Nulla d’imprevisto, anzi prevedibile in larga misura, se non scontato, visto il turbinio degli eventi che, direttamente o indirettamente, si è riversato nel giro di due settimane sul “primo cittadino”. Le dimissioni di Geremia Biancardi sono state al centro delle discussioni e delle analisi degli ambienti politici cittadini, per ritrovarsi sui “social” nelle tante rivendicazioni proclamate da questo o quel gruppo di generica identificazione: E si attendeva solo che fossero rassegnate. Attesa finita, visto che sono state formalizzate. La scelta di Biancardi si è concretizzata in mattinata nell’Ufficio di protocollo della segreteria del Palazzo comunale, a piazza Duomo. Un atto, che fa scattare i 20 giorni di pausa e riflessione politica prima che le dimissioni diventino irrevocabili, determinando l’automatico e conseguente scioglimento del Consiglio comunale, o siano ritirate dal “primo cittadino”, permettendo il rilancio generale dell’azione del Consiglio stesso. E’ il dilemma del “prendere o del lasciare”, con cui sul piano dell’etica civile devono confrontarsi Biancardi e le rappresentanze politiche della coalizione maggioritaria di centro-destra alla pari delle rappresentanze delle minoranze “civiche” e di centro-sinistra, facendo il bilancio di quello che hanno sviluppato nella prima parte della consigliatura, giunta al capolinea, per chiedersi se realmente è stato fatto tutto quanto era necessario agli interessi della città; e alla risposta che si daranno vanno aggiunte altre domande sulla possibilità di recuperare il terreno perduto nell’azione amministrativa nella restante parte del mandato da svolgere, per essere al servizio della città che è grande affanno e difficoltà sociale ed economica.
Le “carte” da giocare in questa fase sono tutte nelle mani della coalizione di centro-destra, che non è riuscita ancora a sciogliere i suoi controversi nodi problematici, tutti avviluppati all’interno del gruppo di Forza Italia, che detiene la maggioranza relativa nella coalizione; nodi politici, che si concentrano nell’antagonismo De Lucia–Trinchese in relazione al patto fiduciario, secondo il quale a metà consigliatura De Lucia dovrebbe cedere l’incarico di vice-sindaco e la delega di assessore ai lavori pubblici alla Trinchese, che “lascerebbe” la delega per i beni e le attività culturali da conferire a De Lucia. Sono i termini nudi e crudi di una questione che il primo passo di verifica all’interno di Forza Italia non sembra abbia risolto, annullando distanze e aspirazioni. E Biancardi è finito così tra due fuochi di equivalente forza e portata, decidendo per la presentazione delle dimissioni. Se questa decisione servirà a ricomporre la quadratura degli equilibri all’interno di Forza Italia e nella qualità dei rapporti con gli altri partner della coalizione restati alla finestra finora, saranno i 20 giorni di limbo, a dirlo.
La fase che si è appena aperta non esclude, anzi rafforza in via teorica e soprattutto istituzionale, il ruolo delle minoranze nell’azione di impulso, per rendere risolvibile la crisi, se ci sono le condizioni politiche e di prospettiva per il bene della città, o accelerarne l’epilogo, se tali sbocchi non si intravedano. La coalizione maggioritaria ha responsabilità marcate rispetto all’elettorato, da cui ha acquisito un mandato pieno di fiducia politica oltre due anni fa. E su questo non c’è alcun dubbio. Ma nella partita sono ben coinvolte le minoranze, in ragion del mandato fiduciario ricevuto dai cittadini. E’ il momento propizio per aprire lo scacchiere della politica cittadina rendendolo di piena visibilità e senza travestimenti con maneggi in “camere segrete”, estranee ai comuni cittadini.