La proposta della Giunta– Minieri per la dichiarazione ufficiale di dissesto economico dell’Ente di piazza Duomo sarà all’esame del civico consesso il 26 agosto. Il deliberato dell’Esecutivo vagliato dalla Commissione consiliare per il bilancio, presieduta da Antonio De Lucia. Alla base del provvedimento senza vie d’uscita, le criticità non soltanto di ordine economico e finanziario, ma anche di profilo organizzativo con il correlato sotto–dimensionamento del personale.
di Gianni Amodeo
La decisione finale spetta al Consiglio comunale, convocato dal presidente Rino Barone in prima seduta il 26 agosto -alle ore 10,00- e in seconda seduta il 27 agosto, stesso orario. E, al di là dei contenuti e degli sviluppi che connoteranno il dibattito in assemblea, l’esito, se non del tutto scontato, tuttavia, si prospetta con larga probabilità già segnato con l’approvazione – a maggioranza o all’unanimità, resta da verificare- del deliberato della Giunta–Minieri, in ordine alla proposta della dichiarazione di dissesto economico e finanziario dell’ Ente di piazza Duomo; proposta forte e d’impatto radicale, che ha rappresentato il primo fondamentale atto politico e amministrativo della Giunta appena costituita – dopo il voto di ballottaggio dell’11 giugno- e presentata dal “Primo cittadino” con l’enunciazione delle linee programmatiche dell’azione amministrativa approvate all’unanimità dall’assemblea, in aderenza allo spirito e all’auspicio del generale rinnovamento e progresso della città sul piano della modernizzazione, nucleo centrale del programma elettorale proposto dalla coalizione civica Pro– Minieri sindaco.
E che si vada verso l’accoglimento della proposta di dissesto è avvalorato, per dir così, dalle risultanze di tre riunioni, in cui è stata impegnata la Commissione consiliare per il bilancio, presieduta dal dottore commercialista Antonio De Lucia, ponendo sotto analisi i deliberati approvati dalla Giunta – n. ro 2 e n. ro 3 del 30 luglio- relativi sia alla salvaguardia degli equilibri di bilancio e all’assestamento generale di bilancio per il 2019, sia alla dichiarazione di dissesto finanziario appunto. Un vaglio di analisi condotto in modo articolato e approfondito anche con la partecipazione dei funzionari amministrativi del Settore finanziario e tributi, dottor Giovanni Fusco e dottor Salvatore Fattore, dell’ Avvocatura comunale, l’avv.to Maurizio Renzulli, oltre che con la partecipazione dell’assessore al bilancio, il dottor Antonio Galasso e dei componenti del Collegio dei revisori dei conti, dott.ssa Rosanna Perrupato e dottor Luca De Franciscis.
In sostanza, l’attività della Commissione ha confermato il graduale e progressivo incremento delle criticità in atto, fino a determinare il completo ribaltamento dello scenario, in virtù del quale il Commissario straordinario con l’esercizio dei poteri del Consiglio comunale, il prefetto Anna Manganelli, il 2 febbraio scorso aveva deliberato il Piano di riequilibrio finanziario, il cosiddetto Piano di pre-dissesto; ribaltamento,che nel volgere di pochi mesi ha reso impraticabili le necessarie e irrinunciabili azioni previste, per rimettere in sesto i conti e l’agibilità economica minima ed essenziale. Di qui, la convalida di fatto della proposta della Giunta per la dichiarazione di dissesto, non essendo più percorribili le strade del meno invasivo pre- dissesto, inteso e percepito come fallimento soft e sostenibile, pur restando tale per la città. Una soluzione- quella del dissesto– diventata così inevitabile e senza vie di uscita, accentuata dai pesanti limiti di organizzazione burocratica, ma anche dal sottodimensionamento del personale.
Nel passaggio dal pre – dissesto possibile al dissesto da deliberare, sono emerse- alla luce di successive ricognizioni del Settore competente- ulteriori criticità nello stato dei conti economici dell’Ente di piazza Duomo, passando dalla soglia degli oltre 30 milioni di disavanzo e indebitamenti vari – funzionale a far approvare il Piano di riequilibrio – alla massa di passività superiore ai 40 milioni. Un mutamento di rotta in direzione del dissesto senza alternative di legge percorribili, come si desume dalle prese d’atto, a cui è approdata la stessa Commissione con le verifiche sviluppate. Uno stato di difficoltà, accentuato persino dalla mancanza di liquidità di cassa. Un dato tutt’altro che sorprendente, anche e soprattutto per l’intervenuta paralisi nelle attività delle riscossioni di tributi e indennità; paralisi attribuita al sotto-dimensionamento del personale di servizio.
E’ una paralisi per molti aspetti sconcertante, a cui corrisponde, per quanto risulta nei rilievi statistici, il pesante blocco di evasione dal pagamento delle tasse e tariffe comunali comprensivo di oltre quattro mila utenze. E’ il blocco, che – insieme con contenziosi giudiziari in corso che valgono alcune decine di milioni e con il sostanzioso corredo dei debiti fuori bilancio di lunga incubazione che spuntano come … funghi, d’improvviso e per ogni stagione- spiega il dissesto in dirittura d’arrivo. Ed è il primo nella storia politica e amministrativa della città, che, però, è ben ricca di suo, con il solo patrimonio immobiliare di cui dispone. E, al netto di tutti gli altri patrimoni immateriali che vanta nella sua millenaria vicenda. Senza dire della funzione attrattiva del territorio comunale, in cui operano 27 sportelli bancari, e il sistema integrato della logistica e del terziario avanzato, contrassegnato da Cis–Interporto –Vulcano buono.
Un punto, quello del dissesto e di ciò che rappresenta al di là degli aspetti di stretta contabilità economica, su cui la politica cittadina in tutte le sue articolazioni ed espressioni dovrebbe pur interrogarsi, facendo auto-critica responsabile. E tracciare la linea di rilancio nel fare e nel saper fare, a favore della città e della sua crescita sociale. Il dissesto, per quanto traumatico, può costituire una straordinaria opportunità evolutiva.