Nel corso della storia della filosofia si sono susseguite numerose interpretazioni del pensiero politico di Platone fino ad arrivare al Novecento, secolo in cui si è imposta l’idea che il filosofo ateniese fosse il progenitore dei totalitarismi moderni. Fautore di tale tendenza esegetica, influenzato dal timore dell’espansione dell’Urss da una parte e dall’ascesa di Hitler dall’altra, è stato Karl Popper con la sua opera “The Open Society and Its Enemies”. Partendo dall’analisi dell’accusa popperiana, il testo propone una serie di confronti storico-filosofici finalizzati a comprendere perché si sia parlato di un Platone vicino a posizioni di tipo “comunista” e di un Platone sostenitore di posizioni di tipo “nazista”. Il testo presenta il filosofo di Atene conteso tra le ideologie rivoluzionarie e quelle reazionarie che hanno caratterizzato il Novecento. Nel testo è inoltre presente un’analisi critica sulla questione a cura di Lidia Palumbo (docente di Storia della filosofia antica presso l’Università degli studi Federico II di Napoli). Per Fiore si tratta della quarta pubblicazione, dopo i due romanzi “Io non mi vendo” e “Nessun titolo” e dopo il racconto “Esilio metafisico”.
Vincenzo Fiore si è laureato in Filosofia presso l’Università di Salerno, dove prosegue i suoi studi. Ha esordito a vent’anni con il romanzo Io non mi vendo (2013). Ha pubblicato nel 2014 il racconto Esilio metafisico prima sul quotidiano Il Mattino e successivamente nella raccolta Cairano. Relazioni felicitanti.