Durante la Sessione di ottobre svoltasi la scorsa settimana a Strasburgo, il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione ‘Effetti dei vincoli di bilancio sulle autorità regionali e locali con riferimento alla spesa dei Fondi strutturali’. Questa risoluzione contiene delle proposte concrete per superare l’annoso problema, che travolge tutti i Comuni, legato al patto di stabilità che ha irrigidito le regole di bilancio, senza distinguere tra uscite correnti ed investimenti produttivi. Ad oggi infatti le componenti della spesa totale cofinanziata dai Fondi Strutturali – ovvero risorse UE e cofinanziamento nazionale – sono considerate in modo differente: le risorse UE sono escluse dai calcoli necessari a verificare la conformità al Patto di Stabilità e Crescita, mentre le risorse del cofinanziamento nazionale sono invece attualmente incluse nei calcoli rilevanti per valutare la conformità al PSC. Questi due sistemi di norme concepiti in modo indipendente fra loro determinano la ragione del possibile ‘trade off’ tra conformità al PSC e il pieno assorbimento dei Fondi Strutturali, problema emerso in modo evidente in Italia nell’attuale periodo di programmazione, contribuendo a determinare difficoltà e ritardi nell’assorbimento delle risorse UE dal bilancio comunitario. Per permettere alle autorità regionali e locali di usufruire dei fondi, superando le difficoltà derivanti dal rispetto degli impegni di programmazione, il Parlamento Europeo ha formulato tre proposte, chiedendo alla Commissione di attivarsi sul tema. La prima proposta è quella dell’esclusione della spesa pubblica legata all’attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali e di investimento dalla definizione di deficit strutturale del Patto di Stabilità e Crescita, anche perché questa spesa serve a realizzare gli obiettivi stabiliti da Europa 2020 e a sostenere la competitività, la crescita e la creazione di posti di lavoro. In effetti il 60% degli investimenti pubblici è attuato a livello regionale e locale e proprio le autorità locali (regionali e comunali), soffocate dal Patto di Stabilità e Crescita, hanno gestito restrizioni di bilancio a fronte dell’esigenza di continuare ad attuare investimenti produttivi. La seconda proposta è che il calcolo dell’onere legato agli investimenti sia effettuato al netto delle imposte delle tasse. La terza proposta riguarda la possibilità di iscrivere in bilancio all’inizio del periodo di programmazione l’intero ammontare delle risorse europee, lasciando la quota di cofinanziamento nazionale nei bilanci successivi; tutto questo al fine di consentire il pareggio con le entrate che negli anni successivi presumibilmente si produrranno con gli investimenti. Nel dibattito in aula la Commissione ha salutato con favore l’iniziativa, dimostrando di condividere le preoccupazioni espresse. “La proposta – afferma Patriciello – indica pertanto una strada di equilibrio tra rigore e crescita. L’auspicio è che la Commissione, il Consiglio e i singoli Stati membri colgano subito questa importante novità, adottando il più rapidamente possibile le misure anticrisi contenute nel provvedimento. A partire dallo scorporo dal calcolo del Patto di stabilità per ogni finanziamento e cofinanziamento, nazionale ed europeo, investito per lo sviluppo; separando il gettito dovuto alle imposte (l’Iva in primo luogo) dal computo complessivo della liquidità su cui si definisce il Patto”.