Presentato il bel racconto in versi di Fortuna Dubbioso – docente del “Masullo-Theti” ed attivamente impegnata nelle iniziative di valore sociale nella Diocesi di San Felice e San Paolino– – con cui viene evocata la Natività di Gesù. Un significativo corredo di immagini, che si deve ad Alfonso Coppola, connota l’agile testo. In concomitanza inaugurata la magnifica Mostra di presepi artigianali realizzati da Cesare Dubbioso. Gli interventi delle docenti Susy Barone, Elena Silvestrini, Ilaria Pizza.
Calda atmosfera di raccoglimento e interesse nella seicentesca e monumentale Chiesa del Gesù per la presentazione del libro “La Poesia del presepe” di Fortuna Dubbioso e in contemporanea per l’inaugurazione della pregiata e scintillante Mostra di presepi artigianali realizzati da Cesare Dubbioso. All’evento hanno partecipato la prof.ssa Susy Barone che ha introdotto i contenuti della raccolta cogliendo la simbologia e il significato del presepe nello scorrere del tempo, la prof.ssa Elena Silvestrini che ha dato lettura di alcune poesie e la dott.ssa Ilaria Pizza che ha effettuato una descrizione puntuale e suggestiva dei vari scenari rappresentati nelle creazioni presepiali.
La struttura dell’opera poetica, accompagnata da immagini di presepi curate da Alfonso Coppola, trova il suo filo conduttore in una cronologia temporale che segue l’evoluzione introspettiva dell’uomo e dei suoi valori. Nella prefazione del testo viene esaltato il valore della poesia, quindi della creazione e del suo carattere evocativo di sentimenti e riflessioni. La lettura critica della raccolta, a cura della prof.ssa Susy Barone, ha posto l’accento sulla magia del Natale, capace di richiamare l’uomo alla fede, di ricondurlo a quei valori di purezza custoditi dalla tradizione: la famiglia, lo spirito di unione e di comunità che trova il suo perfetto riscontro nelle opere presepiali. La riscoperta di questi valori può avvenire soltanto attraverso un percorso interiore da parte di ogni uomo, volto a far riemergere il bambino che è in noi. Non a caso la scrittrice trova la sua ispirazione nella rimembranza di un evento che ha segnato la sua infanzia: il 1° dicembre di ogni anno, data in cui era solita dedicarsi alla costruzione del presepe insieme al nonno. Un ricordo forte, carico di emozioni e sentimenti, ma anche di un senso di nostalgia, dato il vuoto di certi valori nel presente.
L’analisi della prof.ssa Barone ha messo in evidenza uno dei temi principali della raccolta: la cecità dell’uomo di oggi, risucchiato dal consumismo natalizio, da quel meccanismo sfrenato ed alienante di produzione che fa dimenticare cosa spesso c’è al di sotto di tale produzione: bambini sfruttati, lavoratori mal pagati…. Dimenticanza che a sua volta è il segno dell’ “assenza d’ amore” e dell’aridità di sentimenti di cui ci parla la scrittrice. La lettura dei testi effettuata dalla prof.ssa Silvestrini ha creato quell’atmosfera di calore che ha coinvolto gli spettatori-ascoltatori facendo sì che tutti si sentissero parte dello scenario di miracolo rappresentato dai presepi in mostra.
In particolare due liriche hanno avvolto i presenti in un clima di estatica sospensione: “Ninna Nanna”, tutta rivolta alla contemplazione del Dio Bambino;“I miei auguri”, evocante l’atmosfera di attesa del Messia che destava stupore tra i pastori e che ancora oggi è foriera di “gioia” e “buon senso”. E’ proprio in questi ultimi versi che emerge la visione fiduciosa ed ottimistica che la scrittrice ha dell’avvenire. La messa in luce di valori semplici e genuini nelle liriche ha trovato riscontro nella descrizione effettuata dalla dott.ssa Pizza del presepe “Tempus fugit” realizzato nel 2014. Il titolo dell’opera sta ad indicare lo scorrere veloce del tempo paragonabile alla corsa incessante che caratterizza l’uomo contemporaneo. Corsa che però non conduce a nulla poiché la vita scorre ed ha senso solo in una “dimensione comunitaria” che trova la sua rappresentazione nei sentieri, nelle viuzze e nelle botteghe che caratterizzano il presepe. Nelle opere vi è una rivalutazione di mestieri semplici, ma dimenticati, come il fornaio che nel silenzio della notte lavora l’impasto del pane o il pescatore che, informato della Buona Novella, si affretta a tirare le reti. Ma i presepi rappresentano anche scene di vita quotidiana, come ad esempio l’opera “L’antica locanda”, un luogo di incontro dove viaggiatori, sfiniti dalle fatiche quotidiane scambiano qualche parola e dove si respira la presenza di Dio, connotata dallo stesso calore ed affetto che si respirano nella fede rappresentata nella scena superiore del presepe, ovvero la natività.
Tutte le liriche sono connotate da un linguaggio semplice, chiaro e trasparente, poiché lo scopo è quello di rivalutare i valori sani, attraverso una conciliazione tra l’immediatezza plastica del presepe e la capacità evocativa della parola.
Rosa D’Ambra