Il vescovo Beniamino Depalma ha esercitato la guida pastorale per 17 anni. Un’azione operosa nella diocesi di Nola, tra le piu’ antiche della cristianita’.
di Gianni Amodeo
E’ articolata e interessante la lunga scia delle “Lettere aperte” – dirette ai credenti e non credenti- con cui il vescovo Depalma, comunemente chiamato padre Beniamino, ha focalizzato i momenti più significativi del ministero episcopale che ha esercitato per 17 anni nella Diocesi di Nola, tra le prime ad essere istituita nel mondo cristiano e di cui sono stati promotori e antesignani San Felice vescovo e martire, e San Paolino di Bourdeaux, ch’era stato governatore della Campania romanizzata , convertito al messaggio del Vangelo, certamente tra le figure più acute e rappresentative del pensiero e della letteratura della Chiesa delle origini nel delineare la saldatura della romanità con la cristianità, quale matrice della civiltà dell’Occidente.
E’ la scia, in cui si ritrovano sia i motivi di riflessione che le “prese di posizione”, per rappresentare il “punto di vista” e le linee di orientamento dell’agire della Chiesa locale, quale comunità attiva nelle realtà territoriali, in ordine agli eventi liturgici, al dialogo tra le religioni, alle problematiche della disoccupazione, alle criticità ambientali, alla marginalità sociale, alla centralità della famiglia, ai temi di profilo etico e di morale pubblica, senza tralasciare gli indirizzi di valore con cui connotare le festività di devozione popolare, liberandole da indebite contaminazioni feticiste e strumentalizzazioni del tutto estranee all’autenticità della fede, in aderenza alle specifiche disposizioni emanate una decina di anni fa dalla Conferenza episcopale della Campania.
Sono “Lettere aperte”, che costituiscono una testimonianza caratterizzata nell’ambito religioso, dando la chiave di rappresentazione e di interpretazione delle modalità, con cui la Chiesa locale è chiamata a rapportarsi con le trasformazioni profonde innescate nella società dalla secolarizzazione, che, per molti versi, corre in parallelo con la scristianizzazione; modalità di rapporto che per i credenti sono complesse ed impegnative da vivere e praticare, ma ineludibili, per la promozione e la diffusione dei valori del Vangelo nella contemporaneità. E su questo versante le “Lettere” sui significati del Giubileo della Misericordia e del Sinodo diocesano.
In questo quadro si collocano le tre “Lettere” scritte da padre Beniamino nell’arco delle Festività natalizie, in coincidenza con il congedo dalla guida pastorale della Diocesi di Nola, tra le più estese della Campania ed inclusiva di un centinaio di comunità parrocchiali, i cui territori afferiscono alla Città metropolitana di Napoli e alle provincie di Avellino e di Salerno. Sono “Lettere”, che ricapitolano il senso della sua presenza operosa nel contesto diocesano, seguendo la stella polare del messaggio del Vangelo e dell’universalità degli ideali di vita cristiana.
DALLA PARTE DEI POVERI PER VIVERE I VALORI DEL VANGELO.
L’ESORTAZIONE AI GIOVANI PER IL SAPERE, L’APPELLO AI POLITICI
La prima “Lettera” prospetta e rivisita il punto focale, che conferisce perenne attualità di valore significante alla Natività di Gesù …” con una richiesta esigente, pressante, unica di prendere parte con i poveri, di stare dalla loro parte, perché chi sta dalla loro parte, sta con il Signore”. Citato il versetto del Vangelo di Matteo… “Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”, il presule evidenzia l’inadeguatezza e l’ingannevole e l’anomala idea di rappresentare “ un Dio neutrale, imparziale, di una sorta di arbitro. Abbiamo, invece, un Dio che nelle controversie del mondo prende parte decisamente per gli ultimi e i penultimi, con i poveri, i deboli, i fragili, i perdenti. La stessa cronaca evangelica della Nascita di Gesù non lascia adito a dubbi: i primi a ricevere il lieto annuncio sono gli umili pastori che vegliano sul loro gregge, non i re, non i potenti”. Una simbologia che si fa sostanza ad alta ed eloquente espressività.
Depalma sottolinea lo stato di spaesamento e di confusione esistente nella realtà di tutti i giorni nel diffuso disagio sociale e culturale che “… i vescovi, i sacerdoti, i laici impegnati nel sociale, le istituzioni pubbliche, la politica” non sono in grado di leggere, comprendere, fronteggiare e superare in positivo. Le ragioni di tanta impotenza e conclamata incapacità risiedono nella rassicurante autoreferenzialità, a cui è agevole e comodo concedersi come in un rifugio tranquillo, senza dare risposte concrete e di bene comune. C’è, però, una via da percorrere, per uscire dal circolo chiuso dell’autoreferenzialità del nulla – scrive il presule- ed è quella della capacità di “ decentrarsi dai filtri piccoloborghesi “ che impediscono di vedere ciò che accade nella realtà… “assumiamo – esorta- il punto di vista dei poveri. Impariamo una compassione che non è pietismo, ma assunzione sulle nostre spalle e nei nostri cuori di ciò che rende impossibile la loro vita”. Sono- queste- per padre Beniamino le condizioni necessarie e doverose da creare per il bene comune e la civile convivenza tra uomini e popoli, senza restare chiusi nelle trappole dell’indifferenza egoistica e particolaristica e nel fatalismo sterile.
E’ delineato così il cammino da compiere; cammino, che interpella i potenti, i ricchi e i più abbienti, a farsi carico delle loro responsabilità umane, civili e politiche, per rimuovere le cause delle diseguaglianze e delle ingiustizie esistenti nel mondo. E crescenti.
Si condensa, invece, in tre consegne ideali, invece, la “Lettera” destinata ai giovani. La prima consegna è controcorrente rispetto allo spirito dei tempi e recita… “studiate, leggete , riflettete; e più gli altri vi dicono che studiare e leggere è inutile, più gli altri sollecitano la vostra pancia, anziché il vostro cervello, più voi dovete rispondere, riscoprendo il gusto della cultura, del sapere e della meditazione”.
La seconda consegna esorta i giovani ad “imparare a stare vicino ai poveri: non scappate dal disagio, dagli immigrati che hanno attraversato il Mediterraneo; imparate a stare con loro, e imparate presto, prima di diventare diffidenti e indifferenti”.
Il dialogo con “Gesù, a tu per tu” è la nota dominante della terza consegna. E’ l’esortazione a trovare nel pensiero e nell’azione del Nazareno gli ideali, a cui i giovani sono chiamati nell’identificare e nel connotare la loro esistenza e la quotidianità del vivere.
La “Lettera” diretta ai parlamentari nazionali e regionali, sindaci ed amministratori comunali, dirigenti politici operanti sui territori indica un “cordiale indirizzo di saluto e il fraterno incoraggiamento a perseguire con sempre maggiore coraggio e determinazione il bene comune; bene comune che nelle nostre città ha nomi e cognomi ben precisi: lavoro degno, cura dell’ambiente, legalità”. Sono poi marcate da padre Beniamino le molteplici opportunità di dibattito e confronto che nell’arco di 17 anni ha avuto modo di sviluppare con tutti i rappresentanti istituzionali dei territori, ora convergendo per le giuste cause, ora con opinioni divergenti, ma sempre nella reciprocità del civile ossequio e rispetto per le persone, funzioni e ruoli.
Dato risalto al ruolo dell’associazionismo e dei cosiddetti corpi intermedi, il presule sollecita i destinatari della “Lettera” a misurarsi in un confronto metodico e di approfondito studio sul ruolo da dare alla politica, per sostenere “gli sforzi a volte eroici dei concittadini” nella quotidianità della vita sociale. E da questo elemento di analisi, Depalma fa scaturire le ragioni, per le quali i ceti politici ed amministrativi locali si adoprino, per valorizzare le risorse e le potenzialità dei territori. Ed in questa prospettiva addita l’esemplarità dello spirito di servizio di Paolino di Bourdeaux. Un’ esemplarità politica di alto livello nella Campania romanizzata e che il Bordolense visse nella dimensione del “debitore”, ovvero di colui che deve dare e non ricevere. E lo fece prima di consacrarsi ai valori del Vangelo e della cristianità.