La nota dell’architetto Angelo Piciullo costituisce un importante contributo di profilo tecnico-scientifico e di qualificata deontologia professionale, oltre che di chiara valenza sociale e politica – ampiamente intesa- sull’idea di progetto, che contempla la connessione tra due territori di sicura importanza nell’assetto ge’ amministrativo e nel sistema infrastrutturale della Campania, con la precipua finalità di promuoverne ruoli e funzioni, rispetto alle dinamiche della Città metropolitana di Napoli e delle province di Avellino, Caserta e Benevento. Il testo è pubblicato integralmente, fornendo elementi e argomenti aderenti alla realtà, sapendo guardare in prospettiva. Una tematica che sarà focalizzata in pubblico convegno di studio, promosso ed organizzato dal Circolo socio-culturale L’Incontro.
Non vi è dubbio che il Presidente della Provincia, Biancardi, con la sua proposta del traforo, abbia avviato una discuss ione sul futuro di questi territori. A lui il merito di aver in un certo modo sollecitato le sensibilità, le quali da un po’ di tempo appaiano sopite e distanti dalle problematiche delle comunità locali.La proposta non è da sottovalutare e neppure da affrontare nella sterile contrapposizione tra le due categorie del Sì e del No, senza un’analisi attenta nel merito delle problematiche.
Ritengo che, su quest’idea di collegamento tra le due vallate (Caudina e Baianese), ognuno, con il proprio bagaglio di conoscenza dei territori e di competenza nei vari settori, potrebbe apportare un contributo partecipativo utile per la scelta più appropriata. Le due vallate giacciono rispettivamente alla base settentrionale e meridionale del Parco del Partenio. La prima è costituita da quattordici Comuni, di cui quattro nella provincia di Avellino e dieci in quella di Benevento. L’altra: “Il Baianese” è formato da sei comuni ricadenti tutti nella provincia di Avellino e confinate a occidente con “La Città Metropolitana”.
I processi urbani all’interno delle due aree hanno subito, in modo speculare, quasi le stesse dinamiche di saldatura tra gli originari centri, tanto che oggi si presentano come due conurbazioni, senza soluzioni di continuità, in una maglia fitta in cui gli spazi a verde sono sempre più ridotti e soffocati per la continua e disordinata attività edilizia. Nel Piano territoriale di coordinamento provinciale di Avellino, per le due vallate, è prevista l’ Unione dei Comuni e il rafforzamento dell’armatura urbana con l’organizzazione degli insediamenti antropici in sistema città: La Città Caudina e La Città del Baianese .
Per la prima, il progetto di Città Caudina è circoscritto, limitato ai soli comuni della provincia di Avellino, mentre nella realtà il processo urbano ha interessato anche i Comuni ricadenti nella provincia di Benevento e di Caserta e quindi oltre i rispettivi confini amministrativi e provinciali. Per la Città del Baianese, il processo di unificazione riguarda tutti i sei Comuni. In questa prima fase di approccio, mi permetto di introdurre solo pochi e sintetici spunti di riflessione. Il traforo proposto mira a mettere in comunicazione la Valle Caudina con la rete autostradale A16 (casello di Baiano) e la città di Avellino. L’idea nasce dall’opportunità di realizzare un collegamento diretto della valle Caudina al casello autostradale di Baiano, con una riduzione dei tempi di percorrenza per raggiungere Avellino, Salerno, Napoli.
Una valutazione fondamentale è comprendere se l’attuale sistema di rete infrastrutturale stradale sia idoneo a sopportare un carico di traffico derivante dal traforo e quali le conseguenze. Per chi conosce e vive il territorio ha la consapevolezza che la rete stradale, ex Nazionale 7 bis, è sottoposta a momenti di grande criticità, soprattutto negli orari di punta, con preoccupanti difficoltà d’inserimento da chi proviene dalle strade interne dei centri abitati. Non è di poco conto la circostanza che il flusso di traffico, diretto verso Avellino, si troverebbe in un punto di snodo critico della città, rotonda di Torrette di Mercogliano, che già allo stato attuale è in una condizione di sofferenza.
Attualmente, il flusso veicolare proveniente dalla Valle Caudina ha punti di inserimenti nella città di Avellino, nella parte opposta, attraverso Mercogliano Valle e la strada SS88, località Pennini. Un’altra questione di non secondaria importanza è il luogo preciso in cui dovrebbe aprirsi il traforo. Per com’è organizzata la rete cinematica nel territorio Baianese, con la linea Circumvesuviana lungo la fascia pedecollinare, si pone la necessità di allontanarsi da tale soglia infrastrutturale, per evitare la costruzione di un ponte/cavalcavia. Pertanto, la scelta in quale parte del Partenio aprire il traforo è alquanta problematica. Un’ipotesi potrebbe essere la testata di Viale Michelangelo a Sirignano. In tal caso, la profondità del traforo sarebbe di oltre sei chilometri e l’asse cittadino si trasformerebbe in viabilità extra urbana con necessità di procedere a un suo potenziamento e adeguamento.
Nell’ipotesi in cui si voglia utilizzare l’attuale cavalcavia, tra Baiano e Avella, l’apertura del traforo potrebbe avvenire in località “Capo Ciesco”, luogo in cui la distanza tra Avella e Cervinara è la più ridotta, circa quattro chilometri. Di contro: il flusso di traffico graverebbe sull’ area del torrente Clanio, dei Mulini, dell’ Anfiteatro romano, interessando i centri abitati di Avella e Baiano. Nella Valle Caudina la situazione appare altrettanto complessa, perché gli insediamenti urbani sono disposti lungo la fascia pedemontana, in stretto contatto con la base del versante settentrionale del Partenio e con una maglia interna di viabilità molto stretta e articolata. Anche in questa vallata la scelta dove aprire il traforo non è di facile soluzione, proprio per la densità ininterrotta dell’urbanizzazione e per gli innesti, sulle arterie stradali, che impongono il superamento della tratta ferroviaria.
Comunque la problematica richiede una disamina approfondita con particolare attenzione all’impatto ambientale sullo straordinario contesto paesaggistico, storico/archeologico, su cui si erge e si impone il Partenio: il Sacro Monte. Luogo incantevole, uno scenario in cui la natura si esibisce nella sua straordinaria bellezza, dalle notevoli connotazioni culturali e religiose e dove sono stratificati i culti del Paganesimo e poi della Cristianità. Da Cibele, madre degli dei alla Vergine Maria, il Partenio ha sempre assolto il ruolo di centro religioso nel baricentro del Mediterraneo. E forse il modo di pensare il futuro di questi territori è da ricercare proprio nei processi di civiltà avviati nella storia antica.
Bisogna guardare verso il Golfo di Napoli, scacciare questa infelice connotazione di “Bassa Irpinia” che non esalta invece la straordinaria posizione geografica “centrale” e la peculiarità dei territori. Sono due sistemi urbani da riorganizzare e ridisegnare, operando sulle criticità e sulla tutela e valorizzazione delle risorse presenti, con una visione complessiva, superando la soglia dei limiti amministrativi. Uno sulla direttrice Caserta – Benevento, l’altro lungo la Napoli – Avellino, entrambi ancorate al Monte Partenio, connesse con la Città Metropolitana di Napoli e allacciate con i due corridoi di sviluppo internazionale.
E’ opportuno un cambio di direzione che abbia come priorità: la questione ambientale con la messa in sicurezza delle parti in dissesto idrogeologico, l’abbattimento dell’inquinamento ambientale, sia all’interno dei centri abitati che nelle aree di campagna e dei boschi, la riduzione del traffico e la promozione della mobilità con mezzi pubblici elettrici, la realizzazione di piste ciclabili. A mio avviso, solo se torniamo a rispettare la campagna, le colline, le montagne, i corsi d’acqua, la natura intera, potremmo avviare un progresso virtuoso nel quale le azioni dell’uomo siano in sintonia con gli equilibri del nostro pianeta.
Arch. Angelo Piciullo