di Gianni Amodeo
Leggere l’autenticità del proprio io, facendo dissolvere i veli dell’ingannevole apparire e i paraventi delle fugaci illusioni, con la leva del consapevole auto– aiuto, che, senza particolari concessioni psicoanalitiche, è un po’ il conoscere se stessi nel proprio profondo e nella scarnificata essenzialità dei considerevoli limiti e delle diffuse fragilità, da cui è segnata irreversibilmente l’universale condizione umana. E’ il senso di Mayfly dello statunitense Keith Andreen.
Il valore dell’amicizia che si dipana nel corso degli anni, tra sussulti e ostacoli di vario genere, ma abbordabili e superati senza difficoltà particolari, saldando gli entusiasmi dell’età adolescenziale con il vissuto delle esperienze che conducono all’età adulta. E’ il valore che ha permesso la realizzazione del racconto filmato di Pentaclub del torinese Roberto Strazzarino. Un racconto, al cui centro è il sogno di Giò, Delfo,Max, Ricky e Paolo, ragazzi fantasiosi e intraprendenti, come tutti i ragazzi. E’ il sogno che fa vivere ai cinque la possibilità di gestire una sala cinematografica, in cui non saranno mai– e poi mai- film che inneggino alla guerra, a tutte le guerre.
Ambientato nel 1968 … il sogno dei cinque – non è il caso di evidenziarlo più di tanto- è restato tale, negli auspici e nei desideri. Al di là della finzione cinematografica, è la cruda realtà del racconto puntuale e dettagliato delle guerre dei nostri giorni, in pieno XXI secolo, a darne testimonianza e rappresentazione così come scivola in tempo reale, ora dopo ora, minuto per minuto, con plastica oggettività, forse neanche più suscitando commozione e turbamento, sugli schermi televisivi, smartphone e via seguendo. E sono scene di morte e distruzione che si susseguono in paradossale e inquietante continuità con le tragedie belliche dell’ intero XX secolo … finite sotto la bolla del triste oblio, al punto di … nazificare– cupo neologismo- gli ebrei e Israele nell’ impennarsi dell’anti–semitismo e dell’ anti–sionismo, come se nulla avesse insegnato il Secolo breve, avvolto e travolto nel funesto intrigo dei folli totalitarismi e delle ideologie senza umanità dei lager e dei gulag.
Ma, riprendendo il filo, sono proprio Mayflay e Pentaclub le produzioni, alle quali, rispettivamente, è stato conferito il premio del miglior cortometraggio internazionale e il premio del miglior cortometraggio italiano, per la II edizione del Theta short film festival, andata in scena nella multisala The Space del Vulcano buono, nella Città dei Gigli. E sulla loro scia per la sfilata sull’ideale red carpet del successo, s’incontrano, quale miglior corto della categoria–documentari, Central di Michal Bilinski; per la categoria del miglior corto di animazione, Impurfection di Chiang Yao; per la categoria della miglior regia, Nocturnal Burger di Reema Maya; per la categoria del miglior video musicale, Recall di Erik Jasan; per la categoria del miglior corto sperimentale The dawly night di Pasquale Mattia Gelorini; per la categoria del miglior corto realizzato da studenti, ecco spiccare La reve du capitaine di Charles Gourde, Yuan Zhao. La palma della migliore attrice, è appannaggio di Maria Verdi, interprete di Ce qui doit arriver, arrivera di Juan Miranda, per il attore è conferita a Pietro De Silva, interprete di Cablò di Giorgia Macrino. Per la migliore sceneggiatura, premiato Nascondino di Marco Torti.
Sono state due spettacolari serate da sold out, quelle vissute nello spazio di The Space, per la cerimonia delle premiazioni, con la proiezione dei trailer delle opere dichiarate vincenti delle categorie in rassegna e la lettura delle specifiche motivazioni; serate, condotte con stile e brio da Stefania Sirignano, anima di Radio Punto Zero, la storica emittente che brilla nel panorama regionale della Campania per la varietà della programmazione che propone, e Luca Coppola, in collaborazione con Antonio La Manna e Domenico Pianese. Gradevoli e applaudite le esibizioni di Giusy Papaccio all’arpa e di Sergio Amato alla chitarra, con il tributo danzato di Giorgio Melies di Giuseppe Messere. E tutta da osservare e ammirare, Thet\ arte, curata e allestita da Raffaela Vasco, con opere di artisti internazionali e italiani. Un tocco di classe.
Manifestazione nuova e innovativa per il territorio, il Theta short film festival indetta, indetto e organizzato al meglio dall’associazione Il Cinematografo, potendosi avvalere dell’importante direzione artistica di Antonio Riccardo Santorelli, ha superato in pieno il banco di prova, da cui era atteso. Un percorso appena intrapreso e ben promettente per il respiro internazionale e l’entusiasmo dei promotori, con eccellente background per il bello delle arti. E la riprova è nell’aver vagliato circa 400 opere, provenienti da oltre 30 Paesi, grazie anche e soprattutto alla partecipazione e al coinvolgimento delle comunità studentesche di Istituti e Licei, oltre che dei Forum dei giovani, dando vita a liberi e animati confronti dialettici di valutazione, in chiave di giurie. Un’apertura diretta verso il mondo audiovisivo, che parla e si esprime con i cortometraggi e il racconto dei documentari, leggendo e rappresentando la realtà nella ricchezza dei suoi profili, alla luce dei valori della libertà, della pace e della giustizia.