La COMUNITA’ MONTANA PARTENIO – VALLO LAURO – BAIANESE in collaborazione con il TEATRO TOTO’ di Napoli organizza, tre serate di teatro, tre serate di cultura, tre serate di memoria con lo spettacolo ”PEPPE DIANA – IL CORAGGIO DI AVERE PAURA” con l’intento di promuovere le magnifiche terre Irpine.
Reduci dal successo del precedente tour con lo spettacolo ”SCETATE MAJESTA’ ” e forti dei prestigiosi riconoscimenti quale ”LIBERA ” ” COMITATO DON PEPPE DIANA ” e ” COMUNE DI NAPOLI” questa volta a far emozionare gli spettatori sarà sempre la compagnia dell’accademia che ci farà viaggiare nella vita dell’eroe PEPPE DIANA, sottolineando le sue debolezze , le sue paure, il suo coraggio nel combattere frontalmente la camorra non solo di Casal di Principe ma di un sistema intero.
Lo spettacolo moderno scritto da C. Villano e G. Liguori con la regia del direttore artistico del Totò Gaetano Liguori, ci farà immergere nella vita di don Peppe Diana durante le due ore di rappresentazione , i contributi video di Gennaro Silvestro le luci di V. Mascolo, l’audio di C. Salemi e l’aiuto regia M. Autiero faranno da cornice ed impreziosiranno i talentuosi giovani attori dell’accademia.
Rivivremo i tristi momenti della morte , dialogheremo con il tempo e la coscienza e conosceremo uno spaccato molto intimo della vita dell’eroe.
VENERDI’ 16 SETTEMBRE alle ore 21:00 saremo ospiti nella sala UNICEF nel corso Vittorio Emanuele a SAN MARTINO VALLE CAUDINA
Comune della provincia di Avellino situato ai piedi del monte Pizzone (m. 801) e del monte Teano (m. 909), entrambi appartenenti alla catena montuosa del Partenio; conta una popolazione di 4.770 abitanti, il suo territorio si estende su un’area di 2.280 ha, con un’altezza sul livello del mare che varia da 200 m a 1.600 m. Le origini di San Martino sono incerte. Secondo Padre Arcangelo da Montesarchio (1732) “il paese sarebbe sorto attorno ad una antichissima fortezza fabbricata dai Sanniti; i Romani poi, conquistato il Caudio, a ricordo della disfatta famosa avrebbero elevato un altare al Dio della guerra, Marte, da cui Ara Martis che poi il Cristianesimo avrebbe mutato in San Martino”. Da molti invece viene sostenuta la tesi di un’origine medioevale del paese. Di questo parere è anche il prof. Carlo Franciosi che da anni si interessa ai ritrovamenti archeologici nella Valle Caudina. Secondo Franciosi, infatti, la storia di San Martino inizia nei periodi “duri” (alto- medioevo) quando parte della popolazione di Caudium abbandonò la cittadina per motivi di difesa e si spostò sulle colline occidentali di San Martino. Dal 1200 in poi le vicende del paese si confondono con la storia feudale della famiglia della Lagonessa il cui cognome fu man mano trasformato da de la Lagonière (la famiglia venne in Italia al seguito di Carlo d’Angiò) a della Lagonessa e infine in della Leonessa. La discendenza della famiglia della Leonessa continuò fino al 1797 con Giuseppe Maria, principe di Sepino e duca di San Martino. Estinto il ramo maschile all’inizio del XIX secolo, il titolo passò per filiazione femminile ai Ruffo e con Carolina Ruffo ai Pignatelli di Monteroduni nella persona del figlio secondogenito Alfonso Pignatelli della Leonessa (1825-1929). Si tratta dello stesso titolo conservato fino ad oggi dal duca Giovanni Pignatelli della Leonessa attuale proprietario dell’imponente castello intorno al quale si formò il borgo medioevale.
SABATO 18 SETTEMBRE alle ore 21:00 saremo ospiti nella chiesa SAN GIACOMO APOSTOLO nella Piazza SAN GIACOMO APOSTOLO IN SANT’ANGELO A SCALA
Sant’Angelo deve le sue origini di certo all’antica città tardo-romana di Ascula, di recente scoperta in località Malfedana, e poi alla chiesetta longobarda di San Michele nella grotta oggi occupata da una piccola abbazia dedicata a San Silvestro Papa. La Baronia di questo importante Castello passa però alla storia per aver dato i natali a Papa Paolo IV, della nobile famiglia dei Carafa che ivi fece sorgere, a metà del 1500, il monastero dell’Incoronata affidandone la costruzione a Giulio Nardonensis. Il culto al venerabile uomo è stato impropriamente usurpato dai verginiani, “ex concorrenti”, i quali venerano un corpo (diverso) con quel nome che, in realtà, come ricordano gli anziani, appartiene ad un altro Beato: Giulio Colantuono da Lioni.
Oggi sono ancora visitabili gli antichi monasteri di San Silvestro, da poco ristrutturato, raggiungibile lungo un sentiero montuoso pedonale, e dell’Incoronata del quale però non restano che i ruderi dopo la distruzione, operata nel 1806, da parte dei Francesi alla ricerca del brigante Fra’ Diavolo che ivi si nascondeva coi Camaldolesi. Di interesse sono le antiche processioni dedicate a San Michele e San Silvestro che, legate alle sagre, alla storia e alla cultura, stanno facendo del piccolo paese di Sant’Angelo un punto turistico importante dopo la ricostruzione che ci ha ridato i palazzi baronali e le casette del 1800.
LUNEDì 19 SETTEMBRE alle ore 20:30 saremo ospiti nella parrocchia SAN GIOVANNI BATTISTA in CORSO VITTORIO EMANUELE , ROCCARAINOLA
comune di Roccarainola è tra i più vasti dell’Agro nolano, misurando 28,1 km². Compreso fino al 1927 nella Terra di Lavoro, la sua attuale configurazione risale ai primi anni del XIV secolo, allorché il feudatario Martino II riunì in suo potere i feudi normanni di Roccarainola e Fellino. Le prime tracce lasciate dall’uomo sul suo territorio risalgono al paleolitico superiore, con le stazioni preistoriche del Riparo di Fellino e della Grotta dI ruderi del Castello di Roccarainola e della Castelluccia testimoniano ancora oggi l’importanza strategica di questo territorio in periodo medievale. Una ricca serie di chiese e cappelle attestano a loro volta la secolare religiosità cristiana del territorio, suddiviso almeno dal XIV secolo in tre parrocchie i Roccarainola. Notevole la presenza di “ceramica appenninica” dell’Età del Bronzo. Tra i monumenti conservati occorre citare l’acquedotto artificiale di epoca romana del tipo “a cunicoli filtranti” o “qanat” in località “Fontanelle”, il Palazzo Baronale o “Palazzotto” e il Palazzo De Rinaldi. Il territorio di Roccarainola, prevalentemente montano, è compreso in buona misura nella Catena del Partenio, con i circa 1000 ettari di bosco della cosiddetta “Foresta demaniale”. Roccarainola è conseguentemente parte essenziale del Parco regionale del Partenio. Dall’Alto Medioevo fino a tutto il secolo XIV.