di Gianni Amodeo
Appare come città sospesa e incerta di sé, Nola, quasi in attesa del sempre più sfuggente Godot salvifico, mentre prova ad orientarsi nella giostra delle voci fatte circolare ad arte sui probabili per quanto immaginati- e immaginari- “protagonisti” della tornata di primavera prossima, quando sarà chiamata ad eleggere gli organi di governo dell’Ente di piazza Duomo, prescindere dalle idee e visioni che professano. Un appuntamento, quello di maggio 2019, che segna l’epilogo anticipato del ciclo amministrativo che ha tradito in larga parte le aspettative prefigurate dagli impegni e dagli obiettivi del progetto programmatico proposto nel maggio del 2014, con cui la coalizione di centro-destra e delle liste “civiche” connesse era stata confermata con ampio consenso alla guida dell’amministrazione della città.
Una conferma fiduciaria che aveva tutte le caratteristiche di avvalorare il senso della continuità da dare all’azione del precedente quinquennio concluso nella normalità e sviluppata con incisività nel segno di importanti iniziative e manifestazioni soprattutto sui versanti della valorizzazione del patrimonio storico-artistico e archeologico del territorio, sull’abbrivio dell’importante riconoscimento–Unesco, conferito alla Festa dei Gigli, che costituisce un autentico e consistente volano per strutturare la messa in rete sistematica di tutte le cospicue eccellenze esistenti in città, integrandola con il completamento e la piena agibilità sia delle strutture del Parco archeologico di via Vincenzo La Rocca che del Parco didattico del Villaggio preistorico di Croce del Papa inaugurato qualche anno fa, ma ancora off– limits per i visitatori, senza alcuna ragionevole spiegazione, pur trattandosi di uno straordinario attrattore culturale, per il quale sono stati investiti circa quattro milioni di euro, in totale. Un quadro di deciso interesse, che, per di più, aveva fatto registrare anche la convergenza programmatica ed operativa di tutte le rappresentanze parlamentari del territorio, con significativi progetti normativi diventati legge ed ispirati proprio dal riconoscimento–Unesco.
Opportunità e colpevoli rinunce
Era- come è tuttora tale- la condizione vantaggiosa per un percorso che pure era iniziato, dopo il voto del 2014 , con auspici davvero positivi e compiuto dalla coalizione maggioritaria in armonia d’intenti per poco più di anno, per incontrare, però, i primi ed imprevisti inciampi già nel 2016, con il punto di grave e sorprendente criticità toccato a febbraio del 2017 , con le dimissioni presentate dal sindaco Geremia Biancardi. Una scelta drastica e risoluta, con cui il “ primo cittadino” puntò a far scattare lo stato di deterrenza del “tutti a casa” per rimettere ordine nelle file della coalizione e “neutralizzare” i personalismi che la condizionavano; personalismi, della cui entità fattuale e con quali reali ricadute sull’azione amministrativa, nulla, tuttavia, è risultato di pubblica conoscenza né se ne sono mai compresi in pieno gli aspetti politicamente significativi, se non quelli delle difficoltà a “far rispettare” l’accordo pre-elettorale che prevedeva l’alternanza nella carica di vice-sindaco, tra l’assessore Enzo De Lucia– primo destinatario della funzione- e l’assessore Cinzia Trinchese. Un questione di puntiglio o di lana caprina, messa così. Ma tant’è.
Certo è che di riffa e di raffa la via dell’osservanza dell’accordo per l’alternanza si trovò, con Trinchese vice-sindaco e deleghe assessorili per i beni culturali e l’arredo urbano, così come il sindaco Biancardi revocò le dimissioni alla scadenza dei canonici 20 giorni dalla presentazione, “salvando” la consiliatura, che poteva riprendere slancio ed operatività piena. In realtà,la soluzione era più apparente che reale, dal momento che Biancardi assunse nell’esercizio delle proprie funzioni anche le deleghe assessorili di maggiore peso e consistenza. Una scelta, quella del “primo cittadino”, che denotava difficoltà nella ricomposizione degli equilibri interni alla coalizione e nei rapporti tra le sue “componenti”.
Lo sfarinamento e l’autolesionismo
In realtà, lo sfarinamento era diventato irreversibile, come dovevano incaricarsi di dimostrare le vicende dell’anno in corso, fino alla conclusione anticipata della consiliatura per la mancata approvazione del bilancio di previsione del 2018, in combinazione con il mancato “via libera” al bilancio di rendicontazione del 2017. E il “tutti a casa”, sancito a maggio scorso, apriva la corsia per l’ennesima gestione commissariale prefettizia dell’Ente di piazza Duomo. Una defaillance per autolesionismo “incorporato”, con cui la maggioranza di centro–destra decideva di ”licenziarsi” spontaneamente e per implosione dal governo cittadino, venendo meno al mandato fiduciario ricevuto, mentre la minoranza di centro–sinistra con le “civiche” collegate– restata costantemente defilata sui problemi reali della città- in parte era già evaporata o addirittura era approdata nelle file della stessa maggioranza, votandone atti e decisioni. Un quadro di fatti fortemente marcato dai connotati del sostanziale fallimento dell’intera compagine amministrativa eletta quattro anni fa. Il tutto nel vuoto pneumatico dei partiti, inerti e … inetti nell’elaborazione di un coerente discorso pubblico e nell’azione di stimolo verso l’amministrazione, per dare risposte concrete alle problematiche e ai bisogni sociali diffusi sul territorio. Uno stato di lassismo e di immobilismo che la città non meritava. E non merita affatto.
Il reset della gestione commissariale e 24 milioni di tributi non più esigibili
Gli scenari in formazione
Si collocano- in questo contesto- i primi sei mesi della gestione commissariale del Palazzo di città, con la guida del prefetto Anna Manganelli. Un bilancio d’amministrazione ordinaria, secondo le competenze di legge, ma soprattutto di ordinata gestione, facendo funzionare con la scopa dell’efficacia pulente nei settori in cui è articolata l’assetto burocratico e dirigenziale dell’ Ente di piazza Duomo ed approvando il bilancio di previsione del 2018, con l’obiettivo puntato a fare soprattutto chiarezza sullo “stato dei conti economici”, rispetto alla rendicontazione del 2017, vero e proprio “punto dolente” della situazione generale delle finanze comunali. E la linea della piena ed oggettiva ricognizione nel definire gli ambiti dei residui attivi e dei residui passivi ha fornito già significativi riscontri, attestando, tra l’altro, le ragioni di tecnica amministrativa e ragionieristica che “impongono” dell’eliminazione di 24 milioni di euro dal prospetto di riscossione a favore dell’amministrazione comunale. Sono 24 milioni, che corrispondono a crediti ritenuti inesigibili del tutto o pressoché inesigibili, con registrazione che si protrae dal 2007 agli anni successivi. E sono crediti che, in larga parte, fanno riferimento a tariffe per servizi e forniture comunali. Ma- questo- è un capitolo ancora aperto, anche se è opportuno averne fatto un rapido cenno, mentre meritano …. considerazione le voci “correnti” sugli scenari delle elezioni primaverili; “voci” da prendere con il dovuto beneficio dell’inventario.
Nello scenario di centro–destra, con Forza Italia azionista di maggioranza assoluta da oltre venti anni in tutti gli appuntamenti elettorali in città – nazionali, regionali e comunali- prevalgono, al momento, i fattori di divisione su quelli di coesione, specie sul fronte degli “azzurri”. Una componente farebbe riferimento ad Enzo De Lucia, già vice sindaco e assessore, con poteri di delega amministrativa nella popolosa frazione di Polvica, l’altra si rapporterebbe all’ex-sindaco Geremia Biancardi e all’ex-assessore Cinzia Trinchese. Una frattura, per la cui composizione è impegnato il parlamentare di collegio, Paolo Russo. La new entry nello schieramento data per certa, è costituita dalla formazione della lista rappresentativa della Lega, di cui è coordinatore Luciano Parisi, già vice sindaco e assessore, da oltre venti anni sulla scena politica cittadina e base elettorale nella frazione di Piazzolla.
Altra new entry considerata certa nell’agone primaverile, è rappresentata dal Movimento 5 Stelle, artefice dell’exploit del 4 marzo, superando la soglia del 50%. Un risultato ancorato al voto delle nuove generazioni, segnatamente nel pianeta-scuola e dell’Università. Il centro–sinistra e il Partito democratico sono in “movimento”, ma hanno difficoltà a fissare il proprio centro di gravità nello scenario cittadino, in cui il voto è da sempre sostanzialmente moderato e di orientamento conservatore. Una tendenza consolidata, in cui si innesta l’ipotesi della formazione di una formazione politico-amministrativa che farebbe leva sulle categorie professionali e sul ceto medio, recuperando il modello del “Risveglio civico” che a metà degli anni ’60 determinò l’elezione a sindaco del magistrato Giuseppe Giugliano, di matrice socialdemocratica, segnando lo scacco per l’allora Democrazia cristiana.
Di fatto, si avverte la sensazione che la politica cittadina, con i gruppi e ceti socio-familiari che si prefiggono di rappresentarla, non riesce a darsi una visione e un’idea del “che fare” per la città e per il territorio. E’ l’assenza del discorso pubblico e plurale a pesare gravemente.
E’ il Godot evanescente.