di Gianni Amodeo
Cambiano i tempi e i costumi, com’è normale. E nel caso della comparazione tra ieri e … oggi, la linea di discrimine si sintetizza e viene tracciata dal logo – “Primavera nolana”- con cui è stata contrassegnata l’operazione che, qualche giorno fa, ha condotto agli arresti 32 soggetti, di età oscillante tra i venti e i trenta anni, tra cui cinque donne. Un logo coniato nell’omaggio semplificante che si concede al ripetitivo gergo giornalistico, dando risalto nella fattispecie, alla stagione che simboleggia la fioritura rigenerante dei cicli naturali delle forme viventi e, in particolare, all’età degli arrestati- 18 sottoposti alla misura di custodia cautelare in carcere, 14 in regime di detenzione domiciliare- quasi a voler sottolineare anche il tratto distintivo e identificativo di gran parte delle nuove generazioni verso “il tutto facile e il tutto subito” da conquistare con tutti i possibili artifici e mezzi possibili delle pratiche anti-sociali e soprattutto nel compiere azioni illecite e violente, senza concedersi pause di riflessione, scrupoli di coscienza e, meno che meno, dubbi.
E’ il tratto distintivo, che fa da filo rosso del modello edonistico della società dei consumi dei nostri giorni, in cui gioca un ruolo tutt’altro che secondario l’uso sempre più diffuso ed esteso delle droghe e delle sostanze stupefacenti, leggere o pesanti che siano, con maggiori o minori manipolazioni chimiche o del tutto prodotte con le applicazioni della chimica, uso ch’è diventato ormai di accesso comune e alla portata di “tutte le tasche”. E ne fa testo, la “Primavera nolana” del business della droga, con due gruppi di promotori e artefici- verosimilmente anche consumatori- strutturata come un’organizzazione di chiave imprenditoriale ultra efficiente, utilizzando le modalità virtuali del commercio elettronico per la garantire la continuità e la capillare distribuzione degli stupefacenti ai clienti-consumatori, con base logistica nei territori dell’intera area nolana e diffuse ramificazioni logistiche nelle province di Avellino e Caserta.
Una rete di e–commerce che funzionava alla “perfezione”, con il linguaggio cifrato degli utilizzatori della rete, sia spacciatori che consumatori; linguaggio, per il quale, alla parola maglietta corrispondeva il significato di droga e al numero di taglia della maglietta equivalevano le dosi richieste, hashish e cocaina. E lo scambio reale, tra pusher e consumatori, avveniva nei luoghi più disparati. Ma i tasselli che evidenziano le risultanze dell’importante ed incisiva attività investigativa sviluppata dagli agenti del Commissariato della Polizia di Stato di Nola, in sinergia con la Squadra mobile della Questura di Napoli,nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, fissano anche altri elementi significativi della cifra “imprenditoriale” dell’organizzazione dei due gruppi. Sono gli elementi costitutivi dei reati contro il patrimonio- furti ed estorsioni- messi a segno dai componenti dei due gruppi, reinvestendone i proventi di denaro nel potenziamento e nell’ampliamento del business. Uno scenario “occupato” da ingenti disponibilità e risorse, di cui i 32 soggetti potevano far uso, senza alcun difficoltà, proprio per la crescente domanda del “mercato”.
E’ una storia, come tante e infinite altre di analoghe tenore che la cronaca quotidiana registra; storie che nel mondi dei “tutti connessi” non fanno neppure più “notizia a sé” per la consolidata assuefazione,che fa scivolare ogni cosa nell’indistinto del conformismo totalizzante. Una storia che in città per l’assonanza terminologica richiama,tuttavia, un’altra “Primavera” ben commendevole sotto tutti i profili di carattere civile e sociale. E’ la storia della “Primavera nolana”, la bella compagine di calcio, allestita e voluta dall’avvocato Ignazio Avella, autentico e generoso Mecenate dello sport. Una straordinaria esperienza sportiva, quella vissuta dalla “Primavera nolana”, che onorò la città e il territorio a metà degli anni ’50. Era la “Primavera nolana” che recitò ruoli di primo piano nei campionati dell’allora Prima divisione– assimilabile la qualità tecnica generale almeno alla serie D interregionale dei nostri giorni- in Campania; campionati, in cui il calcio si viveva con l’ariosa fantasia, la calda passione e soprattutto l’intenso entusiasmo delle folle della domenica che si ritrovavano sugli spalti, da cui erano incorniciati campi di dura terra battuta e raramente in erba naturale. Ed erano domeniche di … festa di quella piccola e grande Italia, anche nel nostrano territorio, che si apprestava a vivere il boom economico, alimentato da tanto lavoro e dall’ emigrazione dal Sud verso la Germania federale e il triangolo industriale Genova–Milano–Torino.
La “Primavera nolana”- formata da giovani e giovanissimi, d’età compresa tra i 16 e i 20 anni– scrisse belle e piacevoli pagine di buon calcio e storia sportiva locale. Era allenata da Felice Franzese, che aveva eccellente senso tattico e “leggeva” bene le impostazioni di gioco delle formazioni avversarie di turno, adottando le migliori contro-misure possibili, per guidare la “Primaveraf” alla … vittoria. Tra i bianconeri primaverili, tutti nolani con Umberto Barone fromboliere di qualità, eccellevano- unici “esterni”- Santino Fiotti, di Casamarciano, e Mario Esposito, di Baiano. Fiotti, che per lunghi sarà il “gioiello” e l’anima tecnico-agonistica del San Clemente, era elegante centrocampista dalla chiara visione di gioco, con ampia falcata ed ineguagliabile assist-man, mentre Mario Esposito giostrava da mezz’ala di punta, con dribbling stretto e geometrica precisione di tiro che non falliva il bersaglio nel “sette”. Fiotti ed Esposito, come tutti i “primaverili” calciavano con perfezione di collo-piede, fondamentale di primaria importanza per un giocatore degno di essere considerato tale; fondamentale appreso giocando nelle piazze e nelle strade, dove si allestivano semplici mini-rettangoli per le partite di calcio che i ragazzi di tanto tempo fa “improvvisavano” per lunghe ore. Il traffico automobilistico era pressoché assente.
Era davvero tutta- giovane la “Primavera nolana” degli anni ’50, simbolo di sport, praticato e coniugato alla meglio e sempre sia con lo studio che con il lavoro. Una “Primavera nolana” diversa e distante l’abisso di mille anni-luce per eticità e senso sociale da quella del business della droga raccontata dalla cronaca di questi giorni E che non onora affatto la città e il territorio.