NOLA. CIS E INTERPORTO. Punzo ha “lasciato” dopo 40 anni, Iasi Super-manager per il rilancio del distretto indebitamento di 270 milioni e Confedercontribuenti “vede” manovre border line

NOLA. CIS E INTERPORTO. Punzo ha “lasciato” dopo 40 anni,  Iasi Super manager per il rilancio del distretto indebitamento di 270 milioni e Confedercontribuenti “vede” manovre border line

NOLA. CIS E INTERPORTO. Punzo ha “lasciato” dopo 40 anni,  Iasi Super manager per il rilancio del distretto indebitamento di 270 milioni e Confedercontribuenti “vede” manovre border linedi Gianni Amodeo

Non è catalogabile nella serie delle “sorprese”, l’uscita di scena di Gianni Punzo dalle posizioni di comando del Cis, il Centro ingrosso sviluppo, il più grande Polo di commercializzazione non alimentare d’Europa, il cui atto di costituzione come società per azioni è datato al 1977, con capitale di 24 milioni di lire del vecchio conio, ripartite in quote di due milioni ciascuno tra lo stesso Punzo e altri undici soci. Una mega-struttura realizzata nella pianura nolana, con la partecipazione di alcune centinaia di piccole e medie imprese, specializzate nella distribuzione delle più svariate tipologie di merci e beni, per un progetto d’impresa, di cui un cardine era rappresentato dalla delocalizzazione della rete commerciale, specializzata nel tessile e nella biancheria, che s’era stratificata, e congestionata con tutte le conseguenti problematiche, nella zona-Mercato di Napoli, catallizando fino al 30\35 % della commercializzazione di settore in ambito nazionale; l’altro cardine era, invece, costituito dal modello di organizzazione innovativo della “distribuzione in orizzontale”, secondo la visione di Punzo, ideatore del progetto. Una visione, per la quale ha, tuttavia, rivendicato per sé e con orgoglio sempre e in tutte le forme di comunicazione pubblica il profilo personale del “Mercante”, in grado di “saper vendere e bene”, quasi per esorcizzare il popolaresco e colorito appellativo d’”’ O Pannazzaro”, affibbiatogli non senza punte d’invidia e malevola acredine, per sminuirne le intuizioni e l’attitudine al “fare”.

Il Cis è diventato nei “felici” anni ’ 80 e ’90   del secolo scorso, la casa-madre di Interporto Campano società per azioni, concretizzando in larga misura il sistema dell’Intermodalità e generando il Centro servizi commerciali “Vulcano buono”, fino a completare, ampliare e integrare la filiera dello stesso Cis, con l’inclusione dell’appendice delle Officine di Ntv, il modello di società per azioni per l’Alta velocità, con la missione concorrenziale verso le Ferrovie di Stato e la loro articolazione in Trenitalia, nell’ambito delle direttive comunitarie europee sulla liberalizzazione settore dei trasporti; missione affidata a Italo, che realizza la francese Algstrom. Si strutturavano e configuravano così quelli che sono i tasselli del Distretto del terziario avanzato e delle logistica nel baricentro della Campania, con posizione eccellente connessione strategica rispetto alle aree dei servizi portuali di Napoli e Salerno, e rispetto all’intero sistema dei collegamenti viari e autostradali del Sud e del Centro. Uno scenario, che vedeva cambiate e radicalmente modificate le funzioni della pianura nolana, relegando l’agricoltura in posizioni di marginalità, se non “annullandola”, pur in contesti di suoli fertili e irrigui per vocazione naturale; vocazione, rispetto alla quale hanno accumulato fallimenti in serie, fin dal compimento dell’Unità nazionale. Ma questo è un altro discorso sia di ordine politico che di carattere sociale, che non tocca il punto tematico sotto la lente d’ingrandimento.

LE DINAMICHE RELAZIONALI E LA CRESCITA

Di certo, il sistema CisInterportoVulcano buono ha funzionato e retto bene fino agli iniziali anni del corrente secolo. Una condizione di tenuta favorita anche dalla rete di relazioni politiche e istituzionali, che Punzo ha messo in atto, com’era nella logica dei ruoli che era venuto assumendo ed esercitando da “dominus” dell’intero assetto. E sotto questa visuale le relazioni che il sistema ha sviluppato, hanno incrociato tutti i governi nazionali e regionali che in questi decenni si sono succeduti, con le rispettive delegazioni e rappresentanze che periodicamente hanno reso visita, spesso in pompa magna, al Distretto; e la stessa visita che Giovanni Paolo II rese alla città di Nola s’inserisce in queste dinamiche relazionali. Dinamiche che pure hanno riservato al Distretto ritorni d’immagine certamente positiva, ma anche concreti supporti e incentivi pubblici.

E valgano a titolo esemplificativo – e “minimo”- di tutti i supporti e incentivi acquisiti, le modalità con cui- oltre dieci anni fa- fu sottoscritto il protocollo d’intesa tra la Regione Campania, Interporto campano e amministrazione comunale di Nola; protocollo, che, in pratica, affrancò del tutto o quasi Interporto spa dal pagamento degli oneri di urbanizzazione e costruttivi dovuti all’Ente di piazza Duomo, dando piena esecutività alle ordinanze della Regione-Campania, in aderenza all’interpretazione della normativa specifica; interpretazione e applicazione relativa tutt’altro che favorevoli all’amministrazione comunale, beneficiaria di due interventi di viabilità urbana, NOLA. CIS E INTERPORTO. Punzo ha “lasciato” dopo 40 anni,  Iasi Super manager per il rilancio del distretto indebitamento di 270 milioni e Confedercontribuenti “vede” manovre border linecon la creazione del viale della Travaglia, nell’area di pertinenza di palazzo Orsini ed intitolato alla memoria del magistrato Rossi, e la rinnovato pavimentazione nella caratteristica, grigia, scheggiata pietra vulcanica di corso Tommaso Vitale, parte integrante del percorso storico, che fa da ambientazione alla scenografica Processione dei Gigli. Delle ricadute occupazionali e lavorative per i giovani del territorio, pur previste dal protocollo, è restata, invece, solo la labile traccia … scritta dell’impegno assunto, ma per nulla onorato né fatto onorare, con “Corsi di formazione professionale” per il lavoro stabile nel Distretto, restati …. l’Araba fenice dell’accordo.

IL RILANCIO PROBLEMATICO E LE BANCHE. LA “MALA GESTIO” DENUNCIATA

Il mutamento di scena si prospetta dal 2006 in poi; ed è un declino progressivo, che investe inesorabilmente i soggetti d’impresa operanti nel Cis e a Vulcano buono; e da quest’ultimo dopo pochi anni di presenza, fuggono ben presto le “griffe” di caratura nazionale. La generale congiuntura economica avversa si combina, poi, con le difficoltà di mercato sempre più capillari e diffuse, per non dire degli oneri gravanti sulla gestione, penalizzando oltre misura le piccole e medie imprese che vi operano. Si determina la sequenza dei fallimenti. E’ il corto circuito, con l’indebitamento di Cis e Interporto campano, che sfiora i 300 milioni di euro. Come dire poco meno di 600 miliardi di vecchie lire. Un macigno, la cui gestione è in mano al pool di banche creditrici, tra cui Monte Paschi di Siena. Un indebitamento sulla cui strutturazione è intervenuta la magistratura, con il provvedimento di omologa, che apre il percorso del risanamento, il cui positivo esito appare ed è decisamente problematico, di sicuro arduo e di lunga durata.

E’ la strada irta di oggettivi ostacoli, perdurando lo stato di crisi dell’economia, da percorrere con il ri-disegno degli organigrammi dirigenziali di Cis e Interporto Campano, rispetto ai quali la figura di “dominus”, in sostituzione di Punzo, è assegnata a Sergio Iasi, super-manager, già in Finanza- Rai e in Fondi Immobiliari, rappresentato da Confedecontribuenti come “pezzo da novanta”, con esplicita valutazione di negatività. E Confedercontribuenti, nel farsi carico della tutela dei piccoli e medi imprenditori che hanno pagato il duro pedaggio dei fallimenti delle loro attività in quella ch’è giudicata la “mala gestio” del Distretto, specie sul versante-Cis, identifica e rappresenta nel ri-disegno posto in essere manovre bancarie border line. Una denuncia pesante. Che resta, ovviamente, tutta da verificare nelle sedi appropriate e competenti sul piano istituzionale.