Nel nostro paese è ancora un privilegio, bisogna dirlo. Nonostante il trauma collettivo della pandemia e le relative conseguenze. Nonostante la consapevolezza crescente della sua importanza nella vita di tutti. La salute mentale ha la stessa dignità di quella fisica e sono strettamente “interdipendenti”. Il dolore è tale, prescindendo dalla forma con la quale si manifesta. In tale contesto la politica non ha riservato l’attenzione necessaria e dovuta a questa tematica.
Emblematica l’assenza di dibattito sul tema nell’ultima campagna elettorale. Eccezion fatta per qualcuno/a che ha utilizzato il termine “devianze” per far riferimento a tale problematica sociale. Sono evidenti le lacune del sistema pubblico nel tutelare i cittadini che necessitano di un supporto psicologico o psichiatrico. I dati ci dicono che ad oggi mancano 4.600 addetti ai servizi territoriali per la salute mentale. Bisogna lavorare per l’introduzione dello psicologo di base , la presenza di un supporto psicologico nei luoghi di lavoro, di formazione, a scuola e nelle università.
La società e principalmente le nuove generazioni hanno acquisito tanta consapevolezza sul tema.
Lo faccia anche la politica, non utilizzando a proprio piacimento e spesso in maniera strumentale tale tematica, salvo poi non intervenire in maniera incisiva a riguardo. Liberiamoci dalla retorica secondo la quale è eroe chi lotta contro una malattia fisica, e dallo stigma invece del “Debole” che affronta la malattia mentale.
Nessuno sceglie di soffrire. La salute è un diritto di tutti.