e dovremo restare nelle case
per le Antesterie
le feste dei fiori
in onore a Dioniso Non usciremo
non festeggeremo
bensì mangeremo e dormiremo
e berremo il dolce vino
perchè dobbiamo combattere
Le nostre città lontane
ornamento della terra asiatica
hanno portato qui a Gela
gente del nostro popolo
un tempo orgoglioso
Queste genti ci hanno donato
un male nell’aria
che respiriamo se siamo loro vicini
il male ci tocca e resta con noi
e da noi passa ai nostri parenti
Il tempo trascorrerà
e sarà il nostro alleato
il tempo ci aiuterà
a guardare senza velocità
il quotidiano trascorrere del giorno
Siamo forti e abbiamo sconfitto molti popoli
e costruito grandi città
aspettiamo che questo male muoia
restiamo nelle case
e tutti insieme vinciamo”
Non ci sono riscontri che confermino che questo famigerato Eracleonte da Gela sia mai esistito, e più precisamente nell’anno 233 a.C. La fonte, al più, associa a quel nome la figura di un vescovo eretico cristiano scomunicato nel corso del primo concilio vescovile in Sicilia, sotto il papato di Alessandro I tra il 105 ed il 116 d.C. Poco importa che Eracleonte da Gela del 233 a.C. sia effettivamente nato e morto, e nel mentre abbia trovato il tempo, il modo e l’ispirazione per quello scritto, dal sapore antico ed attualissimo al tempo stesso, per il periodo corrente.
La morale resta, vivida e calzante: bisogna restare a casa per non contrarre quel male, che resterebbe con noi e da noi poi passerebbe ai nostri parenti, od a chiunque con noi entrasse in contatto (sappiamo quanto il Coronavirus possa essere contagioso, non serve ribadirlo ancora una volta). In definitiva, non è importante sapere se Eracleonte da Gela sia o meno un personaggio inventato, i corsi e ricorsi storici, in questo caso, non ci interessano (a voi cambia qualcosa per caso?): seguite le indicazioni scrupolosamente, perché sono l’unico modo per provare a tenere bada questo nemico invisibile che a dura prova sta mettendo la nostra salute e la nostra pazienza. Ogni occasione è buona per esortare tutti, anche le teste calde (purtroppo c’è ancora chi sta prendendo sotto gamba la situazione, continuando ad uscire indisturbato anche per cose futili, e sprezzante del pericolo che sta correndo), a non andare incontro ad un rischio reale.