NOLA. Si all’economia civile e sociale e all’Europa solidale, no all’economia speculativa delle banche: forte e coraggiosa denuncia del vescovo Beniamino Depalma al Gigli-day

NOLA. Si all’economia civile e sociale e all’Europa solidale, no all’economia speculativa delle banche:  forte e coraggiosa  denuncia  del vescovo Beniamino Depalma  al Gigli day

NOLA. Si all’economia civile e sociale e all’Europa solidale, no all’economia speculativa delle banche:  forte e coraggiosa  denuncia  del vescovo Beniamino Depalma  al Gigli dayDalla nota di lunedì scorso, ispirata dalla Memoria dedicata – nella concelebrazione eucaristica- a Paolino di Bourdeaux, per ricordarne l’esemplarità di vita vissuta nel segno dell’accoglienza e dell’ospitalità verso il prossimo e i più bisognosi alle riflessioni sulla crisi economica del presente e sulle fibrillazioni che attraversano la realtà geo-politica dei nostri giorni; riflessioni, espresse a braccio sul sagrato della Basilica di Santa Maria Assunta in Cielo, dopo la benedizione impartita ai Gigli. Sono stati i percorsi, compiuti dal vescovo Beniamino Depalma, per focalizzare le tante e contraddittorie sfaccettature, con le quali si connota e identifica la contemporaneità, con nodi problematici che gli uomini, le classi politiche e dirigenti non sono in grado di sciogliere, o non vogliono sciogliere. Un’analisi puntuale, per evidenziare l’irrinunciabile e non più eludibile ricerca di quel senso e di quelle direzioni di cammino, che aiutino a comprendere la realtà. Sono il senso e le direzioni di cammino, il cui smarrimento o assenza, aggrava le criticità, acuisce le inquietudini, esaspera le incertezze. E la ricerca di senso e delle direzioni di cammino da intraprendere, può essere favorita dalla bussola d’orientamento dell’etica cristiana.

La nota, ispirata dalla Memoria evocativa del Santo, era valsa a renderne attuale il pensiero e le opere, con i riflettori aperti sulle convulse e drammatiche vicende dei migranti, in fuga da sempre dalla miseria, dalla fame e dalle guerre, che costituiscono le tremende e profonde piaghe dell’ Africa sottosviluppata e del tormentato Mediooriente. E’ la constatazione dell’esistente, per esortare l’Europa e con essa “le città della Diocesi” a non costruire Muri sociali eideologici” di rifiuto inumano verso l’altro, il migrante di necessità, bensì Ponti di generosa ospitalità e accoglienza umana. Un appello, a raccogliere soprattutto e senza remore quel “grido di dolore che giunge dal Mediterraneo”, che resta senza ascolto. E così il Mediterraneo, cuore della civiltà occidentale, crocevia di culture da quella arabo-africana a quella greco-romana e cristiana, spazio di scambi e commerci, non è più Mare aperto e di speranza per i migranti, che aspirano soltanto alla normalità del vivere.

IL GIGLI-DAY, OVVERO LA PARTECIPAZIONE POPOLARE METAFORA DELLA VIVA E COINVOLGENTE COESIONE CIVILE

NOLA. Si all’economia civile e sociale e all’Europa solidale, no all’economia speculativa delle banche:  forte e coraggiosa  denuncia  del vescovo Beniamino Depalma  al Gigli dayNel Gigliday, le riflessioni del presule, dopo la pausa di raccoglimento e di cordoglio per le vittime degli attentati terroristici di Tunisia, Lione e Kuwait, sono state improntate dai saluti di ringraziamento, diretti a tutti coloro che – come dire l’intera città- a vario titolo, in ambito istituzionale ed associazionistico, sono artefici e protagonisti della Festa eterna, segnatamente i Maestri di festa, i Comitati e le “Paranze” dei “cullatori”;  e saluti di calda vicinanza, Depalma, ha indirizzato agli ammalati e pazienti assenti dall’ Evento, ma partecipi con il sentimento della devozione. E sul versante dell’”assenza”, Depalma ha innestato il tema del “lavoro che non c’è ”. Una condizione di “esodo ”, che perdura da anni per coloro che un’occupazione lavorativa avevano, ma che l’hanno perduta, senza più ritrovarla, sotto gli effetti della crisi che non trova vie di uscita. E’ la condizione che opprime- e deprime- i giovani, per i quali le porte del lavoro continuano a restare sbarrate. Un “esodo” – particolarmente espressivo l’uso della parola di ascendenza biblica, per rappresentare il dramma sociale in atto- che nelle le comunità cittadine dell’area diocesana fa avvertire la durezza del suo peso sulle famiglie. La negazione del lavoro è la negazione della dignità dell’uomo, come persona e come cittadino.

E’ lo scenario, che lascia interdetti, ma che non ci si può soltanto limitare alla semplice constatazione, accettandone le conseguenze nell’inerzia della rassegnazione e nella sterile passività. E le possibilità, per uscire dal tunnel si collocano in un generale ri-pensamento della società e dei suoi modelli finora osservati e praticati. Due sono le prospettive- sostiene il vescovo Depalma– a cui è necessario ancorare il presente e il futuro della società. Una risiede nei fondamenti della concezione dell’ Economia sociale e civile, teorizzata da Antonio Genovesi nel ‘700 , e l’altra nella configurazione e nel cambio di passo che l’ Europa comunitaria è chiamata a darsi, uscendo dai coni di fitta ombra degli occhiuti particolarismi e egoismi, che, per se stessi, sono in stridente contrasto con l’idea di …Unione \ Comunità.

La visione di Genovesi, tra i maggiori e più autorevoli Maestri della Letteratura economica, è incentrata sull’etica delle virtù, che premia il privato e la sua capacità di intraprendenza, nel contesto del bene comune prevalente, ch’è valore a sé. In questa visuale, l’ Economia produttiva e reale va restituita alla sua funzione dinamica. E sul punto, netto chiaro e coraggioso, il giudizio di Depalma sul ruolo delle banche, chiamate ad essere istituti di credito, in grado di far rete di supporto all’economia che produce e dà lavoro ; ruolo, a cui, invece, hanno rinunciato, scegliendo le strade dell’economia finanziaria, che vive di speculazione con avido cinismo. E su questo itinerario auspicato non può che collocarsi l’ Europa comunitaria, che sappia aggregare e integrare i popoli del vecchio continente. E quella attuale è l’ Europa degli interessi economici.