Olio d’oliva, crolla la produzione italiana: -38%. È invasione dalla Tunisia

Olio doliva, crolla la produzione italiana:  38%. È invasione dalla Tunisia

Allarme della Coldiretti per l’olio d’oliva italiano. È in atto una vera invasione di olio di oliva dalla Tunisia. Gli sbarchi nel 2018, spiegano, sono triplicati rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da un’analisi dell’associazione coltivatori alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma.

«L’Unione Europea – afferma la Coldiretti – deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero per 35 mila tonnellate l’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia».

Evidente il rischio della destabilizzazione del mercato con gli arrivi di olio tunisino in Italia che, come precisa la Coldiretti, sono produzioni di bassa qualità svendute a prezzi insostenibili ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero; questo per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati, a danno dei produttori e dei consumatori.

Un rischio concreto per la produzione italiana già colpita dall’ondata di gelo invernale che ora, precisa la Coldiretti, va difesa dalla concorrenza sleale che non rispetta le stesse regole dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale.

E vanno anche incrementati la trasparenza dell’etichetta e i controlli per garantire l’onestà dei produttori al fine di tutelare i consumatori, molti dei quali a loro volta abboccano a prezzi troppo bassi perché in quella bottiglia ci sia effettivamente un prodotto di qualità. Ovvero olio extravergine frutto di spremitura a freddo di olive al 100% di provenienza italiana e lavorate entro 24 ore dalla raccolta avvenuta direttamente dalle piante o con caduta, immediatamente precedente la raccolta, causata con i mezzi meccanici autorizzati. Le etichette, poi, non sempre indicano eventuali blend  di varie cultivar.

PRODUZIONE NOSTRANA A PICCO

È intanto un nuovo anno negativo per l’ olio di oliva Made in Italy. La produzione crolla del 38% a 265 milioni di chili, vicino ai minimi storici soprattutto per colpa del meteo che ha penalizzato i raccolti al Sud. Ma nonostante un taglio consistente, le previsioni classificano l’Italia secondo produttore mondiale nel 2018/19. A dirlo è la Coldiretti – sulla base delle previsioni divulgate dall’Ismea per l’Italia – nella Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma.

Sono stati in particolare il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura a sferzare i raccolti falciandoli sopratutto al Sud: la Puglia, già colpita dalla xylella, segna un calo del 58% ma riesce a confermare la leadership nella produzione con 87 milioni di chili; seguono la Calabria con 47 milioni di chili (-34%), la Sicilia per una produzione di 39 milioni di chili (-25%) e la Campania con 11,5 milioni (-30%). Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%), a 14,9 milioni nel Lazio (-20%) e a 3,3 milioni nelle Marche (-40%) mentre aumenta a 17,8 milioni in Toscana (+15%), come in tutto il nord. In Liguria, però, la produzione è calata del 50% a 6,2 milioni di chili.

Un andamento che, stima la Coldiretti, si riflette a livello mondiale dove si prevede un calo dell’8% dei raccolti per una previsione di poco più di 3 miliardi di chili di cui la Spagna produce oltre la metà con 1,5-1,6 miliardi (+23%) confermandosi leader mondiale. Crollo della produzione in Grecia (-31%) e in Tunisia (-57%) da cui, tuttavia – afferma Coldiretti – arriva una invasione di olio di oliva con gli sbarchi che nel 2018 sono triplicati rispetto allo scorso anno.

«L’Unione Europea – afferma l’associazione – deve respingere la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d’esportazione di olio a dazio zero per 35 mila tonnellate l’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia». Evidente, secondo Coldiretti, la concorrenza sleale da parte di «produzioni di bassa qualità, svendute a prezzi insostenibili ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero» che «non rispettano le stesse regole sanitarie, ambientali e sociali». Per la sopravvivenza di migliaia di aziende, il presidente del consorzio Unaprol, David Granieri chiede al Governo «un piano olivicolo nazionale 2.0 che preveda finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti». Il presidente di Federolio, Francesco Tabano, chiede, tra l’altro, di «valorizzare l’extravergine di oliva 100% italiano commercializzato dalle imprese familiari italiane, investire nella ricerca, garantire una snella operatività delle imprese e giusti controlli».