Dopo due lunghissimi anni di Pandemia torna la Juta al Monte Faliesi . L’appuntamento come da secoli avviene e’ previsto per l ‘Otto maggio quando i fedeli di Contrada e Forino alle prime luci dell’ alba, inizieranno la faticosa inerpicata lungo i pendii del Sacro Monte Faliesi, o Monte dell’ Angelo, fino in cima per raggiungere il vetusto Santuario, l’antica grotta longobarda scavata nella roccia a devozione ed in ringraziamento della vittoriosa battaglia dei guerrieri Longobardi contro i Bizantini, nella cruenta ” Battaglia di Forino del 663 d.C. in cui perirono quasi 20.000 persone, così come riporta Paolo Diacono nella sua “Historia Longobardorum”.
Ed in questo speciale anno , nulla e niente fermerà i pellegrini, arcigni a rimembrare nei ritmi di festa, nei canti ,nei balli nelle preghiere, l’Arcangelo Michele. Una grande devozione comprensibilmente forte , accanita, visto che la cima del Monte e’ per la precisione a 900 metri di altitudine , in un sentiero che può essere percorso soltanto a piedi , dove uno spettacolo mozzafiato ridona al Pellegrino momenti di ascesi e paesaggi naturalistici di una bellezza ineguagliabile.
Un’ora e passa di cammino dove si attraversano faggi, ginestre, castagni, piccole cappelle scavate nella roccia. E piu’ sopra, verso la cima, le due mulattiere che provengono dai due versanti di Forino e Contrada: da qui salgono al santuario le due statue di San Michele Arcangelo “di Petruro e di Contrada” portate a spalla dalle rispettive parrocchie che si incontrano sul monte, tra la grotta dei Longobardi e il crocifisso illuminato. Ivi un piccolo e semplice santuario dedicato al culto dell’Arcangelo attende lo stanco pellegrino per il meritato ristoro. Si pregherà, suoneranno le campane in mezzo a distese di narcisi bianchi. Possiamo davvero dire, un’altra juta simile, ma non uguale a quella in onore di Mamma Schiavona, che come tanti riti di devozione racchiude in se storie e leggende, magia e mito, fede e folclore in “un’arcana” celebrazione secolare cominciata con i guerrieri longobardi, proseguita da contadini e taglialegna che erano di casa sul Faliesi, e portata avanti oggi da devoti a San Michele, ma anche da curiosi camminatori che aspettano ed aspetteranno ancora più convinti questo magico giorno per andare a vedere dove si incontrano ancora l’ antico ed il contemporaneo. Daniele Biondi