di Antonio Caccavale
Con una bella prefazione di Alessandro De Angelis, vicedirettore di Huffington Post, il libro “Un sogno di sinistra tra Europa e Mezzogiorno” scritto da Massimo Paolucci, propone considerazioni e interrogativi ineludibili al variegato mondo della sinistra per la ricerca di una strada da troppo tempo smarrita, per costruire, come dice De Angelis, un proprio popolo, per ridarsi un’identità partendo dalle fondamenta e rimettendo in discussione le idee di fondo che hanno caratterizzato il suo agire negli ultimi venticinque anni.
Il libro di Paolucci si apre con il racconto di un sogno: nella primavera del 2021 la Sinistra, guidata da una donna, vince le elezioni politiche in Italia. Quella donna si chiama Vittoria Mezzogiorno, un nome e un cognome che sono tutto un programma, che esprimono una forte carica simbolica e una grande speranza politica: una sinistra che sappia vincere le elezioni, che sappia esaltare l’importanza del ruolo che le donne possono e devono avere nel processo di costruzione di un’Italia migliore e che sappia mettere al centro del proprio progetto politico il nostro mezzogiorno, nella prospettiva di uno sviluppo che restringa sempre più la forbice dello squilibrio che attualmente lo allontana dal nord e dall’Europa.
Nel suo libro Paolucci analizza con grande onestà intellettuale gli errori commessi dalla sinistra italiana in questi anni; errori da cui non si tira fuori e di cui anche “Liberi e uguali”, la formazione politica nata dall’alleanza elettorale tra Art. 1 e Sinistra italiana, porta qualche responsabilità. Da quegli errori bisogna partire per dare nuova linfa a quanti saranno chiamati a costruire un’alternativa che rifugga da ogni tentazione di inseguire, come pure è avvenuto, un certo tipo di populismo, e che lavori per rifondare una sinistra che si impegni nella non facile opera di riconnettersi a quel popolo dal quale è stata percepita troppo distante dai problemi veri della gente. E occorre evitare di ricadere in quella deriva leaderistica che tanti danni ha causato al partito democratico, che continua a soffrire di una disconnessione sentimentale con larghi ceti popolari che hanno finito con lo scegliere altri partiti o hanno rinunciato a recarsi alle urne. Paolucci non ha paura e invita a non avere paura di guardare ad una sinistra che si muova nel solco degli ideali del socialismo, che conservano intatto tutto il loro straordinario valore. “Il socialismo – scrive Paolucci – non è una vecchia fotografia da conservare negli album dei ricordi. Il problema che abbiamo di fronte non è quello di annacquare quei valori per adattarli all’attuale società: il tema è definire una piattaforma in grado di far vivere in modo efficace e convincente gli ideali di eguaglianza, giustizia sociale, promozione e libertà del lavoro in un tempo profondamente cambiato, dentro la globalizzazione e le rivoluzioni tecnologiche. Quegli ideali erano e restano attualissimi anche dentro le radicali trasformazioni della società del XXI secolo. Se questo processo di trasformazione sarà governato unicamente dal mercato e dalla ricerca del massimo profitto, le conseguenze sociali non potranno che essere molto negative”.