E’ rubricata nell’agenda politico-amministrativa della prima parte degli anni ’70 del secolo scorso, l’idea di “porre in valore”, quale bene comune e pubblico, l’intero comprensorio immobiliare, racchiuso tra via Merliano, via on.le Vincenzo La Rocca e il segmento di prosieguo di via Fonseca, segnato dal terminale del quadrivio antistante la sede della Bnl e dal terminale della rotonda, con aiuole di fiori e bel verde, di recente realizzazione, all’altezza della scuola elementare “Tommaso Vitale”.
Un’idea, che prese forma nell’ambito del dibattito interno alla Democrazia cristiana, ch’era rappresentativa della maggioranza del governo della città. E si tradusse in un’interessante proposta di progettazione, elaborata dall’ingegnere Francesco Fedele, con la previsione di una serie di strutture di servizio e la costruzione della caserma da destinare alla Compagnia dei carabinieri. Tra il 1972 e il 1974, l’idea e la proposta progettuale ebbero unanime sostegno, nel civico consesso, ed era sindaco Alfonso Ambrosino. Ma idea e proposta progettuale trovarono la strada ….sbarrata.
Il comprensorio immobiliare, inclusivo del suolo denominato ex-palestra “Carducci” e dei ruderi del palazzo del Marchese della Schiava, per una superficie di 10 mila quadrati, non faceva parte del patrimonio disponibile dell’Ente di piazza Duomo, che ne faceva utilizzo sulla base di un normale contratto di locazione, mentre i titoli di proprietà erano in capo alla Curia vescovile. Del tutto insostenibili erano gli oneri economici da affrontare per le pratiche di esproprio, con il relativo indennizzo da versare all’Ente di via San Felice. L’idea della valorizzazione dell’area, in eccellente posizione meridiana, conservava, tuttavia, la sua indubbia e ben caratterizzata importanza di utilità sociale. E fu ripresa sia dall’amministrazione di centro-destra, guidata dal sindaco Franco Ambrosio. a metà degli anni ’90, e all’inizio del decorso decennio, dall’amministrazione di centro-sinistra, guidata dal compianto Peppino Serpico.
Le linee di ipotesi progettuali dell’amministrazione-Ambrosio , recepite dalla successiva amministrazione, erano davvero seducenti proprio per le risposte di indubbia utilità pubblica che prefiguravano per la cittadinanza. Erano linee progettuali, da tradurre nel recupero architettonico e nel ripristino funzionale del palazzo del Marchese della Schiava, da destinare a Centro sociale di accoglienza per gli anziani, nonché la realizzazione della piscina comunale sull’area dell’ex-palestra e il parcheggio interrato. Anche queste linee di ipotesi progettuali restarono, però, tracciate sulla “carta”, senza riscontri, per le note carenze economiche della casse comunali.
La prospettiva immaginata, tuttavia, trovò l’atteso ed auspicato ancoraggio appena qualche anno dopo, nell’ambito degli indirizzi e dei parametri del bando pubblico, diffuso nel 2004 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica; bando, che contemplava l’attuazione dei piani di recupero urbano, con risorse economiche riservate ai Comuni con oltre 30 mila abitanti, com’era nello status demografico della città bruniana, alle Unioni intercomunali e ai Raggruppamenti di Municipalità con oltre 50 mila abitanti. E le Unioni come i Raggruppamenti dovevano essere state costituite e attive ben prima del 2004, per essere ammesse alla partecipazione al bando pubblico. Determinante per l’ancoraggio alle opportunità fornite dal Cipe era stata, intanto, l’acquisizione al patrimonio comunale dell’intero comprensorio immobiliare.
L’operazione economica ed amministrativa fu condotta in porto dalla commissione straordinaria, coordinata dal prefetto Pasquale Manzo, insediatasi a palazzo di città, dopo la crisi politica, che determinò la scioglimento prima della scadenza normale della consiliatura, di cui era stato sindaco Serpico. Circa un milione di euro risultò il costo dell’operazione a carico della fiscalità cittadina, con il vaglio degli organi di controllo dell’Agenzia del territorio per la stima definitiva dell’indennizzo da versare. E si ricorderà che la Curia per il pluriennale mancato pagamento dei canoni di fitto rivendicò anche il pagamento di interessi per 300 mila euro.
La piena disponibilità del comprensorio immobiliare fu, per dir così, la chiave d’accesso alla corsia aperta dal bando del Cipe. E l’amministrazione di centro-destra, che, con la guida del sindaco Felice Napolitano, era subentrata il 13 giugno del 2004 alla gestione commissariale del prefetto Manzo, con immediatezza ne seppe fare uso adeguato, grazie all’impulso dato dall’assessore ai lavori pubblici, l’avvocato Luciano Ruggiero Malagnini e con il pieno supporto delle professionalità dell’Ufficio tecnico comunale, diretto dall’ingegnere Giuseppe De Falco. Un quadro d’impegni, in cui esercitò una particolare e costante pressione il gruppo consiliare dell’ Unione democratica di centro, che con Luigi Mauro e Francesco Pizzella propose e conseguì l’inserimento dell’ipotesi progettuale di valorizzazione dell’area dell’ex-Carducci nel programma triennale delle opere pubbliche dell’Ente di piazza Duomo. L’obiettivo era concentrato sulla riqualificazione del tessuto urbano interessato, con la realizzazione di servizi per i cittadini.
La progettazione, messa a punto dall’Ufficio tecnico comunale, superò- nel marzo del 2005- al meglio l’esame del Nucleo di valutazione tecnica della Regione-Campania, collocandosi sulla terza posizione di graduatoria stilata, utile perché l’amministrazione accedesse al finanziamento deliberato dalla Giunta-Bassolino, pari a 4 milioni e cinquecento mila euro. E va ricordato che furono dieci le progettazioni, che furono ammesse al riparto di 44 milioni e cinquecento mila euro, in totale. Un bel risultato di profilo tecnico-progettuale e di buona amministrazione, quello che l’Ente di piazza Duomo conseguì. E c’era l’obbligo tassativo di realizzare gli interventi previsti entro e non oltre il 2007, per “non perdere” il finanziamento. Nel prospetto progettuale finanziato figuravano, l’allestimento del parcheggio-interrato, con il Parco urbano di verde attrezzato, nonché il recupero del palazzo del Marchese della Schiava, da destinare a Centro per i servizi comunali e per le associazioni.
Le procedure di gara d’appalto e l’attivazione del cantiere furono rapide. Ma le sorprese, di valenza positiva, si presentarono con le operazioni di scavo dell’area dell’ex-palestra “Carducci”. In prima battuta emersero reperti, risalenti al‘500 e riferiti alla fortezza spagnola, mentre nelle battute successive si delinearono i profili di opere murarie e di una domus d’età romana. Un esteso quanto corposo ….scrigno d’indubbio valore storico-archeologico per la memoria della città e del territorio. Una situazione nuova, che imponeva la revisione generale degli obiettivi della progettazione, con una congrua procedura, per garantire all’Ente di piazza Duomo la titolarità del finanziamento deliberato secondo il bando Cipe, i cui tempi attuativi erano, intanto, scaduti. Il cantiere chiusi i battenti, con non pochi problemi per l’impresa che l’aveva attivato. E sembrò ripetersi il sortilegio dello stop alla valorizzazione dell’area.
Una situazione, ch’era diventata intricata, con tanti nodi progettuali e burocratici da sciogliere, anche per le difficoltà economiche e finanziarie, in cui era restata impigliata la Regione-Campania, specie nel triennio 2009-2010 . Ma la tela tessuta dall’amministrazione-Biancardi , in virtù della realizzazione di congrue sinergie tecnico-professionali con la Soprintendenza e la stessa Regione-Campania, è valsa a rimettere, in un anno e mezzo, sulla giusta rotta la progettazione e la sua realizzazione.
E per Nola è davvero una concreta novità, il Parco urbano–archeologico appena inaugurato. Una novità, che appartiene un po’ a tutta la politica cittadina – sempre litigiosa per l’anarchica….circolazione di veleni particolaristici e fumosi protagonismi – per collocarsi nel processo d’incremento delle funzioni attrattive dell’intero territorio per un’ organica politica di promozione e valorizzazione dei beni culturali e storico-archeologici.
E’ la politica della valorizzazione della filiera composta da Avella, Palma Campania, Cimitile, San Paolo Bel Sito, Marigliano.