“La mafia è buona” è il titolo del saggio scritto dal magistrato Catello Maresca in collaborazione con il giornalista Paolo Chiariello e pubblicato da Rogiosi editore. Un titolo provocatorio di prima impressione che dà il senso ai contenuti del testo, facendo risaltare la capacità pervasiva delle mafie nell’innestarsi nel tessuto economico, producendo ricchezza per se stessa in danno della società con gli investimenti nelle filiere delle attività d’impresa e nell’economia legale, le rilevanti risorse che realizzano con le strutture delle criminalità organizzate e attive sui territori, praticando tutte le modalità possibili di malaffare e di violenza. Una capacità pervasiva che l’internazionalizzazione dei mercati favorisce. Il discrimine “apparente” tra mafie del Sud e le mafie del Nord.
di Gianni Amodeo
Una puntuale e approfondita analisi sulla stringente correlazione che corre tra legge e giustizia, quale presidio della civile convivenza, e sui valori della responsabilità personale e sociale con cui i cittadini si rapportano all’ordinamento dello Stato e all’osservanza delle leggi. E, più ancora, le istanze fondamentali della Costituzione democratica e repubblicana per la società plurale, giusta e libera.
Sono state le coordinate dell’incontro del magistrato Catello Maresca con la comunità studentesca dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri “Masullo–Theti”, diretto dalla professoressa Anna Maria Silvestro, per la presentazione del saggio intitolato “La Mafia è buona”, pubblicato da Rogiosi editore; saggio, scritto dal magistrato in collaborazione con il giornalista Paolo Chiariello, che fornisce una rappresentazione attenta ed esauriente della connotazione camaleontica delle mafie nei nostri giorni, incistandosi in tutte le dinamiche sociali e dei poteri che le condizionano e orientano. Una connotazione che ne fa emergere il profilo imprenditoriale, in cui spicca la pervasiva capacità di investire le ingenti risorse economiche, di cui dispongono e realizzate dalle strutture della criminalità organizzata operanti sui territori, esercitando il malaffare e la pratica della violenza ad ampio raggio; risorse economiche illecite, che, adeguatamene e tempestivamente ri–ciclate negli assetti bancari, sono immesse nelle filiere delle attività lecite.
Un meccanismo, che conferisce senso al titolo provocatorio del saggio, per il quale se La Mafia è buona nella produzione di ricchezza per se stessa ed in modo silente, perché il silenzio dell’omertà e della corruzione le è di grande aiuto, non lo è affatto per la società, le libertà civili e politiche, la libertà di concorrenza per l’economia sana dell’onesto lavoro produttivo. E nella società contemporanea della mondializzazione dei mercati le modalità operative delle mafie sono diventate- e diventano- sempre più sofisticate e diffuse,sia per le carenze dei controlli di legalità in fase preventiva e in fase repressiva, sia per le difficoltà che s’incontrano a configurare una legislazione mirata ed armonizzata di condivisa dimensione internazionale. Di particolare risalto, in questo scenario, la radiografia che Maresca tracciava nel distinguere sul territorio nazionale il modo di essere della Mafia del Nord, più strettamente collusa con i cosiddetti “colletti bianchi”, pubblici e privati, e il modo di essere della Mafia del Sud più appariscente e plateale, per dir così, nell’esercizio della violenza e del crimine che danno ricchezza; ricchezza che, a sua volta, dal Sud approda in altri contesti territoriali per investimenti più certi e fruttuosi.
Temi interessanti, quelli ispirati dal saggio La Mafia è buona, sviluppati con chiarezza in modo efficace da Catello Maresca con la felice attitudine d’intuizione nell’interagire in modo proficuo con i giovani e le loro domande penetranti e per nulla scontate, facendo un interessante utilizzo di esempi di vita reale e quotidiana così com’è raccontata dall’informazione mediatica. Un modo duttile e coinvolgente, con cui il magistrato nel coniugare conoscenze giuridiche e di storia civile con le competenze professionali, ha reso semplice e agile l’approccio dei giovani alla complessità della materia; giovani, che, a loro volta, hanno evidenziato di ben conoscere il saggio di Maresca, avendone trattato in classe nei seminari di studio dedicati con i docenti di Diritto, avvalendosi per di più di filmati e documentari specifici. Una ricognizione di ampio respiro su atti e inchieste che ha conferito all’incontro un’impronta d’interesse marcato, evitando ogni banale genericità, premiando, invece, il rigore della conoscenza sociale ed economica delle mafie che conculcano le libertà e la democrazia nei contesti locali, nazionali e internazionali; rigore che va integrato dalle risposte di legislazioni coerenti e congrue, fatte osservare e rispettare in tutti gli ambiti da quelli interni a quelli internazionali. Un percorso arduo, ma da praticare con responsabile consapevolezza, per costruire una società migliore, che sia libera dalle mafie, dai loro metodi e dalla corruzione. Ed anche questo è il dato che è emerso dall’incontro dell’Auditorium del “Masullo–Theti”, protrattosi per oltre due ore, con l’impegno assunto dal magistrato Catello Maresca di incontrare di nuovo e quanto prima la comunità studentesca del presidio formativo di via Mario De Sena, per riprendere il filo discorsivo sui temi della Cittadinanza, della Legalità e della Giustizia .