione degli universitari cattolici italiani, in piazza Matteotti, importante Laboratorio di confronto di idee e dibattito culturale.
73\74: il Baiano vince il campionato con il record regionale di 118 gol Di Somma, Fusco, Bruno, Litto: frombolieri di classe
Il duo Alfredo Di Somma- Nicola Fusco, insieme con il fantastico Osvaldo Bruno segnò quella che fu cavalcata dei successi del Cerbiatto nel decennio ’70, sullo slancio di quello ch’era stato il bel Baiano della seconda metà degli anni ’60, allenato in fasi successive da Stefano Borsacchi, gentleman dello sport, Vito Capolongo, funzionario del locale Ufficio delle allora Imposte dirette e che del Baiano, tra gli anni ’40 e ’50 era stato il portiere para-tutto, e Gennaro Menna, che aveva militato nel Sorrento da brillante stopper.
Era il Baiano dei Silvio Conte, Antonio ed Ettore Lippiello, Peppe Russo e Antonio D’Apolito con la trazione della Primavera nero-stellata, tutta cittadina, a cui fecero da guida in campo gli scomparsi Gigino Bellofatto e Stefano Sibilia, ben degni di figurare in campionati di serie professionistica, e Raffaele Napolitano, cursore e centro-campista imprendibile che sarà sindaco negli anni ’90. E quella degli anni ’60 costituisce la solida piattaforma del decennio ’70, in coincidenza con l’avvento di Ivo Vetrano, che rientra nella … base nostrana, dopo aver conosciuto e praticato i campi della Quarta serie, C, B ed A in progressiva e graduale ascesa che ne premiò il talento prima nell’Atripalda, Saronno e Modena, e poi nel Grande Varese del presidente Giovanni Borghi – il patron dell’Ignis, uno dei tanti capisaldi del boom economico all’italiana degli anni ’60– innamorato della verdeggiante cornice naturalistica e paesaggistica dei Monti Avella e del Partenio che Ivo gli aveva fatto conoscere. Era la cornice che ancora conservava la sua fatata suggestione con boschi curati e rispettati, sentinelle del patrimonio naturalistico e paesaggistico, oltre che fonte di lavoro secondo i crismi delle regole e della tradizione.
Ed Ivo– anch’egli nella Galleria dei ricordi – riprese a giostrare nel “suo” Baiano, da allenatore e da giocatore in versione difensiva di “libero” da regia ed aveva come stopper, imponente e spazza- tutto, il mai domo Cristoforo Ferraro, della vicina Lauro. Un organico di assoluto valore, quello affidato ad Ivo, che nel campionato ‘72\73 si piazzò secondo nell’allora “promozione”, assimilabile ad una robusta compagine di serie D professionistica attuale, mentre volò alto sul nido del cuculo nel campionato ‘73\74, conquistando il successo pieno, con il record di 118 gol messi a segno. Un record restato inviolato che valse la conquista dell’allora “eccellenza”, assimilabile allo’attuale serie C professionistica. 118 gol a segno, un bottino straordinario, ripartito tra Alfredo, Osvaldo, Nicola Fusco e Nicola Litto ed Ivo su calci piazzati. Una delle formazioni tipo del decennio ‘70 proponeva in porta Antonio Lippiello, sulla linea dei terzini Stefano Bellofatto e Ciro Sgambati, sulla linea mediana, Stefano Miele, Giuseppe Vermiglio, Cristoforo Ferraro, Ivo Vetrano, in linea d’attacco, registi come Parisi, Mauro, Pier Luigi Zero, Salvatore Esposito e Marino Barzaghi, frombolieri infallibili come Alfredo Di Somma, Nicola Fusco e Nicola Litto.
Era il Baiano, le cui gesta e prodezze al “Bellofatto” erano seguite e … ammirate in media, da mille spettatori. Erano le lontane domeniche di festa dello sport e della comunità, con poco più di quattro mila abitanti. Ed Alfredo di quelle domeniche di festa, anche se tirava il vento prepotente o pioveva a dirotto, era uno degli interpreti più amati e ben voluti; un interprete che ha lasciato di sé una magnifica testimonianza di vita, vissuta al servizio della Scuola– ha fatto parte dell’organico amministrativo del Circolo didattico della “Tommaso Vitale”– e, ,neanche a dirlo, nella dedizione alla Festa eterna, che costituisce un impegno morale e civile da osservare con la massima cura, per tutti i nolani.
Una dedizione di fede e religiosità, che per Alfredo era anche e soprattutto il senso vivo dell’appartenenza alla Paranza Stella, assunta a simbolo dell’omonimo e moderno quartiere di Nola, rinomato per le molteplici attività oratoriali che si praticano, promosse ed organizzate dalla comunità parrocchiale. E la Festa eterna è anche la Festa che vive la propria narrazione nelle paranze, di cui quella della Stella è una bella rappresentazione con la sua recente storia.