«Non la conoscevo e l’ho uccisa perché così mi ha detto la testa». Queste le parole che Pellegrino Pulzone, l’omicida che mercoledì pomeriggio ha massacrato l’anziana donna al centro storico, ha riferito ad uno dei poliziotti intervenuto sul luogo. L’uomo, con lo sguardo perso, è stato fermato in un bar di via Due Principati, nei pressi del Mercatone. Quando è entrato nel locale aveva le mani ancora sporche di sangue. Ha chiesto una birra, poi è entrato nel bagno. E’ stato qui che gli agenti lo hanno ammanettato. L’uomo non ha opposto resistenza. Ha soltanto detto che di aver ucciso per noia. Perché è così che gli ha detto la testa. In effetti Pellegrino Pulzone era da tutti conosciuto come una persona che con la testa non ci stava tanto bene. Un tipo introverso e violento, che in passato era stato arrestato diverse volte proprio per reati contro la persona. E dalle parti del centro storico la gente lo vedeva spesso. Alcune signore lo ricordano come un tipo che passeggiava continuamente, fumava sigarette e qualche volta entrava anche in Chiesa. Ma mai nessuno avrebbe immaginato un epilogo del genere. Ma la polizia, invece, lo teneva d’occhio. Pulzone, residente nei prefabbricati di Bellizzi in passato aveva commesso diversi reati legati sempre ad episodi di violenza. Era stato in carcere. Entrava ed usciva. I poliziotti lo conoscevano bene. Dava spesso segni di squilibrio. Una volta ha anche aggredito un passante perché non gli voleva dare la sigaretta. E’ stato arrestato, ha scontato la sua pena ed è ritornato libero come una mina vagante.