di Antonio Fusco
Sant’Umile, al secolo Luca Antonio Pirozzo, nacque a Bisignano il 26 agosto 1582 da Giovanni e Ginevra Giardino e battezzato con il nome di Lucantonio. Nel 1609 fu accolto nell’Ordine dei Frati Minori Riformati. Frate riservato e semplice, si meritò la stima dei papi Gregorio XV e Urbano VIII, che lo invitarono a restare a Roma quando vi dimorava, ma preferì trasferirsi presso la Provincia Napoletana dell’Ordine. Negli ultimi anni si ritirò a Bisignano, nella sua Calabria, dove morì il 26 novembre 1637 Fu beatificato il 29 gennaio 1882, e il 19 maggio 2002 proclamato santo da papa Giovanni Paolo II. Nella Chiesa Cattolica la sua memoria liturgica viene celebrata nel giorno della sua dipartita.
Lo Studio Teologico Francescano Interfamiliare di Nola con sede nel Convento S. Maria a Parete di Liveri nel suo sito web riporta che “L’impegno profuso nei secoli dai Frati dimoranti a S. Angelo in Palco ha reso possibile, il 23 marzo 1993, il riconoscimento del culto del Beato Giovanni Duns Scoto, la cui devozione fu instillata nel popolo attraverso l’impegno di Sant’Umile da Bisignano, che a Nola dimorò diversi anni svolgendovi l’ufficio di questuante”.
Della permanenza di Sant’Umile nella nostra città, dal 1625 al 1630. si è interessato il bisignanese Carmelo Pisarro, che soggiornò alcuni giorni a Nola per approfondirne l’agiografia.
Grazie ad un esplicita comunicazione scritta, proveniente da Nola e custodita nell’archivio francescano di Bisignano, lo storico calabrese è venuto a conoscenza che il mantello monacale di Frate Umile era custodito nella sacrestia di Sant’Angelo in Palco, in quanto consegnato nella seconda metà del ‘600 al padre guardiano pro tempore del convento nolano dalla nobildonna Teresa Ventola – De Novellis, che lo donò in cambio del diritto alla sepoltura nella chiesa conventuale. Altri riferimenti relativi il Pisarro li ha riscontrati in “Nola a Scoto Beato” di P. Rufino Paolo di Somma (1992) e in “Storia della Minoritica Provincia Napoletana di S. Pietro ad Aram” di P. Caterino. Sembra che la reliquia sia stata custodita fino agli anni ’70 nella sacrestia, ma da allora non se ne sa più nulla. Cherchez le manteau.
La notizia è senza dubbio veritiera, in quanto in una cappella sulla sinistra della chiesa esiste ancora il sito della sepoltura della nobildonna Teresa. L’iscrizione sulla lapide che ne chiude il sacello ipogeo (1697), oltre che a rivendicare i diritti di inumazione, storicizza la donazione della reliquia, confermandola con la dicitura “PALLIU(M) F(RATIS) HUMILIS A BISINIANO…”. Ne riportiamo una fotografia tratta dall’Archivio di Michele Napolitano.
Ma la lapide non è l’unico documento nolano a ricordare Sant’Umile e il suo mantello. Il Pisarro ne ha individuata nel pronao del complesso monastico la figura in un affresco che ci sembra molto ritoccato. La sua scura figura in saio francescano si libra estatica in alto, in forte contrasto cromatico con lo sfondo indistinto dalle tonalità giallastre. In basso sono raffigurati: a sinistra una donna con una pecora, significanti la fede e la mansuetudine, a destra un putto con candido giglio, simbolo della purezza, in posizione centrale un cartiglio che recita: “Gloriam praecedit humilitas“, in cui la parola “humilitas, sembra proprio riferita al nome del Santo.
(Tre foto)