di Gino Pappalardo (ex segretario Pd Nola)
Argomento di campagna elettorale e quindi argomento delicato da trattare. Sicuro però che dopo il 26 maggio tutto tornerà nel dimenticatoio, visto i gravosi e difficili problemi che dovrà affrontare la prossima amministrazione cittadina, trovo il “coraggio” di fornire la mia testimonianza sugli eventi che hanno riguardato tale argomento.
Quindi premesso che gli autori del “misfatto” sono schierati sia da una parte che dall’altra, non penso di poter essere accusato di partigianeria nelle querelle in corso.
Piazza D’Armi è un argomento, così come trattato, riduttivo di una realtà cittadina molto più grossa e importante. Si parla e si discute di una parte della problematica.
In un programma elettorale in gestazione dalla mia parte politica, programma rimasto poi nel cassetto per le note vicende che mi hanno interessato, il progetto “Piazza D’Armi”, nella sua interezza sarebbe stato il cuore delle attività e del futuro della Città di Nola. Avrebbe richiesto anni di impegno, professionalità elevate, risorse enormi ma a portata di mano.
Tutto questo per testimoniare che quando il Consiglio Comunale di Nola affrontò l’argomento di modifica del Piano Regolatore, nella parte riguardante la classificazione dell’area, ero presente in aula.
E quando l’ACEN, associazione costruttori napoletani, organizzò un apposito convegno presso la Camera di Commercio di Napoli, alla presenza di De Luca, governatore della Campania, anche allora fui presente. In entrambi i casi molti attori della attuale querelle non li ho visti, né si sono espressi. Ma questa è campagna elettorale!
Quindi nel merito:
In Consiglio Comunale, svoltosi non nell’aula municipale, fu portata una variante al Piano Regolatore che mirava a rendere più appetibile un futuro impegno dell’area. In effetti si rimuovevano dei vincoli esistenti per rendere più conveniente l’area per eventuali successivi interventi da parte di privati, visto che l’utilizzo pubblico era già stato varie volte escluso perché non conveniente o non rientrante nei piani dell’amministrazione in carica e che comunque tali vincoli ne condizionavano la destinazione.
“Delibera N. 210 del 02/12/2015: Il Comune di Nola al fine di promuovere iniziative di valorizzazione del patrimonio pubblico volte allo sviluppo economico e sociale, ha presentato all’Agenzia del Demanio una proposta di recupero dell’immobile dell’ex Caserma Cesare Battisti, attraverso il cambio di destinazione d’uso dell’area su cui essa sorge (PROT. 7568 DEL 30.03.2015). Al fine di poter consentire future utilizzazioni, il Comune si è reso disponibile nei confronti dell’Agenzia del Demanio a conferire alla medesima area una destinazione urbanistica ad attrezzature collettive, compatibili con la tipologia costruttiva dell’immobile monumentale.
In data 7.05.2015 prot. 10944 l’agenzia del Demanio ha comunicato l’esito favorevole alla proposta di recupero.
I suoli oggetto della presente variante urbanistica, risultano inseriti in un più ampio contesto avente la medesima destinazione urbanistica di PRG, ovvero “zona H – attrezzature di interesse comunale”; In considerazione delle novellate esigenze normative gli elaborati della presente variante propongono di imprimere la destinazione urbanistica “zona G2 – attrezzature di interesse collettivo.”
Ricordo che allora tutti i consiglieri della maggioranza votarono compatti per alzata di mano la modifica. Quindi “chi non è peccatore scagli la prima pietra”!
Al dibattito parteciparono anche rappresentanti di un’associazione dei commercianti Nolani, che fortemente avversavano l’argomento perché secondo loro comprometteva il già critico momento che i commercianti di Nola stavano vivendo. Il fatto che ad anni di distanza, rimanendo Piazza D’Armi nello stato attuale, cioè inalterato, il commercio a Nola non abbia mutato in meglio la propria sorte, anzi ponendosi in uno stato quasi comatoso, ha dimostrato che l’eventuale destinazione d’uso dell’area, parzialmente a zona commerciale, non avrebbe cambiato le sorti del commercio cittadino.
Ricordo ancora che sull’evento scrissi il giorno dopo, che la maggioranza di coloro che avevano votato la modifica non conoscevano nemmeno l’argomento che stavano votando. (Fui convocato successivamente da alcuni di loro in una saletta del Municipio e invitato energicamente a pubblicare una rettifica di quanto scritto. Altrimenti ne avrei affrontato le conseguenze. Chiaramente non ci fu rettifica da parte mia e, ad onor del vero, nemmeno conseguenze visibili. I soggetti sono attualmente presenti, come candidati, da entrambe le parti in scena.)
La modifica fu approvata e credo che fu la spinta che poi dette luogo all’incontro napoletano (anche se poi si è saputo che uno studio di fattibilità in merito era già stato fatto dall’ACEN).
L’ACEN, Associazione Costruttori Edili Napoletani, affrontò l’argomento come un caso di studio e elaborò un progetto presentato alla Camera di commercio di Napoli. (Facilmente reperibile in internet). Tale progetto fu presentato alla presenza di Vincenzo De Luca, da poco governatore della Campania e degli amministratori Nolani (per la verità non tutti, anzi).
Il progetto generale non si limitava, soltanto alla ex caserma C. Battisti, ma prevedeva l’utilizzo anche di parte degli spazi adiacenti.
Dal documento distribuito in sala: <<La connotazione dell’intero complesso è quella del “Federal Building”, concentrando nell’edificio una serie di uffici e servizi dispersi per il territorio Nolano>>
Inoltre <<Poiché le dimensioni dell’ex caserma sono rilevanti, alla parte pubblica è stata affiancata una quota di spazi e di possibili funzioni (da affidarsi a soggetti privati) quali il commercio, la ristorazione, l’artigianato, attività terziarie, culturali, formative e ricettive. Si sottolinea che tutte le proposte di cui al presente SdF sono conformi a quanto descritto e previsto dalla Variante urbanistica predisposta dall’Amministrazione Comunale”.
Ulteriore elemento fortemente innovativo, che sostanzia la fattibilità della proposta, è quello relativo al modello di attuazione attraverso l’introduzione di un soggetto gestore, nell’ambito del “facility management”, che assicurerebbe nel tempo la manutenzione e l’efficienza del bene, oltre alla fase iniziale di valorizzazione>>.
Con qualche piccola imprecisione, il documento illustra lo stato attuale dell’immobile, alcuni cenni storici, il contesto ambientale e paesaggistico, i vincoli esistenti e i cambiamenti introdotti con la variante al Piano Regolatore. L’intero progetto avrebbe riguardato circa 29.000 mq, su gli oltre 55.000 dell’area, con una parte coperta di quasi 10.000mq.
Il progetto era corredato anche di un Business Plan, con relativo ROI (Return of Investment) che stabiliva il costo e il ritorno dell’investimento. Si parlava di circa 31 milioni di euro di costo, fra pubblico e privato, tempo di realizzazione 2 anni, e un Pay-Back (ritorno dell’investimento) di 7 anni. Il beneficio economico per la PA in 20 anni veniva calcolato in 41,5 milioni di euro.
Problemi e critiche personali relative al progetto:
Premesso che per il sottoscritto non costituisce un problema il fatto che l’ACEN abbia elaborato un SdF prima della modifica al Piano Regolatore. Avviene spesso che “portatori di interessi” si rivolgano ad una comunità con un progetto già ideato, magari anche con finanziamenti pronti, sta poi alla comunità/amministrazione decidere in merito. Non mi meraviglia poi che si tolga qualche vincolo che ne impedisce un uso, se si vuole fare qualche cosa bisogna prima di tutto renderla possibile. E’ soltanto un problema di scelte e ci si fa carico delle conseguenze. La cosa peggiore, di fronte ad un problema come questo è il non fare niente, come successo!.
Il primo aspetto da affrontare e risolvere era quello della proprietà dell’immobile o di una sua parte essenziale al progetto. Il Demanio ne era il proprietario!
Nel 2016 lo Stato propose il Federalismo Demaniale, in quanto queste proprietà risultavano avere un costo enorme senza produrre benefici, e quindi, era logico dismetterle. Il Comune di Nola, non afferrò l’occasione, perdendo così la possibilità di acquisire l’intera area. Frutto già di una scelta? In contraddizione con quanto si pensasse che si andava a fare.
Il progetto si occupava soltanto di una parte dell’area, trascurandone circa il 50% dove esistevano e tuttora esistono gravi vincoli strutturali e di servizio. Cosa sarebbe avvenuto con il campo sportivo? E la struttura del Museo della Cartapesta? La riqualificazione della stazione della Vesuviana con le problematiche dei passaggi a livello? E i collegamenti con il resto della Città? Il mercato settimanale? Tutti elementi trascurati che avrebbero inciso notevolmente sul risultato dell’operazione.
Nel calcolo del ROI non veniva considerato il costo degli interessi passivi. Procedura contabile corretta, ma i soldi costano, e quindi nel ritorno dell’investimento gli interessi hanno un peso.
Infine il “Facility Management”, gestire in contemporanea strutture pubbliche e private ha sempre costituito un grosso rischio per il pubblico. Se il privato affronta un momento di crisi e quindi non è in condizione di affrontare le spese di gestione correnti, sarà il pubblico che dovrà fare fronte, pena la sospensione dei servizi in oggetto. Quindi separare le due gestioni, anche se con costi più elevati, sarebbe una cautela dovuta verso la parte pubblica.
Per tutto quanto espresso, visto le attuali difficoltà in cui versa il Comune di Nola, visto la non chiarezza di idee che circonda l’argomento, ma allo stesso tempo tenendo conto dello stato di pericolo che l’argomento costituisce per l’intera Città, ritengo arduo se non impossibile allo stato, immaginare altro che una discussione da campagna elettorale. Il problema esiste, è grosso e pertanto si richiede una Amministrazione all’altezza capace di affrontarlo. A questo punto non interessa cosa ne farete, interessa che facciate qualcosa. Lo stato di degrado e abbandono dell’area la rendono “una bomba ecologica” per la Città. Rimango pessimista!