“I ragazzi rappresentano sempre il migliore stimolo per ricercare e difendere un valore, un grande valore, che è quello della memoria”. È questo l’ottimo incipit del giornalista e storico irpino Carmine Clericuzio, autore del libro “Irpini. Storie di Uomini tra guerre e Resistenza”, sull’incontro che domani lo attende a partire dalle ore 11,00 con gli studenti dell’istituto “Di Prisco” presso l’Auditorium della scuola media di Paternopoli. Un incontro importante nel quale l’autore presenterà la sua opera composta da dieci biografie di irpini – Luca Montuori, Giulio Lusi e Teodoro Capocci, Espedito Russo, Filippo Caggiano, Alessio De Vito, Luigi Perna, Gerardo De Angelis, Raffaele Criscitiello, Brenno Cavallari – che hanno agito negli scenari della Grande Guerra, della spedizione bellica in Africa Orientale, della Seconda Guerra Mondiale e della lotta di Resistenza. “Con i giovani – spiega Clericuzio – è possibile aprire interessanti visioni sul passato, proiettarlo nel presente, per aprire nuove finestre sul nostro futuro . E proprio raccontando gli eventi della storia locale, della nostra Irpinia, con i suoi luoghi e i suoi personaggi, che si difende quel valore trasformando la memoria nel principio più nobile che rafforza il senso della comunità”. Insieme all’autore e agli studenti discuteranno della storia di questi irpini protagonisti dei momenti più epocali e drammatici del Novecento la prof.ssa Teresa Staiano – dirigente scolastica dell’IC “Di Prisco” di Fontanarosa, Rodolfo De Rosa – partigiano irpino, Giuseppe Morsa, presidente d’Istituto. “I ragazzi e i giovani vivono oggi in una dimensione perpetuamente sincronica – osserva la dirigente scolastica, prof.ssa Staiano – hanno tutto a portata di clic e non connettono più le informazioni in un quadro logico, fatto di rapporti causa-effetto, prima-dopo, se-allora . E, quel che è più preoccupante, hanno paura del futuro e non riescono nemmeno ad immaginarlo. Tutto si consuma appiattito nell’istante. Studiare la Storia offre loro la possibilità di una presa di prospettiva diacronica, che apre la mente al ragionamento e all’analisi critica. E se a questo si aggiunge il contatto con la microstoria e con le storie concrete, narrate come una volta da padre in figlio, da nonno a nipote – conclude Staiano – allora si accende in loro il senso della responsabilità del singolo, e dunque anche della loro personale responsabilità, nella costruzione della storia della propria terra e nell’immaginazione di un futuro possibile”.