Gianni Amodeo
Lungo i tornanti della storia umana s’incontrano pensatori e autori che non solo rappresentano vive testimonianze dei loro tempi, ma proiettano anche e soprattutto le visioni e concezioni di cui si fanno interpreti al di là della loro epoca; sono pensatori e autori nelle cui opere e vicende biografiche si leggono e ritrovano quelle impronte marcate e quegli acuti e penetranti messaggi che parlano alle generazioni delle età successive senza incontrare limiti e diaframmi di alcun genere, intrecciando e sviluppando semmai dialoghi densi di contenuti, come in viva e palpitante configurazione sincronica che abbatte le frontiere e non conosce confini temporali.
E ’-questa- la prospettiva, in cui si colloca Giordano Bruno, il Nolano per antonomasia, come prediligeva definirsi in omaggio alle proprie elaborazioni di pensiero, l’ Accademico di Nulla Accademia, come era solito rappresentare la propria condizione di esclusiva ed unica dedizione alle proprie convinzioni frutto di lunga ricerca e profonda meditazione, commisurata con i multiformi e complessi fermenti politici, culturali e religiosi della sua età in un’Europa inquieta e alla ricerca di una propria dimensione, mentre le si erano aperti gli scenari del Nuovo mondo sulle rotte atlantiche disegnate da Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. E’ la prospettiva, nella quale si colgono ben evidenti, chiari e netti i segni che lo rendono tra le poche, ma forti e interessanti figure che sulle tracce della cultura umanistica e rinascimentale, arricchita e ampliata dagli slanci della rivoluzione scientifica che dischiusero le vie della conoscenza dell’universo spazio, connotano e alimentano gli albori e gli slanci della modernità, al cui centro è posta la dignità dell’uomo.
E con Bruno nel grande libro del sorgere della modernità, che dischiude gli orizzonti delle nuove visioni del mondo, si collocano Niccolò Copernico e Galileo Galilei. Un trittico di eccezionale levatura culturale, quello composto dal Nolano, dal Polacco assertore della Scienza astronomica che supera il geocentrismo e dall’ Italiano di Arcetri che nel coniugare il Sapere matematico e il Fare sperimentale legge i movimenti degli astri nelle loro dinamiche cosmiche senza astruserie fantastiche; e proprio nelle loro traiettorie di pensiero e opere, seppure distinte e diversificate negli ancoraggi dei saperi, sussistono legami e interazioni che conferiscono senso di compiutezza alla trasformazione epocale impressa dalle loro concezioni alla vicenda dell’umanità sullo scenario della storia.
Giordano Bruno con la varietà e complessità delle sue opere, con le vicende di vita che lo rendono cosmopolita per eccellenza e certamente precursore dello spirito europeo per i rapporti diretti e di studio vissuti in Inghilterra e Germania in particolare, interloquisce con il Nostro tempo,attraversato dai processi della permanente innovazione tecnologica, dettata e sorretta dalle dinamiche dell’informatica, della cibernetica e della robotica, che sembrano plasmare il mondo terrestre ad un’unica entità globalizzata senza barriere, restituendo alla parola confine della geopolitica tradizionale il valore etimologico sostanziale del lemma latino cum–finis, in cui prevale il significato intensivo di cum che connota l’ essere insieme, il senso dell’umanità accomunata con se stessa nella radicalità dell’identico e universale destino di vita. Ed è l’unica entità che pare innestarsi in pieno nel prospetto degli “infiniti mondi”, di cui il Nolano è interprete e teorico, spesso utilizzando la sferza della satira e dell’ironia pungenti che nullificano mistificazioni e false credenze. Un modo rivoluzionario di concepire il rapporto tra uomo e mondo, tutte le forme viventi e l’universo cosmo, la pluralità dei mondi nella trama dell’infinito.
Giordano Bruno parla soprattutto ai giovani che vivono gli scorci di questo primo ventennio del Terzo Millennio, facendo abile e veloce uso dei nuovi linguaggi, di cui la digitalizzazione è matrice fondante. E parla- anzi dice per l’efficacia discorsiva- loro con le opere calibrate sui saperi che, al di là delle apparenti diversità, sono intrinsecamente correlati, dalla letteratura alla scienza, dai miti alle religioni, dalla filosofia alla scienza, che confluiscono nella conoscenza, che affranca l’uomo dalla condizione ferina e lo rende libero, interagendo con gli altri per l’evoluzione della società. Ed è la conoscenza che struttura e dà linfa al grande motore dell’umano incivilimento. Giordano Bruno parla– anzi dice nel senso precitato- ai giovani anche e soprattutto per la coerente testimonianza con cui visse il proprio pensiero, fino a subirne l’assassinio e il martirio sul rogo di Campo de’ Fiori per opera del Tribunale dell’Inquisizione, il braccio violento dell’assolutismo ecclesiastico.
Una testimonianza di coraggio che diffonde e veicola il messaggio dell’importanza della conoscenza libera senza limiti pre-costituiti e senza pre-giudizi; conoscenza, che si conquista gradualmente e senza le presunzioni dell’ ” Ipse dixit”, perché gli orizzonti dello scibile sono molteplici e variegati. E un traguardo cognitivo raggiunto, apre i percorsi per altri traguardi. Ma Giordano Bruno parla e ancora di più dice ai giovani, esortandoli a compiere imprese forti e di significativa umanità, senza piegarsi di fronte agli ostacoli e alle sconfitte. Un esempio di vita.