Il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, avv. Ciro Sesto, interviene sulla mancata riapertura degli Uffici del Giudice di Pace, per chiedere un argine al proliferare degli atti amministrativi emanati dai capi degli uffici giudiziari per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19.
«Denuncio il fenomeno, gravissimo, dell’ipertrofia regolamentare», sottolinea il Presidente del COA di Nola, avv. Ciro Sesto, «che ha visto il moltiplicarsi di decine di Protocolli d’intesa, Decreti, Linee guida, ordini di servizio e di provvedimenti correttivi e integrativi, quest’ultimi emanati quasi in contemporanea alla pubblicazione delle stesse misure organizzative, firmati dai capi degli uffici giudiziari di ogni Tribunale ordinario, civile e penale, del Distretto della Corte d’Appello di Napoli, e delle altre giurisdizioni: amministrativa, tributaria, minorile e, nel penale, anche dal Tribunale di Sorveglianza. E tutto questo moltiplicato per i 26 Distretti della Corte d’Appello d’Italia».
«Siamo di fronte a centinaia e centinaia di pagine di provvedimenti per ogni Tribunale», continua il Presidente Sesto, «che creano solo differenze organizzative incomprensibili tra un ufficio giudiziario e l’altro, spesso anche minime, ma comunque sostanziali, in quanto vanno a regolare l’orario di apertura e chiusura degli uffici, l’accesso del pubblico o la fissazione e la trattazione delle udienze, gestite in “presenza fisica” o da remoto a seconda dei casi, delle richieste e delle urgenze. Una situazione paradossale che si aggiunge alla confusione normativa degli ultimi mesi generata dal corpus di norme anti Covid fatto non solo di decreti legge, convertiti con modifiche o ancora da convertire, ma anche da DPCM, emanati, abrogati e corretti in continuazione. Come uscirne? Credo che manchi, ancora una volta, una visione d’insieme, eppure l’esperienza della pandemia ci ha insegnato che la programmazione dei tempi di vita delle nostre città non possono essere lasciate a scelte isolate, ma è necessario fare rete, almeno tra le istituzioni del comparto Giustizia. L’avvocatura distrettuale napoletana ha iniziato a farlo, con un documento comune sottoposto alle autorità competenti».
«L’assenza di una visione d’insieme è stata la causa del rinvio a giugno della riapertura degli uffici del Giudice di Pace del Distretto della Corte d’Appello di Napoli, disposta venerdì scorso dal Presidente della Corte d’Appello, per la mancanza di schemi organizzativi uniformi proposti dai presidenti dei singoli tribunali, in riferimento all’utilizzo di strumenti processuali telematici, l’individuazione dei processi da trattare e la gestione delle udienze da tenersi in presenza. In questo caso», conclude il Presidente Sesto, «il periodo di riflessione si è imposto per evitare una nuova situazione di disomogeneità organizzativa che avrebbe creato più danni di quelli già arrecati al ginepraio delle norme organizzative dei tribunali. Ma ora bisogna fare presto per ritrovare quanto prima un’unità d’intenti e di vedute, attraverso l’apertura di un tavolo di discussione da costituire ad horas in sede distrettuale tra Avvocatura, Magistratura e del personale di cancelleria. Invito, infine, il Consiglio Nazionale Forense e l’Organismo Congressuale Forense a proporre al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, un protocollo unico nazionale».